TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 18 novembre 2010

Piazza della Loggia, per non dimenticare. Un filo nero lungo quarant'anni



Dunque, come già accadde per Piazza Fontana, anche per la strage di Piazza della Loggia non c'è nessun colpevole. Ma se non esiste (e probabilmente non esisterà mai) una verità processuale, la verità politica è ormai a distanza di tanti anni diventata verità storica. Come ebbe a scrivere proprio nel 1974 Pier Paolo Pasolini, da sempre conosciamo mandanti ed esecutori delle stragi. Sappiamo perchè queste avvennero e chi le volle. L'inchiesta, di cui pubblichiamo oggi ampi stralci, uscita nel 1987 su una rivista di quella che allora chiamavamo "Nuova Sinistra", dimostra come, già anni prima che venisse rivelata l'esistenza di “Gladio”, le cose fossero chiare per chi volesse senza condizionamenti e ipocrisie istituzionali ricercare la verità sullo stragismo nero.

Giorgio Amico

Un filo nero lungo quarant'anni

L'arresto di Stefano Delle Chiaie alla fine del mese di marzo [1987] e la sua estradizione in Italia hanno contribuito a ridestare l'attenzione dei mass media sulle stragi nere che hanno insanguinato il nostro paese negli ultimi vent'anni. Dalle sue deposizioni al processo per la strage di Bologna, in corso in queste settimane, o in altra sede, qualcuno si attende clamorose rivelazioni che contribuiscano a far luce su questi orrendi crimini, sui loro esecutori e mandanti politici (…).
Ma, ammesso che Delle Chiaie collabori coi giudici, è poi lecito aspettarsi rivelazioni clamorose? Da ciò che l'esponente neofascista ha già dichiarato (…) sembrerebbe proprio di no.

In particolare l'ex capo di Avanguardia Nazionale ha fatto cenno all'esistenza di una struttura di sicurezza, nata dopo la seconda guerra mondiale e utilizzata anche per fini di politica interna. Questa struttura occulta avrebbe materialmente organizzato gli attentati, infiltrando e utilizzando le organizzazioni di destra, per poi depistare le indagini.

Tutto ciò è altamente verosimile e concorda con quanto, ed è molto, già si conosceva sulla strategia del terrore. Ma non rappresenta certo una novità. Il fatto è che, già a partire dal libro-inchiesta “La strage di Stato” del 1970, il quadro in cui si attua la strategia terroristica neofascista è sostanzialmente delineato, così come i mandanti, i finanziatori, gli esecutori. Non a caso nel libro in questione ricorrono nomi, come quelli di Sindona e Marcinkus, destinati a diventare tristemente noti negli anni successivi. Per cui, come Bandiera Rossa sosteneva all'indomani della strage di Natale del 23 dicembre 1984, “il problema non è tanto quello di compiere vere e proprie indagini, quanto di mettere i tasselli di un mosaico il cui disegno è ormai chiaro, di unificare fatti e indizi, di leggerli con una logica politica diversa da quella dell'ideologia di regime”.

Prima di tutto, occorre dunque sgomberare il terreno dall'ostacolo rappresentato dalla cosiddetta tesi dei servizi segreti “deviati”. (…)

In realtà di tutto si può parlare meno che di deviazionismo dei servizi segreti, il cui compito principale, ed è l'intera storia della Repubblica a confermarlo, è proprio consistito nel porre sotto tutela, prima per conto direttamente degli americani e poi della NATO, l'evoluzione del quadro politico italiano.

E' una trama che parte da lontano, prima ancora della nascita dello Stato repubblicano...

Il referendum istituzionale del 1946
Intorno alla questione dell'assetto istituzionale dello Stato si combatte nei primi mesi del 1946 la prima grande battaglia democratica dell'Italia del dopoguerra. Nel timore che la caduta della monarchia agevoli l'andata al potere della sinistra ed in particolare del PCI, l'intero schieramento borghese, da l'Uomo Qualunque ad ampi settori della gerarchia cattolica e della DC, fa blocco attorno ad Umberto di Savoia.

