TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 5 giugno 2015

Salvador Allende massone



Salvador Allende, il presidente di Unidad Popular fatto assassinare da Pinochet, fu esponente di primo piano della massoneria. Un libro di un giornalista cileno ne rilegge il percorso politico a partire da questa appartenenza.

Giorgio Amico

Salvador Allende massone

Si è scritto molto sull'esperienza tragica di Unidad Popular e poi sul tormentato e lungo percorso del Cile dalla dittatura sanguinaria di Pinochet al ristabilimento della democrazia, ma poco spazio è stato dedicato alla figura di Salvador Allende, alle sue idee e al suo percorso politico.

Un libro, di cui appare oggi la versione italiana, permette di colmare questa lacuna e nel contempo di approfondire il tema dei rapporti fra Massoneria e movimento socialista e democratico. Un tema valido non solo per l' America Latina dove riguarda figure importanti del passato o della contemporaneità ( tra i tanti: Martì, Haya de la Torre, Sandino, Fidel Castro, Chavez), ma anche per l'Italia. Basti pensare al ruolo nella nascita del movimento operaio e socialista di massoni dichiarati come Bakunin e Andrea Costa.

Perchè Allende fu esponente di primo piano della massoneria cilena e l'intera suo percorso politico nel Partito socialista fino all'esperienza di Unidad Popular ha una esplicita (e dichiarata) connotazione massonica. 

Nato nel 1908, Salvador Allende si forma all'interno di una famiglia fortemente connotata in senso massonico. Massone il padre, ma soprattutto il nonno, Ramon Allende Padin, medico progressista, soprannominato “ il rosso” per la sua azione in favore del popolo, eletto Gran Maestro della Gran Loggia del Cile nel 1884.

Per Allende impegno politico e militanza massonica procedono insieme fin dagli inizi. Iniziato il 16 novembre 1935 nella Loggia “Progreso” n. 4 di Valparaiso, fondata dal nonno, si trasferisce nel 1940 per seguire i suoi impegni politici a Santiago del Cile dove entra nella Loggia Hiram n. 65, alla quale appartiene fino alla tragica morte nel 1973.



Come emerge dalla ricca documentazione del volume, Allende riconoscerà sempre l'influenza profonda sul suo pensiero e sulla sua azione politica degli ideali massonici di libertà, fratellanza e uguaglianza. E questo nonostante le contraddizioni che egli fin da subito nota nell'Istituzione.

“Dal punto di vista squisitamente teorico, la massoneria è una istituzione perfetta. Ma questo mondo ideale puo’ aiutare l’uomo reale, l’uomo comune che affronta gli imperativi della vita quotidiana? I massoni proclamano uguaglianza, libertà e fraternità come somma sintesi della convinzione collettiva. Possiamo, con onestà intellettuale, immaginare che la composizione delle nostre logge rifletta la società cilena dei nostri giorni?  La mia risposta è negativa. Nella massoneria si combinano solo elementi della borghesia o di chi aspira ad essere borghese. E’ una constatazione”.

Constatazione (del 1965) che non interrompe la sua militanza massonica, che anzi ne riceve nuovo slancio. Per Salvador Allende lottare per una Massoneria democratica e progressista in un Cile più libero e giusto fa parte della stessa battaglia culturale, civile e politica.

Significativo è il suo discorso su massoneria e socialismo” durante la tornata della Gran Loggia di Colombia a Bogotà il 28 agosto 1971, quando già era presidente del Cile.

“Avevo piena coscienza che l’Ordine non è né una setta, né un partito, e che sgrossando la pietra grezza ci si prepara per agire nel mondo profano…quando per la prima volta, ascoltando il Rituale, udii che «gli uomini senza principi e senza idee ferme, sono come le imbarcazioni che, una volta rotto il timone, si sfasciano contro gli scogli». Appresi anche che nel nostro Ordine non ci sono gerarchie di natura sociale né economica. Fin dal primo momento divenne dunque più forte in me la convinzione che i principi dell’Ordine, proiettati nel mondo profano, potevano e dovevano essere un contributo al gran processo rinnovatore che tutti i popoli del mondo cercano di effettuare, specialmente i popoli di questo Continente, la cui dipendenza politica ed economica accentua la tragedia dolorosa dei paesi in via di sviluppo”.



Marxista rigoroso, Allende fu dunque sempre ben consapevole della difficoltà del compito e dei limiti e delle ambiguità della massoneria riflesso delle contraddizioni della società cilena. Lo stesso Pinochet d'altronde aveva avuto frequentazioni massoniche e forse questo spiega perché fino all'ultimo Allende se ne fidò. Leggendo il libro colpisce la lucidità con cui Allende valutò sempre il rischio di isolamento e incomprensione sia in Loggia che nel Partito. Il discorso di Bogotà lo testimonia chiaramente:

“Nelle Tavole presentate alle diverse Logge della mia patria ho sempre insistito sulla sicurezza, per me certa, che potevo coesistere nei Templi con i miei Fratelli, anche se per molti era difficile immaginare che questo fosse possibile per un uomo che nella vita profana dice pubblicamente di essere marxista… Sostenni il mio diritto a essere massone e socialista allo stesso tempo. Nei Congressi dissi pubblicamente che qualora si fosse accettata questa incompatibilità, avrei abbandonato il partito come militante, anche se non avrei mai smesso di essere socialista in quanto a idee e principi.

Allo stesso tempo sostenni che il giorno che nell’Ordine si fosse accettata l’incompatibilità tra le mie idee e la mia dottrina marxista, e l’essere massone, avrei abbandonato le Officine, convinto che ivi la tolleranza non era una virtù praticata. Ho potuto vivere questa realtà (essere marxista e massone) e credo di poter offrire ai Fratelli della Gran Loggia di Colombia solamente una vita leale ai principi dell’Ordine, dentro l’Ordine e nel mondo profano”.

Una alterità quella fra impegno politico e massonico che il presidente di Unidad Popular rifiutò sempre di prendere in considerazione, considerando il suo essere socialista e massone come elementi coerenti di una vita intera dedicata alla lotta per un Cile migliore. Un impegno coerente e rigoroso che Salvador Allende onorò fino al suo assassinio, l'11 settembre 1973, e che il libro di Juan Gonzalo Rocha ricostruisce a fondo.



Rocha J. Gonzalo
Allende massone. Il punto di vista di un profano
Mimesis, 2015
22 euro