Giorgio Amico
Sandro Lorenzini, uno sguardo sul mito
Una pagina di Facebook ci
ha riportati al 1986, ad una mostra grandiosa di Sandro Lorenzini sul
Priamar, la “fortezza” come la chiamano i savonesi, cuore della
città. Luogo di memorie ambivalenti , simbolo del dominio genovese, certo, ma
anche glorioso “oppidum alpinum” capace secondo Tito Livio di
opporsi ai Romani.
Su queste mura possenti,
su questi spalti erbosi, in questi cortili d'ombra, tra la città e
il mare, Sandro ha costruito le tappe di un mito, attraverso figure
archetipali di grande suggestione.
“Il mito – scrive
Eliade – non è il contrario della realtà, è prima di tutto un
racconto la cui funzione è rivelare in che modo qualcosa è
avvenuto all'essere”. Una ierofania, la rivelazione del sacro. Per
questo all'uomo, anche quello moderno, piacciono i miti. Non perché
sono favole, ma perché rispondono ad una domanda di significato. “L'uomo moderno – è la conclusione di Eliade - ama
sentir raccontare delle storie e raccontarne, perché è un modo per
reinserirsi in un mondo articolato e significante”.
La mostra di Lorenzini,
in una città nel pieno di una crisi di identità che oggi appare
ancora irrisolta, indicava un percorso di riscoperta, un inizio
nuovo. Insomma un segno di speranza.