TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 30 settembre 2017

Il "rinnegato" Korsch. Storia di un'eresia comunista



Qualche anno fa, uscì per la la Colibrì di Milano, Il "rinnegato" Korsch. Storia di un'eresia comunista, prima (e ci risulta ancora unica) biografia italiana del filosofo e esponente del comunismo dei consigli tedesco. Il libro andò subito esaurito e non è stato più ristampato. Negli anni ci sono pervenute molte richieste da parte di persone a vario titolo interessate al volume. In attesa di una possibile riedizione aggiornata del libro, ne riproniamo il contenuto a partire dalla premessa e dall'indice.

Giorgio Amico

Il "rinnegato" Korsch. Storia di un'eresia comunista

Premessa

Giurista, filosofo, rivoluzionario di professione, ministro, cospiratore, soldato valoroso, pacifista coerente, Karl Korsch è stato tutto questo e molto di più. Amico personale di Amadeo Bordiga e di Bertold Brecht, ispiratore della Scuola di Francoforte, compagno di studi di Kurt Lewin, avversario di Stalin, Korsch ha segnato in molti modi la storia del Novecento.

Dimenticato, quando, come scrive Hermann Weber, la storia divenne un presente proiettato all’indietro e la teoria una giustificazione della politica,1 dopo aver goduto di una fugace fortuna nei primi anni Settanta, Karl Korsch, come d’altronde gran parte dei marxisti non-ortodossi del Novecento, è progressivamente ritornato ad essere uno sconosciuto e non solo per le giovani generazioni che iniziano oggi ad interessarsi della storia del movimento operaio. Le sue opere, che pure sono state in gran parte tradotte in italiano, sono da anni introvabili.

Eppure il suo marxismo critico, assolutamente non dogmatico, sarebbe prezioso in un momento come l’attuale di grande confusione ad evitare che il vuoto lasciato dal crollo dello stalinismo venga riempito da nuove mitizzazioni del passato in nome di un marxismo annacquato ridotto a ideologia buona per tutti gli usi.

Il presente lavoro vuole iniziare a colmare questa lacuna con l’intenzione di fornire qualche strumento in più alla comprensione del presente. Infatti, se l’analisi scientifica di Marx può ancora oggi rappresentare una buona bussola per orientarsi nel tempestoso oceano del capitalismo globalizzato, ben più arduo è il tentativo di far discendere da questa analisi una prassi politica coerente e soprattutto praticabile. Da qui la tentazione di cercare facili scorciatoie nel rifiuto tout-court della teoria o all’opposto nell’esaltazione fantasmatica di una presunta “scienza marxista” capace di per se di risolvere ogni problema.

Come sempre le cose sono più complesse. La teoria, ogni teoria, marxismo compreso, non è mero rispecchiamento della realtà esterna nel pensiero:

“La totalità – scrive Marx nei Grundrisse – come essa si presenta nella mente quale totalità del pensiero, è un prodotto della mente che pensa, la quale si appropria del mondo nella sola maniera che gli è possibile, maniera che è diversa dalla maniera artistica, religiosa e pratico-spirituale di appropriarsi il mondo. Il soggetto reale rimane, sia prima che dopo, saldo nella sua autonomia fuori della mente; fino a che, almeno, la mente si comporta solo speculativamente, solo teoricamente. Anche nel metodo teorico, perciò, la società deve essere sempre presente alla rappresentazione come presupposto”.2

Centrale diventa allora il problema del rapporto fra teoria e pratica sociale, fra realtà oggettiva e coscienza di classe. Proprio su questo terreno si colloca l’opera di Korsch, testimone disincantato della crisi del marxismo della Seconda Internazionale, ma anche del sostanziale fallimento del tentativo leniniano di restaurare a partire dalla Russia arretrata una teoria della rivoluzione proletaria utilizzabile in una società capitalistica in continua trasformazione come quella occidentale.

Detto questo, credo sia chiaro cosa questo saggio non vuole in alcun modo essere. Non uno studio esaustivo dell’opera di Korsch né una biografia intellettuale. Si tratta, piuttosto, del tentativo di collocare Korsch nel contesto che gli appartiene all’interno della storia del marxismo rivoluzionario del Novecento. Con la speranza che tutto ciò sia utile a chi sta cercando faticosamente la sua strada e un avvertimento doveroso: nessuna lettura è neutrale, ogni interpretazione rimanda a ben precisi presupposti, teorici e politici. Scrivere è schierarsi e questo lavoro non fa eccezione.

Savona, luglio-agosto 2003

1 H. WEBER, La trasformazione del comunismo tedesco, Feltrinelli, Milano 1979, p. 97.
2 K. MARX, Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, vol. I, La Nuova Italia, Firenze 1978, p.28.

INDICE

Premessa

PRIMA PARTE
GLI ANNI DELLA FORMAZIONE (1912-1920)
  1. L’apprendistato politico (1912-1919)
  2. Il periodo consiliare (1919-1920)
SECONDA PARTE
GLI ANNI DELLA MILITANZA (1920-1928)
  1. La scoperta del leninismo (1920-1923)
  2. Il periodo dell’ortodossia (1924-1925)
  3. Marxismo e filosofia
  4. All’opposizione nel partito e nell’internazionale (1925-1926)
  5. Al bando dal partito (1926)
  6. L’esperienza di Kommunistische Politik (1926-1928)
TERZA PARTE
GLI ANNI DELLA RIFLESSIONE CRITICA (1929-1961)
  1. La critica del kautskismo (1929)
  2. La critica del leninismo (1930)
  3. La critica del fascismo (1931-1933)
  4. I primi anni dell’esilio (1934-1938)
  5. Verso la guerra (1938-1945)
  6. Gli ultimi anni (1946-1961)