TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 29 dicembre 2009

VOGLIO UN PAPPAGALLO





Compagnia Marco Gobetti

VOGLIO UN PAPPAGALLO


Matthew Smith: il p(r)ezzo della vita di un uomo


Testo, direzione e recitazione Marco Gobetti

Luci Simona Gallo


Mercoledì 30 dicembre 2009 - h 21.30
Teatro del Lavoro - Via Chiappero 12 - Pinerolo (TO)
Biglietto intero € 8 - ridotto € 6
Info 0121.794573 - 333.8433073 - www.teatrodellavoro.it

Amori omicidi ombre silenzi
risate pianti luci rumori.
Chi è veramente Matthew Smith?
Da dove viene e che cosa ha fatto?
E’ vittima o miete vittime?
E’ schiavo o padrone?
E’ innamorato o finge di esserlo?
Insegue o scappa da qualcuno?
Quanto peso hanno le Torri Gemelle e l’11 settembre nel mistero della sua vita?

Ogni vita è fatta di infinite crepe sulla pelle
di infiniti sudori già secchi
di infiniti umori dispersi
e di infiniti invisibili gesti
che insinuano tanti dubbi
e macinano ogni certezza.
Vivere è urlare.

Non in sogno.In una rocambolesca corsa fra tinte gialle rosa e noir, in una tragicomica lotta contro ogni tempo e ogni spazio, Matthew Smith conoscerà se stesso solo con la sua ultima collocazione, dove diventerà emblema e rivelazione di un esecrabile anonimato del dolore.



“(…) Lo spettacolo è a suo modo mirabile: un affabulatore sicuro, una sedia, una camicia appesa e basta. Insomma, un bell’esempio di come il teatro si possa fare a costo zero se si ha l’urgenza del dire e la forza delle idee. Da vedere”.
Alfonso Cipolla – La Repubblica, 12 novembre 2005

Un bel testo, surreale, avvincente, popolare, con richiami alla tragica attualità delle torri gemelle. Il lavoro è semplice, dura un'ora, ha un telo nero per fondale, una sedia, una camicia e un attaccapanni, molti personaggi incarnati tutti dall'autore ed interprete.
Maura Sesia – La Repubblica, luglio 2006

Gustoso, avvincente monologo. Da non perdere.
Monica Bonetto – La Stampa, giugno 2007