TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 5 marzo 2015

Un ingiustificato silenzio - Poeti liguri dimenticati: Nicola Ghiglione



Un ingiustificato silenzio - Poeti liguri dimenticati”

ciclo di incontri a cura della Fondazione Mario Novaro
in collaborazione con l’Università di Genova

nell’ambito della rassegna “Hellzapoppin” del Teatro di Genova

Venerdì 6 marzo 2015
Foyer Teatro della Corte - Ore 17,30
Conferenza di Francesco De Nicola
su NICOLA GHIGLIONE

Nicola Ghiglione (Genova Voltri 1915 - Genova 1990) è stato il più bohémien dei poeti genovesi. Isolato, trasgressivo e scomodo come un vero e proprio outsider. Il suo ritratto umano e artistico sarà tracciato venerdì 6 marzo, alle ore 17,30, nel foyer del Teatro della Corte da Francesco De Nicola, professore di Letteratura Italiana Contemporanea dell’Università di Genova, nell’ambito del ciclo “Un ingiustificato silenzio - Poeti liguri dimenticati”, da lui stesso ideato per la Fondazione Novaro.

L’obiettivo della rassegna, ospitata nel più ampio “Hellzapoppin” organizzato dal Teatro Stabile di Genova, è proprio riportare in luce l’opera di poeti liguri spariti dalla memoria collettiva, nonostante il loro riconosciuto valore. 




Ghiglione era nato a Voltri, quando era ancora Comune a sé, ma aveva frequentato il liceo classico a Genova, prima il D’Oria poi il Vittorino da Feltre, quando il padre era stato assunto all’Ilva.

Di salute cagionevole, aveva presto rinunciato alla laurea in Lettere, ma mai alla scrittura dei versi, iniziata ancora adolescente. Scoprì la poesia nella fornita biblioteca di casa, dove la lettura era una radicata pratica che accomunava tutta la famiglia, di impronta cattolica e antifascista. Leggeva Montale e Caproni, quando ancora non erano nelle antologie.

Ghiglione pubblicò le prime poesie sulla rivista «Il Barco» nel 1941 e solo un anno dopo, nel 1942, il giovane ma già carismatico Carlo Bo gli diede il primo riconoscimento pubblico inserendo il suo nome in una conferenza sulla poesia contemporanea in Italia, organizzata dal Guf (Gruppo Universitario Fascista).

Durante la guerra fu assegnato agli uffici di Censura della Stazione Principe e conobbe da vicino gli orrori della guerra nella città bombardata, rifugiandosi quando possibile nella casa di Mignanego. Più tardi si sarebbe guadagnato da vivere come correttore di bozze per la redazione genovese de «L’Unità», pubblicando articoli sui quotidiani locali, sempre isolato, lontano da gruppi e cenacoli, da “outsider”, come lo ha definito Giorgio Bertone.

Fra i libri pubblicati figurano: Finestre, Poesie edite e inedite (1939-1989) a cura di Francesco De Nicola (De Ferrari Edizioni), Lunarietto sportivo a cura di Francesco De Nicola (De Ferrari Edizioni), Canti civili con l’introduzione di Francesco De Nicola (San Marco dei Giustiniani Edizioni).

Giorgio Caproni, uno dei suoi primi recensori, di lui scrisse: “Sei un poeta isolato, fuori commercio... Colpa (o virtù) anche tua, senza dubbio. Del tuo carattere ‘genovano’, irsuto e liscoso... Sia come sia, son certo che i tuoi Canti civili, che hanno resistito intatti per tanto tempo, non si logoreranno in futuro, resteranno vivi negli annali delle nostre lettere, anzi della nostra poesia”.