TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 6 giugno 2018

Di muli e di naja



Un post su FB di un amico ha risvegliato ricordi e fatto riscoprire una vecchia foto.

Giorgio Amico

Di muli e di naja

“Muli cattivi zaini pesanti
e sempre avanti
bisogna andar.
Sempre in avanti,sempre in colonna
per la Madonna
la finirà”.

Cantavamo così durante la naja, anche se mi pare di ricordare che l'invocazione alla Madonna fosse un po' più colorita e molto meno pia.

Fai attenzione ai muli, ti dicevano i vecchi appena arrivavi in caserma. Sono animali infidi, mordono e tirano calci a tradimento. In montagna si piantano sulla pista nei punti più difficili e non vanno più né avanti né indietro.

Nelle camerate aleggiavano fantasmi terrificanti: la leggenda che i muli fossero intoccabili per l'Esercito e che un mulo “cattivo” potesse essere abbattuto solo dopo l'uccisione del terzo alpino.

Di alpini morti a causa dei muli non mi toccò mai di vederne, di muli maltrattati per la stupidità  di chi doveva prendersene cura invece si.

Eppure la salmeria non era poi un brutto posto dove stare. Forse con troppe mosche in estate, ma caldo in inverno. Ci finivano i montanari che conoscevano l'arte di governare gli animali, gli imbranati che rischiavano di spararsi nei piedi e qualche rompiscatole incorreggibile. Per questo era un buon posto dove imboscarsi in quelle giornate che non finivano mai in attesa della libera uscita.

In salmeria sentivi storie incredibili di ogni genere: di sesso, di montagna, di vita. E poi c'erano i muli. Immobili, ti guardavano con l'aria un po' inquietante di chi sa, di chi vede cose che tu neppure puoi immaginare.

Scaglione dopo scaglione noi passavamo, loro restavano con quell'aria disincantata e un po' sorniona di chi ormai non si stupisce più di nulla, di chi ne ha sentite tante. Imperturbabili davanti alle nostre storie un po' esagerate di ragazzi in divisa.