I fautori della monarchia non si limitano alle manovre elettorali, ma si preparano anche sul piano militare. Si stringono contatti con i movimenti clandestini fascisti sorti già all'indomani della Liberazione con la connivenza delle autorità militari anglo-americane, si apprestano piani operativi che prevedono l'effettuazione di una campagna di provocazione e di attentati da attribuire alle sinistre e poi l'intervento di unità militari fedeli, essenzialmente dell'arma dei carabinieri.

Grazie all'aperto appoggio di larga parte dell'apparato statale, non epurato e ancora monarchico, nascono così i Reparti antitotalitari antimarxisti monarchici (RAAM), vere e proprie formazioni paramilitari di cui fanno parte nostalgici del ventennio e della monarchia.

Ai RAAM appartengono molti alti ufficiali dei carabinieri e i più elevati dirigenti della polizia, sotto la supervisione di ciò che resta dei servizi segreti (SIM) e con stretti addentellati con organizzazioni criminali come la mafia siciliana. 

E' in questa occasione che per la prima volta si tenta di coalizzare insieme in funzione anticomunista gruppi paramilitari fascisti ed elementi anche di spicco del movimento partigiano. Cardine di questo intreccio è Edgardo Sogno, monarchico-liberale, durante la Resistenza a capo di una formazione – l'Organizzazione Franchi – alle dirette dipendenze dell'OSS, il servizio segreto americano. Altro elemento di rilievo è il maggiore Enrico Martini “Mauri”, già capo delle formazioni badogliane in Piemonte e acceso anticomunista.

Sono fascisti, partigiani bianchi, alti gradi delle forze armate e della polizia, servizi segreti ed organizzazioni criminali a formare già in questi primi mesi del 1946 un amalgama golpista che riapparirà puntualmente ad ogni snodo cruciale della storia della repubblica come strumento di condizionamento occulto dell'evoluzione politica del paese.



Le elezioni politiche del 1948
La vittoria della repubblica il 2 giugno 1946 non segna di certo la fine delle trame golpiste. Avviene tuttavia un cambiamento non di scarso rilievo: alla destra monarchica si sostituisce nel ruolo di sfruttamento e protezione politica dell'eversione la Democrazia cristiana, ormai a tutti gli effetti espressione delle più importanti frazioni della borghesia italiana.

Queste manovre si intensificano con l'estromissione dal governo dei ministri socialisti e comunisti nella primavera del 1947. Come testimonia un'anonima informativa da Torino all'Ufficio “I” dell'Arma dei carabinieri, nel mese di novembre l'apparato clandestino costituitosi alla vigilia del referendum istituzionale rimane in piena attività in vista di un possibile confronto armato con il movimento operaio e le sue organizzazioni. Dopo aver evocato lo spettro di un'imminente insurrezione comunista nel triangolo industriale, il documento passa in rassegna lo stato delle forze filogovernative e conclude, “... a capo di queste forze dell'ordine [sono] noti e stimati comandanti di formazioni partigiane democristiane e monarchiche come il maggiore effettivo dell'esercito Martini “Mauri”...questi capi si incontrano, si scambiano informazioni, per tenersi pronti a predisporre dei piani di controinsurrezione. Ci stiamo ritrovando e riorganizzando, essi dicono, quindi per i comunisti le cose non andranno troppo lisce”.

I servizi speciali americani non sono estranei a queste iniziative. E' un momento di profondi cambiamenti a Washington causati dalla guerra fredda (…). Nel settembre del 1947 la CIA sostituisce il vecchio e ormai inadeguato OSS da cui durante la guerra dipendevano uomini come Sogno, Martini “Mauri” e un certo Fumagalli che negli anni della strategia della tensione troveremo a capo di un fantomatico Movimento di Azione Rivoluzionaria (MAR).

