Proseguiamo nel nostro omaggio al Futurismo savonese pubblicando un testo poco conosciuto di Farfa sulla ricostruzione “futurista” di Savona dalle rovine della guerra. Conoscevamo e apprezzavamo il Farfa pittore, poeta e ceramista, scopriamo adesso un Farfa urbanista e visionario, progettista di una città futura luminosa e a misura d'uomo, dove è superata la separazione fra arte e vita quotidiana.
Farfa
L'ora architettonica nel mondo in Italia e a Savona
Ora facendo finta che il Comune di Savona abbia invitato come quello di Milano i cittadini ad esporre le loro proposte sul piano regolatore di Savona io mi permetto di dire la mia:
1 – Sull'area dell'attuale Stazione Letimbro – che verrà trasportata 400 metri più a nord piano del ferro compreso – sorga in una grande parata di palazzi la città degli uffici quivi traslocandovi assolutamente tutti gli uffici sparsi ora in tutta la città – governativi, statali, parastatali, provinciali, comunali, pubblici, privati, ecc. - con vantaggio enorme in varie guise e finalmente tutti gli alloggi cittadini ritornati tali.
Il centro delle manifestazioni
2 – Sulla stessa area 5 altri imponenti edifici: a) un grandioso Teatro del Popolo ultimo modello a grande capacità; b) un palazzo per le manifestazioni d'arte e dell'artigianato. Lo ha perfino Vigevano, modernissimo per le scarpe! Concerti conferenze assemblee convegni teatro sperimentale cine club, ecc.; c) un palazzo delle sedi riunite di tutti i sindacati, le sezioni dei partiti, Camera del Lavoro, ecc.; d) un grande albergo degno di quel turismo per la ripresa del quale la Svizzera ha ora promesso di mandare l'afflusso dei suoi ospiti nazionali ed esteri; e) un palazzo del turismo; f) una nuova Piazza del Popolo.
La città del popolo
3 – Prolungamento del corso Ricci in linea retta dalla Consolazione alla Centrale elettrica.
4 – Copertura del Letimbro – già ventilata altre volte – deviandolo a monte secondo anziani progetti già studiati oppure come il Bisagno a Genova e il Naviglio a Milano.
5 – Su tale lunga nuova arteria da Lavagnola alla Centrale elettrica costruire la Città del Popolo.
I palazzi triangolari
6 – E' stato sempre dai millenni in qua irragionevole ed assurdo l'allineamento addossato delle case di abitazione in fila retta lungo vie corsi e viali al solo scopo di massimo sfruttamento, minima luce e bel vedere pei distratti passanti. Si sacrificarono così e si condannano ancora milioni e milioni di inquilini al buio e al freddo per coloro che hanno la disgrazia di abitare a mezzanotte. Invece lungo Corso Ricci sul coperto Letimbro costruire – per la prima volta nel mondo – un imponente corteo di palazzi triangolari con interno triangolare cortile volti con la punta al nord. Originale trovata perché finalmente il sole innondi ogni giorno ogni vano. E tra l'uno e l'altro palazzo triangolare intersecare larghi polmoni verdi di giardini per l'ampio respiro della città.
7 – Palazzi triangolari della città del popolo non solo dotati di tutte le ultime applicazioni di conforto ma riscaldati e ventilati collettivamente a mezzo di apposite centrali del caldo e del freddo – non essendovi ancora in commercio le mattonelle Edison per il doppio servizio – gli impianti leggermente inclinati per lo scolo del lavaggio e importantissimi gli impianti elettrici per la lavatura e asciugatura della biancheria usata fin'ora come al tempo di Babilonia.
8 – Nuove piazze e vie abbellite d'insegne sui negozi, di un tipo in questa via, di un altro in quella piazza, nell'estetico intento di educare il gusto del pubblico gratuitamente mediante la decorazione della strada.
9 – Nomi di vie e di piazze su tutti i 4 angoli dei crocicchi e a non oltre 250 cent. da terra , e non il nome di un corso dove comincia e l'altro si e no dove finisce. Inoltre sui numeri delle case – cifre bianche su fondo nero più visibili – ripetizione in piccolo del nome delle piazze o vie – senza disturbare i passanti a chiedere se questa è via Piave o via Torino – così come da anni e anni ha fatto Trieste non potendo forse pretendere di illuminare nomi e numeri come da anni e anni ha fatto Bruxelles. E per oggi punto e basta.
(da: “Il Tribuno del Popolo”, 17 novembre 1945)