TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 13 giugno 2014

Mauro Baracco, Una collezione... mai vista



Mauro Baracco

Una collezione...mai vista”




...”...mì, a me-e roba nu a fassu vedde a nusciun...maniman...”

questo a spanne, lo dico per consolidata esperienza, il ritornello che si sentirebbe mormorare, alle nostre latitudini, al primo tentativo di chiedere gentilmente in prestito un'opera d'arte delle tante inchiodate ai muri delle antiche case della cara vecchia Savona.

Fatte le debite e doverose eccezioni (con le quali al momento non riesco a completare il numero canonico delle dita di una mano), l'atteggiamento da me sopra rozzamente descritto, corrisponde ad un atavico spirito di autotutela che ben si accompagna alla diffidenza guardinga con la quale molti degli autori delle suddette opere sono stati al tempo considerati al loro apparire in loco, essendo la categoria degli artisti, considerata vagamente pelandroneggiante....figurarsi poi se anche “foresti”: fossero essi delle lontane Americhe, della vecchia Europa o di qualsiasi altra cittadina dell'italico stivale.

Un attimo di comprensione in più, eccezionalmente, per qualche strano concittadino che ardisse cimentarsi con la nobile arte: ”..artista...ma è una brava persona...”.

Intendiamoci: queste riservate genti delle quali orgogliosamente mi vanto di far parte fin dal primo vagito, nascondono un cuore d'oro...basta cercarlo; sono ottimi lavoratori del mare, dell'officina, della terra e quel che più importa, la madre terra son usi da secoli, a manipolarla ad ogni loro necessità; se a ciò si accompagnano i bei lidi e l'ottimo territorio (..fin che cemento non ci separi..) che le fanno da confini e contenitore, ecco che qualche sorta di miracolo può avverarsi.

Potrà accadere (..fortunatamente è ripetutamente accaduto..) che questi luoghi vengano eletti a residenza provvisoria o definitiva, in ogni caso amata, di eccellenti migranti ai quali un po' della nostra riservatezza sarà apparsa salutare per disintossicarsi dalla mondanità di altri siti da loro vissuti.

Capiterà così che un vichingo a nome Asger, scelga di qui venire a rinfrancarsi; decida follemente di ridare vita ad antichi ruderi abbandonati, trasformarli in un centro pulsante di umanità e volano di cultura della quale, chi ne sarà capace, parlerà saggiamente nel tempo.

Giungerà, dalla lontana Cuba, Wifredo, creatura di tante razze, per ammaliarci con le sue foreste immaginifiche e dopo di lui, per scelte felici o disordinatamente dettate da tragici eventi, altri figli del sud delle americhe: Carlos dagli occhi azzurri, la leggiadra Irene, il visionario Gaston.

Un veneziano a nome Carlo si invaghirà di questi luoghi e da ciò ne discenderà una storia felice che giunge fino ai giorni nostri.

Potrà essere che un gigantesco e gioviale surrealista belga di nome Théodore venga qui a respirare aria buona, a scrivere ottime cose in prosa e aforismi, a studiare, produrre ed esporre collage, trascorrere felici serate con gli amici ed in una di quelle belle occasioni ti comunicherà, con il massimo della leggerezza, che...ti abbraccia per l'ultima volta.

Ansgar, uno svedese dai lunghi silenzi, le cui opere ben presenziano in alcuni dei migliori spazi d'arte di questo mondo, sceglierà di diventare cittadino di questa periferia e offrirà anche a te ed ai tuoi cari la sua amicizia.

Succederà che due “foresti” torinesi vecchio stampo, di nome e Rita e Luciano, si impegneranno loro per noi a conservare la memoria di tutto quel vissuto.

...e poi...e poi...e poi...