Il 10 ottobre 1947 l'ambasciatore americano a Roma, James Dunn, in un telegramma al Segretario di Stato Marshall, auspica la necessità di “formulare piani, compresi quelli per un'assistenza militare attiva,per il caso che se ne manifesti la necessità nel prossimo inverno o nella prossima primavera”. Va comunque evitato un coinvolgimento diretto di truppe americane; per questo, in vista di uno scontro con le sinistre vengono approntate – in accordo con le autorità italiane – strutture “parallele” in grado di affrontare ogni tipo di emergenza al di là di ogni possibile controllo parlamentare.

“Già nei primi mesi del 1948 – dichiarerà trent'anni più tardi l'ex ministro dell'Interno Mario Scelba, - era stata messa a punto un'infrastruttura capace di fare fronte a un tentativo insurrezionale comunista. L'intero paese era stato diviso in una serie di grosse circoscrizioni e alla loro testa era stato designato in maniera riservata, per un eventuale momento di emergenza, una specie di prefetto regionale... un uomo di sicura energia e di assoluta fiducia. L'entrata in vigore di queste prefettute allargate [segrete e non contemplate da alcuna norma di legge]sarebbe stata automatica al momento (…) di una sollevazione: allora i superprefetti da me designati avrebbero assunto gli interi poteri dello Stato sapendo esattamente, in base a un piano preordinato, che cosa fare”. 

L'8 marzo del 1948, alla vigilia delle elezioni, il National Security Council americano discute la situazione esistente in Italia. Dato per scontato che “una maggioranza per il Blocco del popolo non è improbabile” e che ciò minaccerebbe seriamente “gli interessi di sicurezza degli Stati Uniti nel Mediterraneo”, il NSC sostiene tra l'altro la necessità di “ fornire ai gruppi clandestini anticomunisti [cioè ai neofascisti] assistenza finanziaria e militare”. La proposta è personalmente approvata dal presidente Truman e diventa immediatamente operativa.

L'adesione dell'Italia alla NATO

Come sappiamo, nonostante i timori dell'amministrazione Truman, il Fronte Popolare non vinse le elezioni; ciò non valse tuttavia a modificare in nulla la politica americana di appoggio ai gruppi armati neofascisti.

All'inizio del 1950 giungono in Italia Carmel Offie, supervisore sei servizi segreti italiani per conto della CIA, e James Angleton, ex dirigente dell'OSS. I due contattano ex ufficiali repubblichini ed ex dirigenti fascisti in vista della costituzione di un “fronte nazionale” anticomunista sotto la guida dell'ec capo della X MAS, Valerio Borghese. Il progetto viene poi provvisoriamente accantonato per essere ripreso con la stessa sigla e con gli stessi uomini vent'anni più tardi, alla vigilia della strategia del terrore.

Il 23 settembre 1950 il consiglio dei ministri approva la legge per la difesa civile proposta dal ministro dell'Interno Scelba. Formalmente il costituendo servizio di difesa civile dovrebbe fiancheggiare carabinieri e polizia in caso di gravi calamità naturali. In realtà sotto la supervisione del generale dei carabinieri Pieche, ex ufficiale del SIM (…), viene costituito un vero e proprio corpo separato composto da “volontari” reclutati fra gli avanzi delle Brigate nere.

Sono anni di repressione sistematica contro lavoratori e forze di sinistra. In tre anni a partire dal 1948, 62 sono gli assassinati, 3.126 i feriti, 92.162 gli arrestati di cui 19.306 condannati a ben 8.441 anni di carcere complessivo. Nemmeno il triennio iniziale del fascismo aveva saputo fare di meglio. (…) Intanto nell'agosto del 1949 l'Italia è entrata a far parte della NATO. Tra i vari obblighi che tale adesione comporta, alcuni riguardano direttamente i servizi segreti che vengono completamente riorganizzati sotto la supervisione della CIA e utilizzati secondo appositi protocolli, ancora oggi segreti, in funzione “antisovversiva”, cioè antioperaia e antidemocratica.

L'appoggio ai neofascisti diventa aperto. (…) Il comando dello stato maggiore delle forze armate americane [indirizza] al servizio segreto italiano un memorandum (…), chiamato in codice “Demagnetize”.

