Lunedì 20 aprile
Libereso Guglielmi compirà 90 anni. Conosciuto da tutti come il
giardiniere di Calvino, Libereso è nato a Bordighera nel 1925. Da
ragazzo, grazie a una borsa di studio, cominciò a studiare con Mario
Calvino nel giardino della Direzione Sperimentale per la floricoltura
di Sanremo. Lì trascorse dieci anni della sua vita, durante i quali
instaurò una profonda amicizia con Italo Calvino, che aveva due anni
più di lui.
In occasione dei suoi
90 anni il comune di Sanremo ha deciso di omaggiarlo con una targa:
la cerimonia è in programma lunedì 20 aprile alle ore 16.30 nella
Sala Giunta di Palazzo Bellevue (corso Cavallotti).
Noi gli facciamo gli auguri con
l'incipit bellissimo di uno dei racconti
di “Ultimo viene il corvo” di Italo Calvino.
Italo Calvino
Un pomeriggio. Adamo
Il nuovo giardiniere era
un ragazzo coi capelli lunghi, e una crocetta di stoffa in testa per
tenerli fermi. Adesso veniva su per il viale con l’innaffiatoio
pieno, sporgendo l’altro braccio per bilanciare il carico.
Innaffiava le piante di
nasturzio, piano piano, come versasse caffelatte: in terra, al piede
delle piantine, si dilatava una macchia scura; quando la macchia era
grande e molle lui rialzava l’innaffiatoio e passava a un’altra
pianta. Il giardiniere doveva essere un bel mestiere perché si
potevano fare tutte le cose con calma.
Maria-nunziata lo stava
guardando dalla finestra della cucina. Era un ragazzo già grande,
eppure portava ancora i calzoni corti. E quei capelli lunghi che
sembrava una ragazza. Smise di risciacquare i piatti e batté sui
vetri.
– Ragazzo, – disse.
Libereso Guglielmi, giovanissimo, nel giardino di Villa Meridiana, la casa dei Calvino. Accanto a lui,in un'altra immagine, Italo Calvino bambino.
Il ragazzo-giardiniere
alzò la testa, vide Maria-nunziata e sorrise. Anche Maria-nunziata
si mise a ridere, per rispondere a lui, e perché non aveva mai visto
un ragazzo coi capelli così lunghi e con una crocetta come quella in
testa.
Allora il
ragazzo-giardiniere le fece «vieni-qui» con la mano e
Maria-nunziata continuava a ridere per quel suo modo buffo di fare i
gesti, e si mise anche lei a fare gesti per spiegargli che aveva da
rigovernare i piatti. Ma il ragazzo– giardiniere le faceva
«vieni-qui» con una mano e con l’altra indicava i vasi delle
dalie. Perché indicava i vasi delle dalie?
Maria-nunziata schiuse i
vetri e mise la testa fuori.
– Cosa c’è? –
disse, e si mise a ridere.
– Di’: vuoi vedere
una bella cosa?
– Cos’è? – Una
bella cosa. Vieni a vedere. Presto.
– Dimmi cosa.
– Te la regalo. Ti
regalo una bella cosa.
– Ho i piatti da
lavare. Poi viene la signora, e non mi trova.
– La vuoi o non la
vuoi? Alé, vieni.
– Aspetta lì, –
disse Maria-nunziata, e chiuse la finestra.
Quando uscì dalla
porticina di servizio, il ragazzo-giardiniere era sempre lì che
bagnava i nasturzi. – Ciao, – disse Maria-nunziata.
Maria-nunziata sembrava
più alta perché aveva le scarpe belle coi sugheri, che era un
peccato tenerle anche per i servizi, come piaceva a lei. Ma aveva una
faccia bambina, piccola in mezzo al riccio dei capelli neri, e anche
le gambe ancora magre e bambine, mentre il corpo, negli sbuffi del
grembiule, era già pieno e adulto. E rideva sempre: a ogni cosa
detta dagli altri o da lei, rideva.
– Ciao, – disse il
ragazzo-giardiniere.
Aveva la pelle marrone,
sulla faccia, sul collo, sul petto: forse perché stava sempre così,
mezzo nudo.
– Come ti chiami? –
disse Maria-nunziata.
– Libereso, – disse
il ragazzo-giardiniere.
Maria-nunziata rideva e
ripeté:
– Libereso...
Libereso... che nome, Libereso.
– É un nome in
esperanto, – disse lui. – Vuol dire libertà, in esperanto.
(Da: Ultimo viene il
corvo, in: Italo Calvino, Romanzi e racconti, volume primo, I
Meridiani, pp. 151-152)