Giorgio Amico
Auschwitz: Pio XII sapeva? Certo e con lui Roosevelt, Stalin e Churchill
Il giorno delle memoria e nei giorni precedenti si è sentito ripetere un po' da tutti il solito ritornello sull'Armata Rossa che, sfondati i cancelli del campo di Auschwitz, avrebbe rivelato al mondo l'orrore dello sterminio effettuato dai nazisti. Nel suo programma di storia Paolo Mieli ha, come sempre dottamente, discusso con l'accademico di turno se Papa Pio XII, fosse a conoscenza di quell'orrore. La risposta, come sempre, è stata: probabilmente si, ma tacque per non nuocere alla Chiesa nei territori occupati dai nazisti.
Mere ripetizioni di luoghi comuni privi di fondamento, che mostrano la superficialità con cui si fa informazione anche in momenti importanti quali il Giorno della Memoria, e in trasmissioni che si presentano non di semplice intrattenimento, ma con il proposito dichiarato di fare informazione storica.
Il 12 novembre 1944, due mesi e mezzo prima dell'arrivo dei russi a Auschwitz,, Victor Serge, intellettuale antifascista e antistalinista, allora esiliato in Messico dove viveva in una povertà estrema, annota nei suoi Carnets:
“Letto The Black Book of Polish Jewry [Il libro nero degli ebrei polacchi] – spaventoso.Cento volte ripetuta, con varianti di sadismo e di bestialità tecnicamente organizzato, la stessa rappresentazione di violenza , di umiliazioni e infine di sterminio negli impianti adatti.Con gli ebrei di Russia, questo porta a tre milioni di assassinati – almeno. Si supera ogni possibile immaginazione, la razionalità vacilla. Difficile pensare razionalmente.”
Dunque già nel 1944 esisteva una informazione circostanziata, facilmente accessibile, su quanto stava avvenendo in Polonia. Addirittura si era già in grado di calcolare, anche se in difetto, la portata numerica dello sterminio. Almeno tre milioni di morti, dice Serge che poi si stupisce del silenzio dei governi dei paesi, come gli Stati uniti, che pure sono in guerra con la Germania nazista.
“Un mistero assoluto – scrive -circonda i campi di sterminio [“campi di sterminio” dice Serge e non semplici campi di concentramento], vagoni asfissianti, camere a gas, ecc”.
“Camere a gas”: siamo nel dicembre 1944 e il libro a cui si riferisce era uscito a New York nel 1943. Eppure nessuno aveva ripreso quelle notizie, tutti i governi antifascisti, compreso quello sovietico, mantennero il più assoluto silenzio sullo sterminio. “Derisorie” è il termine che usa Serge per definire le reazioni alla denuncia circostanziata dell'orrore che si stava compiendo nei lager nazisti.
The Black Book of Polish Jewry è un libro di 400 pagine, pubblicato nel 1943 a cura della Federazione Americana a sostegno degli Ebrei Polacchi e dalla Associazione dei Rifugiati Ebrei e degli immigrati dalla Polonia. Il suo autore si chiamava Jacob Apenszlak e descriveva nei dettagli la politica di sterminio effettuata nei campi di Treblinka, Bełżec, e Sobibór. Il volume conteneva anche un vasto repertorio fotografico sugli orrori perpetrati dai nazisti, ne riportiamo due pagine in copertina. Dunque si sapeva, la notizia dello sterminio era di pubblico dominio e non solo a conoscenza dei governi o dei servizi segreti Eppure, tutti tacquero fino a guerra finita.
Perche? Se lo chiese Victor Serge nel 1944, continuiamo a chiedercelo noi oggi.