Nel documento si legge fra l'altro: “L'obiettivo ultimo del piano è quello di ridurre le forze dei partiti comunisti, le loro risorse materiali, la loro influenza nei governi italiano e francese e in particolare nei sindacati, in modo da ridurre al massimo il pericolo che il comunismo possa trapiantarsi in Italia e in Francia, danneggiando gli interessi degli Stati Uniti nei due paesi... La limitazione del potere dei comunisti in Italia e in Francia è un obiettivo prioritario: esso deve essere raggiunto con qualsiasi mezzo”.



Il centrosinistra e il Piano “Solo”
Nel 1962 nasce sotto la guida di Amintore Fanfani il primo governo di centrosinistra, un tripartito DC-PSDI-PRI con l'appoggio esterno dei socialisti. Pochi giorni prima, il 22 novembre 1961, il segretario democristiano Aldo Moro aveva dichiarato in televisione ormai inevitabile e necessaria l'apertura al PSI. (…) Nei giorni immediatamente successivi all'ambasciata usa di roma si tiene una riunione segreta dei massimi dirigenti militari e della CIA in Europa. (…) Gli uomini della CIA concertano assieme ai responsabili dei servizi italiani (SIFAR) un'azione di disturbo al tentativo di Moro. (…) A tal fine vengono utilizzati gli archivi della stazione CIA di Roma. (…) Gruppi di “volontari” si formano in molte città italiane tra cui Milano, Torino, Genova. “sono gruppi -dichiarerà il sen. Ferruccio Parri alla commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti dell'estate '64 – di civili, di ex militari, di ex carabinieri... Questi gruppi avrebbero dovuto assecondare il colpo che il generale De Lorenzo aveva preparato, anche con funzione di agenti provocatori, con funzione di squadre di appoggio dei reparti dei carabinieri...”.

E' il famoso piano “Solo” che prevede l'intervento dei reparti corazzati dell'Arma dei carabinieri, l'arresto e la deportazione in appositi campi già predisposti in Sardegna di migliaia di militanti di sinistra, secondo liste scrupolosamente aggiornate che risalgono almeno ai primi anni Cinquanta. Il piano, del tutto simile data la comune matrice NATO al golpe dei colonnelli greci dell'aprile '67, non verrà mai attuato ma otterrà comunque lo scopo di condizionare pesantemente l'andamento della vita politica italiana.

L'autunno caldo e la strategia della tensione
(…) [Alla metà degli anni '60] profonde contraddizioni sociali (…) spingono alla lotta la classe operaia, mentre una nuova generazione di studenti si radicalizza in risposta all'esaltante esempio che viene da Cuba e dal Vietnam. Le lotte si allargano, si generalizzano, riescono in alcuni casi a sfuggire al controllo sindacale. (...) L'ondata della contestazione investe l'università, mentre cresce la mobilitazione antimperialista. Crollano i vecchi steccati risalenti agli anni della guerra fredda e si fa sempre più forte l'esigenza dell'unità sindacale.

DC, americani, Confindustria, Vaticano ritengono che occorra riportare all'ordine l'Italia. Nasce la strategia della tensione. Vengono recuperati Sogno, i partigiani bianchi e il Fronte Nazionale di Valerio Borghese. I burattinai sono sempre gli stessi: la CIA e i suoi “uffici speciali” targati NATO.
Dal 3 al 5 maggio 1965 si era intanto svolto, con il patrocinio neppure troppo occulto dei vertici militari, all'Hotel Parco dei Principi di Roma il famoso convegno sulla “guerra rivoluzionaria” in cui relazionano personaggi come Guido Giannettini e Pino Rauti. E' l'atto di nascita ideologico e forse anche organizzativo della strategia della tensione.

Sul piano operativo vengono discusse diverse linee strategiche; al centro di tutte si collocano le forze armate, considerate l'unico baluardo nei confronti del comunismo. Esse tuttavia non debbono agire da sole, ma operare con l'appoggio di gruppi irregolari di civili.

