“Un ingiustificato
silenzio - Poeti liguri dimenticati”
ciclo di incontri a cura
della Fondazione Mario Novaro
in collaborazione con
l’Università di Genova
nell’ambito della
rassegna “Hellzapoppin” del Teatro di Genova
Venerdì 6 marzo 2015
Foyer Teatro della
Corte - Ore 17,30
Conferenza di
Francesco De Nicola
su NICOLA GHIGLIONE
Nicola Ghiglione (Genova
Voltri 1915 - Genova 1990) è stato il più bohémien dei poeti
genovesi. Isolato, trasgressivo e scomodo come un vero e proprio
outsider. Il suo ritratto umano e artistico sarà tracciato venerdì
6 marzo, alle ore 17,30, nel foyer del Teatro della Corte da
Francesco De Nicola, professore di Letteratura Italiana Contemporanea
dell’Università di Genova, nell’ambito del ciclo “Un
ingiustificato silenzio - Poeti liguri dimenticati”, da lui stesso
ideato per la Fondazione Novaro.
L’obiettivo della
rassegna, ospitata nel più ampio “Hellzapoppin” organizzato dal
Teatro Stabile di Genova, è proprio riportare in luce l’opera di
poeti liguri spariti dalla memoria collettiva, nonostante il loro
riconosciuto valore.
Ghiglione era nato a Voltri, quando era ancora
Comune a sé, ma aveva frequentato il liceo classico a Genova, prima
il D’Oria poi il Vittorino da Feltre, quando il padre era stato
assunto all’Ilva.
Di salute cagionevole,
aveva presto rinunciato alla laurea in Lettere, ma mai alla scrittura
dei versi, iniziata ancora adolescente. Scoprì la poesia nella
fornita biblioteca di casa, dove la lettura era una radicata pratica
che accomunava tutta la famiglia, di impronta cattolica e
antifascista. Leggeva Montale e Caproni, quando ancora non erano
nelle antologie.
Ghiglione pubblicò le
prime poesie sulla rivista «Il Barco» nel 1941 e solo un anno dopo,
nel 1942, il giovane ma già carismatico Carlo Bo gli diede il primo
riconoscimento pubblico inserendo il suo nome in una conferenza sulla
poesia contemporanea in Italia, organizzata dal Guf (Gruppo
Universitario Fascista).
Durante la guerra fu
assegnato agli uffici di Censura della Stazione Principe e conobbe da
vicino gli orrori della guerra nella città bombardata, rifugiandosi
quando possibile nella casa di Mignanego. Più tardi si sarebbe
guadagnato da vivere come correttore di bozze per la redazione
genovese de «L’Unità», pubblicando articoli sui quotidiani
locali, sempre isolato, lontano da gruppi e cenacoli, da “outsider”,
come lo ha definito Giorgio Bertone.
Fra i libri pubblicati
figurano: Finestre, Poesie edite e inedite (1939-1989) a cura di
Francesco De Nicola (De Ferrari Edizioni), Lunarietto sportivo a cura
di Francesco De Nicola (De Ferrari Edizioni), Canti civili con
l’introduzione di Francesco De Nicola (San Marco dei Giustiniani
Edizioni).
Giorgio Caproni, uno dei
suoi primi recensori, di lui scrisse: “Sei un poeta isolato, fuori
commercio... Colpa (o virtù) anche tua, senza dubbio. Del tuo
carattere ‘genovano’, irsuto e liscoso... Sia come sia, son certo
che i tuoi Canti civili, che hanno resistito intatti per tanto tempo,
non si logoreranno in futuro, resteranno vivi negli annali delle
nostre lettere, anzi della nostra poesia”.