TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 25 maggio 2012

Bombe nelle scuole. L'attentato alla scuola elementare slovena di Trieste del 1969




Giorgio Amico

Bombe nelle scuole: l'attentato alla scuola elementare slava di Trieste del 1969


Si è un pò da tutti messo in risalto come l'attentato di Brindisi rappresenti un unicum nella storia lunga e terribile del terrorismo in Italia in quanto mai prima era stata colpita una scuola.

Purtroppo non è così. Nel 1969 la strategia della tensione ebbe fra i suoi primi atti un attentato fortunatamente non riuscito alla scuola elementare slovena di Trieste. Gli attentatori,per la Magistratura riconducibili all'estrema destra veneta, avevano programmato una strage di bambini. 

La mattina del 4 ottobre 1969, due mesi prima di Piazza Fontana, il custode della scuola elementare di lingua slovena, sita in Via Caravaggio 4 a Trieste, scoprì sul davanzale di una finestra una cassetta portamunizioni militare con scritte in inglese avvolta da filo zincato. Quando i Carabinieri intervenuti sollevarono il coperchio, la cassetta risultò contenere sei candelotti di gelignite spezzati a metà, avvolti in carta paraffinata rossa, e un congegno ad orologeria formato da una pila, due detonatori e un orologio da polso con una vite inserita nel quadrante e collegata ai fili elettrici a loro volta collegati ai detonatori Ai piedi dell'edificio venivano inoltre rinvenuti otto volantini con scritte in stampatello di carattere antislavo. La perizia disposta dall'autorità giudiziaria di Trieste evidenziò che la cassetta conteneva complessivamente kg. 5,700 di gelignite e che l'ordigno, programmato per esplodere in orario di lezione,  non aveva funzionato per un difetto tecnico connesso o al basso voltaggio della pila elettrica o a un cattivo contatto fra i fili conduttori o fra la lancetta dell'orologio e la vite inserita nel quadrante.