(…) Come scrive il De Lutiis nella sua illuminante Storia dei servizi segreti: “i servizi paralleli, che fino ad allora avevano addestrato civili da utilizzare in appoggio a eventuali colpi di stato militari, ora cominciavano a esercitarli alla tecnica dell'attentato”.

Nel 1968 viene ricostituito il Fronte Nazionale di Valerio Borghese, nello stesso anno la “scuola guastatori” del SID di Capo Marrargiu viene riorganizzata sotto la guida di “tecnici” americani. Nella base vengono addestrati alla controguerriglia e al sabotaggio giovani neofascisti che, una volta tornati alle loro zone di origine, restano a disposizione dei servizi segreti, collegati in gruppi ristretti e forniti di armi ed esplosivi, diretti da ufficiali della struttura “I” dell'esercito.

Sempre nel 1968 avvengono i primi attentati ai treni e alla Fiera di Milano, attribuiti dalla polizia e dalla stampa agli anarchici. Il 12 dicembre 1969 è la volta della strage di Piazza Fontana a Milano. (…) Il 1970 è l'anno del golpe Borghese e dell'occupazione fantasma del Viminale (…) mentre il MAR di Carlo Fumagalli sigla una serie di attentati (…).




La Rosa dei Venti e i protocolli segreti della NATO
(…) Nel 1973 scoppia il caso dell'organizzazione eversiva denominata “Rosa dei Venti” che vede implicati una serie di alti ufficiali, tutti in stretti rapporti con l'Ufficio guerra psicologica del comando NATO di Verona (…).

Si scopre così che l'Ufficio di guerra psicologica è una struttura di rilevante importanza strategica, legata strettamente alla CIA, incaricata tra l'altro di studiare le varie strategie psicologiche da usare in caso di colpi di stato, guerre civili, sommosse, controguerriglie. In quel periodo l'Ufficio avrebbe dedicato particolare attenzione allo studio “scientifico” degli effetti destabilizzanti della strategia della tensione.

Uno dei principali imputati, il colonnello Amos Spiazzi, riconosce durante gli interrogatori a cui viene sottoposto dai magistrati l'esistenza di una “organizzazione di sicurezza delle forze armate, che non ha finalità eversive ma si propone di proteggere le istituzioni contro il marxismo”. Di questa organizzazione clandestina non fanno parte solo militari, ma anche “civili, industriali e politici” a ulteriore conferma dell'esistenza di quegli “stati maggiori misti” di cui si Era discusso al convegno dell'Hotel Parco dei Principi.

Il colonnello Spiazzi (…) rivela che l'organizzazione eversiva di cui è accusato di far parte, è una struttura ufficiale anche se segretissima della NATO, con carattere sovranazionale, sorta allo scopo di impedire la conquista [anche democratica] delle leve dello stato da parte dei comunisti e più in generale delle sinistre.

Come non pensare immediatamente al piano “Demagnetize” e ai piani operativi del National security Council americano della fine degli anni '40? A conferma di quanto ammesso dallo Spiazzi, il capo del SID, generale Vito Miceli, riconosce nel corso della stessa inchiesta l'esistenza da sempre all'interno dei servizi segreti di “una particolare organizzazione segretissima, che è a conoscenza delle massime autorità dello Stato... Un organismo inserito nell'ambito del SID, che assolve compiti pienamente istituzionali, anche se si tratta di attività ben lontane dalla ricerca informativa...”.

Questi accordi. a cui ha fatto direttamente riferimento l'esponente socialista Rino Formica all'indomani della strage del 23 dicembre 1984, “prevedono l'istituzione di un'organizzazione non ufficiale, anzi giuridicamente inesistente, preposta a garantire con ogni mezzo la collocazione internazionale dell'Italia all'interno dello schieramento atlantico, anche nel caso che l'elettorato si mostri orientato in maniera difforme”.
(...)

(Da: Bandiera Rossa, giornale della LCR, agosto/settembre1987)