TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 10 agosto 2015

Alberto Cavanna, Il dolore del mare



martedì 11 agosto
secondo appuntamento degli "Itinerari di Letteratura... d'estate"
San Biagio della Cima (IM)
Centro Polivalente "Le Rose"
ore 21.15

Presentazione di Alberto Cavanna, Il dolore del mare, Roma, Nutrimenti 2015.

Introduce Simona Morando, sarà presente l'autore.



Il libro

Nella piccola isola Palmaria, che sonnecchia sulle acque di fronte a Portovenere, gli echi del mondo arrivano attutiti ma non meno feroci. Lo sa bene Elvira, sposa giovanissima a cui la guerra ha sottratto il suo Radamés, caduto nelle trincee del Piave. Di lui le restano i pochi giorni passati insieme prima della partenza per il fronte e l'eredità nei tratti di suo figlio Ermes. Elvira lo cresce con premura, trasmettendogli i valori di un regolato universo familiare nel quale le donne sono da secoli il fulcro di una vita dura strappata agli scogli e al mare.

Ma i tempi che si annunciano sono infausti. L'Italia, uscita ferita dalla Grande Guerra, è avviata a un futuro di adunate e retorica, di vanità e saluti romani, ancora una volta un futuro di guerra. Anche sull'isola, mentre le campane della chiesa e le diane militari delle fortezze scandiscono le ore trascorse a lavorare le acciughe al saladero o a lavare i panni al treggio, si consuma lentamente il dramma di gente semplice e indifesa, ignara del flagello che sta per esplodere.

Il dolore del mare racconta gli anni difficili fra i due conflitti mondiali visti dalla prospettiva di un'appartata comunità isolana: un piccolo mondo antico, forgiato dal lavoro e dalla quotidiana lotta con la natura, destinato a essere risucchiato nell'abisso della storia.