Navigando in rete abbiamo trovato un interessante studio sui volontari afro-americani delle colonie inglesi caraibiche nella prima guerra mondiale. Ne riscriviamo la parte che ci pare più interessante.
Giorgio Amico
Taranto 1918. L'ammutinamento del British West Indies Regiment
Con lo scoppio della prima guerra mondiale nel
1914, migliaia di volontari dalle Indie Occidentali raggiunsero
l'esercito britannico. Erano uomini di colore, incoraggiati a
farlo da integrazionisti come Marcus Garvey (1) con
l'argomentazione che se avessero mostrato la loro lealtà alla
corona inglese sarebbero poi stati trattati come eguali.
Inizialmente il Segretario di Stato per la
Guerra Lord Kitchener rifiutò l'utilizzo di soldati di colore,
ma l'intervento del re Giorgio V e la necessità di truppe
resero poi la cosa possibile.
E così migliaia di afroamericani delle Indie
Occidentali si arruolarono volontari. Il loro viaggio per
l'Inghilterra fu lungo e pericoloso. Centinaia, dirottati in
pieno inverno ad Halifax (Canada), soffrirono di assideramento e
furono rimpatriati senza alcun riconoscimento del servizio
prestato e dell'invalidità sofferta.
Nel 1915, fu formato il British West Indies
Regiment raggruppante i volontari caraibici. Ma i comandi non
si fidavano delle truppe di colore. Arrivati in zona di guerra,
i reparti non ricevettero armi, riservate ai soldati bianchi, e
furono assegnati al faticoso e pericoloso lavoro di portare
munizioni, stendere reticolati e linee telefoniche sotto il
fuoco nemico.
Le condizioni di vita erano terribili per
uomini provenienti dai Tropici. Un poema anonimo, composto in
trincea, The Black Soldier's Lament, mostra l'amarezza dei
soldati. Una strofa dice:
Durante la guerra, 15600 uomini inquadrati in
12 battaglioni servirono con le Forze Alleate. Due terzi di essi
provenivano dalla Giamaica e il resto da Trinidad e Tobago,
Barbados, Bahamas, Honduras britannico (Belize), Grenada,
Guiana britannica (Guyana), Leeward Islands, St. Lucia e St.
Vincent.
Furono impiegati in numerose aree di
combattimenti contro i turchi in Palestina, Giordania e
Mesopotamia (Iraq) e in Francia, Italia e Egitto.
Dopo l'armistizio dell' 11 Novembre 1918, gli 8
battaglioni presenti in Francia e Italia furono concentrati a
Taranto per essere smobilitati. Ad essi si aggiunsero tre
battaglioni dall'Egitto e dalla Mesopotamia. I soldati
caraibici furono impiegati in attività faticose e degradanti
come costruire pulire le latrine per i soldati bianchi (italiani compresi). Ne
risultò un risentimento diffuso, accresciuto dalla scoperta che
ai soldati inglesi bianchi veniva data una indennità di smobilitazione
negata ai neri.
Il 6 dicembre quegli uomini ne ebbero
abbastanza. I soldati del IX Battaglione si rivoltarono contro
i loro ufficiali. Lo stesso giorno, 180 sergenti indirizzarono
una petizione al Segretario di Stato lamentando le
discriminazioni patite.
L'ammutinamento durò 4 giorni. Il 9 dicembre
fu la volta del X Battaglione a ribellarsi contro l'ordine del
proprio comandante di pulire le latrine dei soldati italiani.
Gli ammutinati furono circondati da reparti
armati di mitragliatrici e costretti alla resa. I reparti furono
sciolti e i soldati mandati in altre unità più sicure. Circa
60 soldati furono processati per ammutinamento e condannati a
pene varianti da 3 a 5 anni di carcere, mentre i due militari
considerati gli istigatori della rivolta furono condannati
rispettivamente a 20 anni e alla fucilazione. Il reggimento fu
sciolto nel 1921.
Sebbene l'ammutinamento fosse stato represso,
il malcontento persisteva e il 17 dicembre un gruppo di soldati
si riunì in assemblea per discutere la questione dei diritti
dei neri e dell'autodeterminazione nelle Indie Occidentali
(Caraibi). Dalla riunione nacque un'organizzazione, la Caribbean
League, per portare avanti questi obiettivi.
In un altro incontro, il 20 dicembre, diretto
da un sergente, si sostenne che "i neri delle Indie
Occidentali avrebbero dovuto vedere riconosciuto il loro diritto
alla libertà e all'autogoverno e che, se fosse stato
necessario, per ottenere questo obiettivo si sarebbe dovuto
usare la forza”. Questa dichiarazione fu accolta con applausi
dalla maggioranza dei presenti. I soldati decisero uno sciopero
generale per più alti salari da organizzare al loro ritorno in
patria.
La richiesta corrispondeva a ciò che stava
accadendo nelle colonie caraibiche inglesi (St. Lucia, Grenada,
Barbados, Antigua, Trinidad, Giamaica e Guiana) dove negli anni
di guerra si stavano per la prima volta sviluppando ondate di
violenti scioperi per i diritti politici e sindacali dei
lavoratori di colore che rappresentavano la quasi totalità
della popolazione.
E' in questo contesto che i soldati tornarono a
casa e non trovarono ad attenderli né fanfare né parate che
celebrassero il loro sacrificio patriottico. Furono accolti da
truppe (bianche) con le mitragliatrici puntate sui moli.
Migliaia di ex soldati furono deportati a forza a Cuba e in
Venezuela.
Partiti per combattere per l'Inghilterra, quei
soldati tornavano come nemici dell'Impero, accesi da idee
rivoluzionarie a cui non era estraneo ciò che stava accadendo
in Russia dove consigli di operai e soldati avevano deposto la
monarchia e instaurato un nuovo ordine socialista.
Nonostante la repressione, anche nei Caraibi
inglesi il dopoguerra segnò l'inizio di un'ondata di lotte a
causa della crisi economica causata dalla guerra. Dopo
l'esperienza in Europa, molti degli ex soldati del British West
Indies Regiment si trovarono alla testa delle lotte. Come
nell'Italia del 1919-20 i reduci smobilitati chiedevano il
mantenimento delle promesse fatte all'inizio della guerra di una
società più libera e giusta. Trattati ancora come schiavi, i
proletari di colore delle Indie Occidentali avevano preso
coscienza nelle trincee di Francia e Italia dei loro diritti.
Un'esperienza che non avrebbero più dimenticato.
Dall'esperienza della guerra (e della
rivoluzione russa) nasceva anche nelle Antille un movimento di
liberazione antimperialista che avrebbe poi trovato in CLR James
il suo cantore e rappresentante.
1) Marcus
Mosiah Garvey (Saint Ann's Bay, 1887 – Londra, 1940) politico e
scrittore giamaicano. Lottò negli Stati Uniti e nei Caraibi in
difesa degli afroamericani, predicando il ritorno in Africa da parte
dei discendenti degli schiavi. Per questo fu perseguitato e costretto
all'esilio.