TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 6 febbraio 2010

Il vento fa il suo giro

Il gruppo E123 in collaborazione col Circolo ARCI Guernica e Cineforum Imperia,
nel ciclo di serate di approfondimento culturale che prendono spunto da tematiche etniche,
presentano il

7 febbraio 2010 Serata Occitana

" Il vento fa il suo giro"
ore 18,00 dibattito e approfondimenti
ore 20,30 cena etnica

circolo arci guernica via mazzini 15 imperia

"A dispetto di Tarantino, che non sa, ecco un nostro debutto da non dimenticare. Quello di Giorgio Diritti che racconta in tre lingue (italiano, occitano, francese e sottotitoli) il difficile trasloco, morale e materiale, di un pastore francese nel villaggio montano in una valle occitana piemontese. (...) Lo dice il titolo, le cose prima o poi ritornano; e in questo film, che usa un cast quasi tutto non professionista, c'è la sensazione di auscultare un mutamento biologico della gente che poi la tv si preoccuperà di ripresentare con piena falsità retorica. Autori di riferimento sono Olmi e Piavoli, una fiduciosa ripresa di quell'invisibile senso del Tempo che pervade sia il paesaggio sia tutti i nostri instabili affetti." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 1 giugno 2007)"Fotografato meravigliosamente da Roberto Cimatti, sostenuto dalla sceneggiatura sapiente e ben ritmata di Diritti e Fredo Valla, interpretato dall'amichevole partecipazione dei locali e da quella più consapevole di alcuni attori (Alessandra Agosti e Thierry Toscan), l'esordio di Diritti commuove e incanta. 'Il vento fa il suo giro' ha fatto diversi giri di vento, di festival e di mondo per potersi finalmente posare sullo schermo di qualche sparuta sala italiana. Ed è con la forza del suo dettato e della sua magia che questo 'vento' si sta affermando, lentamente tramite quel fondamentale esercizio di critica e democrazia che è il passa parola." (Dario Zonta, 'L'Unità', 8 giugno 2007)"Ecco un film che si prende tutto il tempo necessario per dire due-tre cose importanti con la forza, l'onestà, il gusto per la verità del buon cinema. E' girato nelle valli occitane del Piemonte, uno dei tanti angoli dimenticati del nostro paese che non si vuole bene, ed è parlato in italiano, francese e lingua d'oc. Racconta l'arrivo di uno strano pastore francese, ex-insegnante di buone letture e solido coraggio, che si stabilisce con moglie, figli e capre in quel paesino abitato quasi solo da vecchi, per fare ottimi formaggi. Una piccola rivoluzione: ma le rivoluzioni raramente riescono e anche stavolta, esauriti gli entusiasmi iniziali, scattano diffidenze, invidie, rancori. A senso unico: perché saranno i valligiani a prendere l'opportunità per una minaccia, fino a costringerlo a ripartire. Il tutto scritto, recitato, ambientato con stile piano ma sapientissimo, sulla linea Olmi - Brenta - Piavoli, da un gruppo di non professionisti che lavorano in partecipazione (ognuno possiede una piccola quota del film). Il risultato è stupefacente per durezza (ed esattezza), ambientale e psicologica. Infatti è stato nei festival di mezzo mondo, ma in Italia esce dopo due anni. E non vincerà mai un premio ufficiale. Che dire?" (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 giugno 2007)"La cosa speciale di questo racconto è che non propone mai in modo semplicistico la dinamica tra conformismo e diversità. Non sventola facili slogan ecologici o di ritorno alla natura. Della relazione dialettica tra il pastore francese e i suoi interlocutori/antagonisti indaga ogni piega: entrambi sono portatori di una ideologia critica verso il modello di vita delle società ricche e contemporanee. Ma il punto è che mentre gli uni hanno congelato quei valori in una difesa chiusa e conservatrice, l'altro li misura concretamente e faticosamente in una scelta di vita."

(Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 15 giugno 2007)