...nella logica dei miracoli in divenire, succederà che in quella città che ancora porta pesanti sulla pelle le devastazioni create del delirio di uomini crudeli, come in un film del neorealismo che denuncia il male e prospetta la speranza, avrà inizio un'altra “storia”: non più dal mare ma da una moderna se pur devastata ferrovia, giungerà un figlio del generoso sud di questo Paese, migrante in cerca di miglior futuro tra mille altri guardati con malcelata diffidenza da indigeni in quel tempo disperati di loro...e il miracolo avviene: la magia stipata dentro i suoi bagagli, nei quali racchiude tanta volontà e la sua sapienza di maestro pasticcere già pienamente acquisita, si diffonde per le strade di questa burbera periferia; la voglia di fare e l'intelligenza di quell'uomo e della sua solare famiglia, diventeranno uno degli elementi caratterizzanti e qualificanti di una città che tenta di risorgere, tra mille traversie.

Chi scrive non era ancora nato in quei giorni, muoveva i primi passi agli inizi degli anni '50 e già in via XX Settembre, Nicola Marino lavorava...creava...

Divenuto ragazzino, qualche volta venivo pure io (..risparmi permettendo) a “farmi la pizza verace” da Nicola; mi erano compagni amici che nel tempo ho conservati o persi...”eravamo quattro amici in pizzeria che volevano cambiare il mondo”; si addentava la pizza (..babà a seguire..) e si discuteva dei massimi sistemi, dell'innamoramento del momento, di quel gruppo di capelloni di Liverpool e...Nicola accoglieva gentile e discreto noi ragazzi così come gli intellettuali, gli attori reduci dalle serate al Chiabrera che incidevano, per traccia soddisfatta dell'ottima permanenza in quell'antro di delizie, il loro nome su tavolette d'argilla; coccolava senza alcuna piaggeria gli artisti che già numerosi posizionavano le loro opere sui muri di quel “prezioso” locale.

Nicola Marino, in quell'angolo di via XX Settembre, distillava sapori certo...ma lasciava altre tracce importanti (..oh! se altri lo avessero anche copiato..): appendeva quadri e ceramiche, aiutava i bravi artisti che di essere aiutati si meritavano...creava giorno dopo giorno uno spazio di vita, arte e cultura; atto d'amore ad una città che forse non se ne rendeva neanche compiutamente conto.

Proponeva un pezzo di “Città Ideale” nella quale si alimentava ( e quel che più importa: si continua ad alimentare), l'amore per il convivio inteso al massimo della sua essenza: lo stare insieme, il chiacchierare, il cibarsi come gli dei comandano certo ma... sfamando contemporaneamente anche la nostra materia grigia ed i nostri cuori, con l'amore per la bella estetica che ti appare ad ogni centimetro delle mura di quel magico antro e “ti fa crescere” anche se al momento non ne sublimi la consapevolezza.

Molte di quelle opere a lui donate con generosità da Artisti amici ed altre accuratamente ed oculatamente acquisite nel tempo con gusto, fanno ora parte della raccolta privata che egli ed i suoi familiari, si godono alla vista, quando tirate giù le serrande salgono in casa per il meritato riposo, prima di un giorno successivo di creatività e simpatia diffuse a piene mani.

Con ennesimo atto di generosità, il “Savonese” Nicola che non ha mai imparato a dire “maniman”, ci offre oggi l'opportunità di bearci gli occhi con una parte della “collezione di casa Marino” ospitata nel nuovo spazio d'arte di Antonella Gulli; occasione ghiotta per ammirare una tela di grandi dimensioni di Paul Renner, artista austriaco di livello internazionale che ci aggredisce piacevolmente con i suoi colori intensi, esplosivi, potentemente materici; una alchimia nella quale, di volta in volta, ai pigmenti si mescolano cera d'api, sangue, colori vegetali; una vera e propria esplosione gradita all'animo di chi sa apprezzare.

Nicola, con questa mostra, rende anche omaggio a bravi cantori della savonesità, lo siano essi stati per nascita o innamoramento: Antonio Agostani, Carlo Bossi, Gigi Caldanzano, Massimo Quaglino, Eso Peluzzi.

