Jean-Claude Izzo (Marsiglia, 1945-2000) è il principale esponente del noir mediterraneo. La sua scrittura, dagli accenti conradiani, rappresenta una delle manifestazioni più interessanti della letteratura francese di fine Novecento.
Hervé Delouche
Incontro con Jean-Claude Izzo (1997)
In Casino totale, un vecchio libraio offre a Montale bambino il suo primo libro: Lord Jim di Conrad. Lo ritroviamo adulto a leggere Entro le maree sempre di Conrad: Il suo libro Marinai perduti fa pensare subito a Conrad. Riconosce questa filiazione e più in generale qual'è il suo interesse per la letteratura che tratta di viaggi? (HD)
C'è una letteratura, come quella di Conrad, a cui mi rifaccio, una letteratura che guarda il mondo con uno scrittore che ha un suo punto di vista su quest'ultimo. Non si può ridurre Conrad solo all'elemento mare. Certo è stato un viaggiatore, ma il suo soggetto, al limite, non è certo il navigare, bensì il mondo intero. Quello che egli fa è rappresentare dei drammi universali. Conrad lavora sugli uomini, sulle donne, sui drammi che li legano. E' proprio dall'incontro-scontro di uomini e donne che nasce un soggetto. Non si imbastisce un romanzo a partire da una argomentazione intellettuale.
Ma il noir e la letteratura che tratta di viaggi (travel writing) non hanno in comune la preoccupazione di parlare del mondo, di raccontare le storie degli uomini? (HD)
Certo, ma è stupefacente come oggi anche nel noir ci siano così pochi libri che trattano delle banlieues. Non appena succede qualcosa in una banlieu arrivano giornalisti e cameramen per capire cosa succede. Quando basterebbe andarci, vedere le condizioni di vita, discutere con i giovani per capire che una parte della vita vera è là. Una banlieu è piena di storie ed è stupefacente che non vengano raccontate, che non se ne parli. Quando si apre un qualsiasi romanzo americano ci si ritrova immersi nella realtà. Anche qui c'è la violenza, la droga, il crimine, ecc. Ma nei romanzi non se ne vuole parlare. Perchè? Perchè è così difficile affrontare quella realtà? Io sono uno di coloro a cui tutto questo interessa, non come voyeur, ma perchè è in quel mondo che oggi avvengono le cose più dure.
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Attraverso i suoi romanzi appare una Marsiglia molto realistica, viva, avvincente e appassionante, in cui si mescolano musiche, cucina, culture del mondo intero. Oggi ciò non ha un valore simbolico? (HD)
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Non è che tutto sia roseo a Marsiglia, sono noti a tutti i suoi problemi economici e sociali. E' una città senza lavoro, senza denaro e ciononostante i giovani continuano a viverci. Oggi, è una città dell'immaginazione, che sogna, inventa in permanenza e lo fa a partire da tutto questo ambiente meticcio. Il meticciato è una tradizione a Marsiglia. Mio padre era italiano, mia madre spagnola, uno dei miei primi amori armeno... Ciò non può essere fermato da nessun divieto. In più, presso alcune comunità si trasmette una eredità che è quella dell'esilio. Mio padre aveva lasciato l'Italia a causa di Mussolini; ci sono gli spagnoli che hanno lasciato il loro paese a causa del franchismo, i greci che sono fuggiti dalla dittatura, gli armeni a causa del genocidio. E' nelle famiglie, dove questa eredità, con tutte le sue ragioni, è stata dimenticata, che si è arrivati a votare per il Front National. Se si accetta questo passato di esiliati, è del tutto impossibile farlo. Io credo che, consciamente o no, i giovani d'oggi sappiano da dove vengono, dal fascismo o dalla miseria. E non c'è nessuna ragione per cui siano attirati dal FN! (...) Questo meticciato esiste da quando un marinaio di Focea è venuto qui a fare l'amore con una principessa ligure (1), la città è fondata su questo incontro che si perpetua, bene o male secondo i momenti, è su ciò che si fonda la speranza.
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1. Izzo allude alla leggenda che sta all'origine di Marsiglia e che narra dell'incontro e dell'amore fra il greco Protis venuto dal mare e Gyptis, la bellissima figlia del re dei liguri. (NdT)
(Da: Regards, 1997)