Si può essere critici
per molti motivi verso Lotta Comunista, ma va riconosciuto come, unico in Italia, questo partito si impegni a far circolare i
classici del marxismo, ormai introvabili in libreria. A
200 anni dalla nascita, le Edizioni Lotta Comunista pubblicano ora in
50 volumi l’opera omnia di Marx ed Engels.
Fabio Martini
Ridacci oggi il nostro
Marx
Nell’approssimarsi del bicentenario della nascita di Karl Marx si sta silenziosamente avvicinando alle librerie qualcosa di mai visto prima in Italia: cinquanta volumi, undici dei quali in parte inediti, che di fatto rappresentano l’opera completa del padre del materialismo storico e del suo amico Friedrich Engels. Un’impresa poderosa, una festa per gli eruditi ma non solo per loro, perché tra gli inediti (lettere, articoli, manoscritti) affiorano tanti spunti che «parlano» anche all’oggi e al lettore meno smaliziato: dall’analisi dei partiti italiani a quella di casa Savoia, da Garibaldi al continente asiatico, individuato come fattore strategico e non visto - come usava a quei tempi - come immobile agglomerato millenario.
L’impresa è il risultato del lavoro, durato dieci anni, delle Edizioni Lotta Comunista, una casa editrice lontana dai clamori mediatici e animata, oltreché da passione monotematica, anche da una acribia filologica inattesa in un collettivo di rivoluzionari. L’editrice prende il nome da un movimento restato l’unico superstite dei tanti gruppi della sinistra extraparlamentare degli Anni Sessanta e da allora attestato su una linea di fedeltà a Marx e Lenin, di ostilità allo stalinismo e con nessuna simpatia per il castrismo e il maoismo.
Dai Savoia a Garibaldi
Un centinaio tra militanti, storici e traduttori si sono dedicati alle opere dei profeti del comunismo, in collaborazione con docenti universitari (Gian Mario Bravo e Mario Cingoli) e con l’Accademia delle Scienze di Berlino, che da anni cura l’opera omnia di Marx, dopo averlo fatto per Immanuel Kant. Un’operazione editoriale (alla fine conterà qualcosa come 35 mila pagine) che cade in un momento propizio: il bicentenario della nascita di Marx (Treviri, 5 maggio 1818) incrocia una delle cicliche riprese di interesse per il marxismo, in particolare nelle università anglosassoni. Come testimonia anche l’approdo dopodomani nei cinema di un film americano sul giovane Marx.
I volumi partono proprio dagli scritti del diciassettenne Karl, per poi dipanarsi tra un’infinità di argomenti. Sui partiti italiani di estrema sinistra Engels scrisse pennellate che colgono un elemento perenne di certa sinistra: «L’Alleanza è un ammasso di déclassés [...] avvocati senza cause, medici senza malati e senza scienza, studenti di biliardo, commessi viaggiatori e altri impiegati di commercio, e principalmente di giornalisti della piccola stampa di una reputazione più o meno equivoca». Ai giudizi sferzanti sul Regno di Sardegna, cui rimproverava «ambiguità, asse costante intorno al quale ruota la sua politica», Marx alterna la curiosità per Garibaldi. Al quale dedica un articolo, il 17 settembre 1862 su Die Presse, nel quale si propone nel ruolo di cronista, resocontando una manifestazione a sostegno dell’Eroe dei Due Mondi che si era svolta a Newcastle e limitandosi a inserire alcune notazioni tra parentesi: «ovazione», «applauso scrosciante», «applausi e risate».
Marx, come è noto, è tra i primi a proporre una lettura «globale» del mondo e lo fa anche in privato.
Il 25 marzo 1853 scrive
all’amico Weydemeyer per congratularsi con lui per la nascita del
figlio: «Evviva il nuovo cittadino del mondo! Non è possibile
venire al mondo in un’epoca più formidabile che oggigiorno. Quando
si viaggerà in sette giorni da Londra a Calcutta ci avranno tagliato
la testa a tutti e due da moltissimo tempo. I nuovi cittadini del
mondo non riusciranno a capire quanto piccolo era il nostro mondo».
Marx non esita a cimentarsi con problemi della vita quotidiana. In un
articolo del 1862 si occupa della «Produzione del pane» con
espressioni iper-realistiche: «Un indicibile mixtum compositum di
farina, allume, ragnatele, black beetles e sudore umano».
Accuratezza filologica
I volumi in uscita - che comprendono classici come Il Capitale e tanti appunti inediti - arriveranno nelle librerie nei prossimi mesi in sequenza, completando lo storico lavoro svolto dagli Editori Riuniti e con un link alla monumentale opera di ripristino e scoperta di inediti ancora in corso: la cosiddetta Mega, la Marx-Engels-Gesamtausgabe. Il progetto ha una storia a sé, ancora tutta da raccontare: ad avviare le pubblicazioni fu nel 1927 David B. Rjazanov, successivamente incappato nelle purghe sovietiche e condannato a morte nel 1938. Dopo il consolidamento dello stalinismo, infatti, la Russia bolscevica interruppe la pubblicazione dell’opera omnia perché il progetto era considerato troppo indipendente.
I volumi in uscita in Italia (cinquanta più uno di soli indici) si gioveranno di quella cura filologica da tempo prerogativa di Lotta Comunista, che dispone di un catalogo di 209 titoli, diversi dei quali tradotti in sette lingue: «Abbiamo sempre teso a fornire il miglior prodotto editoriale», spiega Irma Perrotti, del collettivo editoriale, «nella convinzione che “diffusione” e “popolarizzazione” non debbano essere confuse con “volgarizzazione”».
Un metodo di lavoro che è
anche un programma politico: nella loro sede, un’ex officina di
caldaie in via Sarca alla periferia Nord di Milano, i militanti
comunisti - un po’ come i monaci amanuensi medievali - trascrivono
nel modo più fedele e più ampio quel che scrissero i fondatori del
materialismo storico. Nella incrollabile fiducia che quelle profezie,
dopo aver influenzato e mosso nel passato milioni di uomini, prima o
poi tornino a essere attuali e attuabili.
La Stampa – 2 aprile
2018