Ci ripropone i tanti amici che lui ha amato col cuore e nell'operare artistico; alcuni assai noti ed altri un po' trascurati per nostra colpa collettiva, viventi o che ci hanno lasciati da lungo tempo, presenti in questa esposizione con le più diverse tecniche espressive; ed ecco quindi le opere di: Beppe Bertolazzi, l'indimenticabile Giorgio Bonelli, Aurelio Caminati, Nivio Covelli, Sergio Dangelo, Irene Dominguez, Ansgar Elde, Agenore Fabbri, Gianni Frassati, Gianmariani, Giannici, Luciano Gibboni, Théodore Koenig, Enzo L'Acqua, Wifredo Lam, Bruno Locci, Mauro Malmignati, Giorgio Moiso, Ignazio Moncada, Claudio Nicolini, Gaston Orellana, Pippo Oriani, Mario Rossello, SabaTelli (..come egli gradiva essere appellato), Giuseppe Scaiola, Emilio Scanavino, Agostino Scrofani, Vanni Viviani, Cesare Zavattini; e poi: le mitiche bottiglie di vino della cantina di Asger Jorn, un pregevole disegno del macchiaiolo Lorenzo Delleani.

...e ancora: le ceramiche di Attilio Antibo, Carlos Carlè, Attilio Cicala, Sandro Lorenzini, Walter Morando, Giampaolo Parini, Angelo Ruga, Daniele Sulèwic, del caro Ernesto Treccani.

Come sottolineo sempre ed ancora ho ripetuto all'amico Giorgio Moiso quando mi ha chiesto un contributo per questa bella ventura, a me non competono giudizi critici su quanto esposto: non mi invento un ruolo di “critico d'arte” per il quale non ho né i titoli né la velleità d'apparire; sono unicamente un testimone di un mondo che in gran parte è uscito di scena; porto la nostalgia ed il ricordo di tanti amici e di momenti lieti che per me e per la mia compagna Nadia sono stati assolutamente formativi, umanamente e culturalmente.

Con questo approccio, ho accettato di scrivere questo breve testo, quasi a crearmi un'occasione grazie alla quale poter ringraziare simbolicamente quel “Mondo”, per tutto ciò che da esso ho ricevuto: ringrazio Giorgio Moiso che mi ha voluto coinvolgere, Emilio Scanavino che mi ha aiutato in un momento nel quale il suo sostegno era necessario al mio impegno, Théodore Koenig per aver voluto dare alla mia compagna e a me l'ultimo suo saluto, ringrazio Ansgar Elde per i tre mesi passati in auto, io sobrio, alla ricerca di opere per una sua mostra, ringrazio Ernesto Treccani per le mangiate di farinata, Carlos Carlé per l'amicizia che continua nel tempo, Rita e Luciano Gallo Pecca, Giorgio Bonelli, Mario Rossello, Angelo Ruga e...

...e ringrazio Nicola Marino per esser sceso in quel lontano 1946 alla bella e non più Stazione Letimbro, aver aperte le sue valigie e rovesciato per le nostre strade e nei nostri cuori un sogno che si perpetua, giorno dopo giorno...




14 giugno 2014 alle ore 18.00
a Savona, alla Gulli Atelier di Corso Italia 201 r. (di fronte al vecchio San Paolo), una collettiva d'arte dal titolo:
Una collezione ...mai vista”.
La mostra propone quadri e ceramiche della collezione privata del noto ristoratore Nicola Marino titolare del ristorante “Da Nicola” di via XX Settembre, a Savona, da sempre amico e mecenate di generazioni di artisti.
Il suo rinomato ristorante è una vera e propria galleria d'arte nella quale sono esposte opere di artisti rappresentativi di cinquant'anni di presenze d'arte sul territorio savonese; in questa rara occasione, saranno esposte solo ed unicamente opere della sua collezione privata, ospitata nell'appartamento di famiglia e normalmente non visibili pubblicamente come le altre.


Orari: tutti i giorni 10.30 /12.30 - 15.30 / 15.30