TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 18 aprile 2015

Libereso Guglielmi, il ragazzo-giardiniere di Calvino, compie 90 anni



Lunedì 20 aprile Libereso Guglielmi compirà 90 anni. Conosciuto da tutti come il giardiniere di Calvino, Libereso è nato a Bordighera nel 1925. Da ragazzo, grazie a una borsa di studio, cominciò a studiare con Mario Calvino nel giardino della Direzione Sperimentale per la floricoltura di Sanremo. Lì trascorse dieci anni della sua vita, durante i quali instaurò una profonda amicizia con Italo Calvino, che aveva due anni più di lui.
In occasione dei suoi 90 anni il comune di Sanremo ha deciso di omaggiarlo con una targa: la cerimonia è in programma lunedì 20 aprile alle ore 16.30 nella Sala Giunta di Palazzo Bellevue (corso Cavallotti).
Noi gli facciamo gli auguri con l'incipit bellissimo di uno dei racconti di “Ultimo viene il corvo” di Italo Calvino.

Italo Calvino

Un pomeriggio. Adamo


Il nuovo giardiniere era un ragazzo coi capelli lunghi, e una crocetta di stoffa in testa per tenerli fermi. Adesso veniva su per il viale con l’innaffiatoio pieno, sporgendo l’altro braccio per bilanciare il carico.

Innaffiava le piante di nasturzio, piano piano, come versasse caffelatte: in terra, al piede delle piantine, si dilatava una macchia scura; quando la macchia era grande e molle lui rialzava l’innaffiatoio e passava a un’altra pianta. Il giardiniere doveva essere un bel mestiere perché si potevano fare tutte le cose con calma.

Maria-nunziata lo stava guardando dalla finestra della cucina. Era un ragazzo già grande, eppure portava ancora i calzoni corti. E quei capelli lunghi che sembrava una ragazza. Smise di risciacquare i piatti e batté sui vetri.

– Ragazzo, – disse.

Libereso Guglielmi, giovanissimo, nel giardino di Villa Meridiana, la casa dei Calvino. Accanto a lui,in un'altra immagine, Italo Calvino bambino.  

Il ragazzo-giardiniere alzò la testa, vide Maria-nunziata e sorrise. Anche Maria-nunziata si mise a ridere, per rispondere a lui, e perché non aveva mai visto un ragazzo coi capelli così lunghi e con una crocetta come quella in testa.

Allora il ragazzo-giardiniere le fece «vieni-qui» con la mano e Maria-nunziata continuava a ridere per quel suo modo buffo di fare i gesti, e si mise anche lei a fare gesti per spiegargli che aveva da rigovernare i piatti. Ma il ragazzo– giardiniere le faceva «vieni-qui» con una mano e con l’altra indicava i vasi delle dalie. Perché indicava i vasi delle dalie?

Maria-nunziata schiuse i vetri e mise la testa fuori.

– Cosa c’è? – disse, e si mise a ridere.
– Di’: vuoi vedere una bella cosa?
– Cos’è? – Una bella cosa. Vieni a vedere. Presto.
– Dimmi cosa.
– Te la regalo. Ti regalo una bella cosa.
– Ho i piatti da lavare. Poi viene la signora, e non mi trova.
– La vuoi o non la vuoi? Alé, vieni.
– Aspetta lì, – disse Maria-nunziata, e chiuse la finestra.

Quando uscì dalla porticina di servizio, il ragazzo-giardiniere era sempre lì che bagnava i nasturzi. – Ciao, – disse Maria-nunziata.

Maria-nunziata sembrava più alta perché aveva le scarpe belle coi sugheri, che era un peccato tenerle anche per i servizi, come piaceva a lei. Ma aveva una faccia bambina, piccola in mezzo al riccio dei capelli neri, e anche le gambe ancora magre e bambine, mentre il corpo, negli sbuffi del grembiule, era già pieno e adulto. E rideva sempre: a ogni cosa detta dagli altri o da lei, rideva.

– Ciao, – disse il ragazzo-giardiniere.

Aveva la pelle marrone, sulla faccia, sul collo, sul petto: forse perché stava sempre così, mezzo nudo.  
– Come ti chiami? – disse Maria-nunziata.
– Libereso, – disse il ragazzo-giardiniere.

Maria-nunziata rideva e ripeté:

– Libereso... Libereso... che nome, Libereso.
– É un nome in esperanto, – disse lui. – Vuol dire libertà, in esperanto.


(Da: Ultimo viene il corvo, in: Italo Calvino, Romanzi e racconti, volume primo, I Meridiani, pp. 151-152)