TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 29 maggio 2021

La Massoneria russa nell'Ottocento

 


Giorgio Amico

La Massoneria russa nell'Ottocento


La storia della massoneria russa presenta elementi di grande interesse. Prima di tutto è una storia complessa e anche drammatica, scandita da periodi di clandestinità e di altri, più rari, di attività alla luce del sole.

Lasciando da parte la tesi, che la ricerca storica contemporanea respinge come leggendaria, che l'introduzione della Massoneria in Russia risalga a Pietro il Grande che sarebbe stato a sua volta iniziato in una loggia operativa (cioè di veri muratori) inglese, l'arrivo della Liberia Muratoria in Russia risale ai tempi dell'imperatrice Caterina che, affascinata dall'illuminismo francese, ne favorì le attività al fine di modernizzare il paese e portarlo al livello culturale della parte più avanzata d'Europa. Il progetto fallì clamorosamente quando l'imperatrice stessa capì che in un regime autocratico fondato sulla servitù della gleba la diffusione di principi di uguaglianza e libertà non poteva restare chiuso nell'ambito dei circoli intellettuali, ma rappresentava un potenziale pericolo per l'ordine costituito. Di conseguenza le logge furono chiuse nel 1792.

Seguì dunque un periodo di persecuzione poliziesca, interrottosi poi brevemente alla morte dell'imperatrice sotto gli imperatori Paolo I, lui stesso massone, e Alessandro I . Periodo chiuso definitivamente nel 1822 con il bando delle logge, bando riconfermato nel 1826 dopo il tentativo di colpo di stato democratico degli ufficiali decabristi in gran parte massoni e fortemente influenzati dalla Carboneria italiana.

Dal 1822 dunque la Massoneria cessò di esistere in Russia, anche se non ne cessarono le attività. Alcune logge continuarono a riunirsi clandestinamente a Pietroburgo e a Mosca, ma con una partecipazione sempre più ristretta e in una assoluta clandestinità.

Diversa la situazione all'estero, dove a partire già dai primi anni trenta dell'Ottocento troviamo russi che si fanno iniziare nelle logge dell'Europa occidentale, soprattutto in Francia. Per tutto l'Ottocento Parigi sarà il vero centro della Massoneria russa, ruolo che rivestirà di nuovo dopo il bando bolscevico della Massoneria nel 1918.

All'inizio sono uomini d'affari e mercanti che cercano nelle logge contatti utili per le loro attività, ma a partire dal 1840 e dall'aperto coinvolgimento della Massoneria nei movimenti rivoluzionari che porteranno poi alla grande ondata rivoluzionaria del 1848, a iniziarsi sono soprattutto intellettuali, molti di provenienza aristocratica, affascinati dal giacobinismo e dalle attività delle società segrete di cui la Carboneria italiana rappresenta uno dei principali esempi.

Questo spiega l'adesione del futuro padre dell'anarchia Michail Bakunin, iniziato nel 1845, e attivo soprattutto in Italia in una loggia fiorentina del grande Oriente d'Italia, fino a raggiungere il 32° grado (il penultimo) del Rito Scozzese Antico e Accettato. Bakunin addirittura organizzò una sua “Fratellanza Internazionale” e scrisse un “Catechismo moderno della Massoneria”, convinto che come era avvenuto per la Carboneria, la Massoneria rappresentasse la via migliore per la costruzione di una efficace organizzazione rivoluzionaria. Questo spiega anche come N. I. Utin, uno dei fondatori della sezione russa della Prima Internazionale, pur non essendo massone, si riunisse con i suoi compagni nei locali del tempio massonico di Ginevra.

Per tornare a Bakunin, egli era stato fortemente influenzato dall'esperienza italiana ed in particolare dalla figura di Giuseppe Garibaldi, a sua volta iniziato nel 1844 in una loggia di Montevideo. E proprio a Garibaldi si deve una delle prime apparizioni, dopo il bando del 1822, di logge massoniche sul territorio dell'impero russo.

Nel 1874 il Grande Oriente d'Italia costituì una loggia a Odessa, la “Stella di giustizia” attiva nella comunità italiana. Va ricordato che la Crimea era stata di fatto colonia genovese e che fino alla seconda guerra mondiale ospitava una comunità di lingua italiana di circa 300 mila persone. Nella seconda guerra mondiale questa comunità fu deportata da Stalin nel gulag siberiano e praticamente sterminata. Dopo la guerra gli italiani di Crimea non erano ormai più di tremila, costretti a nascondere le loro origini e a prendere nomi russi, pur mantenendo nel segreto della famiglia l'uso della lingua italiana. Una storia drammatica quasi sconosciuta in Italia che solo dopo la caduta del comunismo si è incominciato a ricostruire.

La Loggia ebbe comunque vita breve, tanto che negli anni Ottanta non se ne trova più traccia. Lo stesso accadde con le logge aperte dal Grande Oriente di Francia ai tempi della guerra di Crimea. Va comunque detto che anche questo logge riunivano soprattutto mercanti e marinai francesi e non svolgevano alcuna attività fra i russi e dunque venivano tollerate. Anch'esse comunque ebbero vita breve.

La rinascita della Massoneria russa avvenne a Parigi e solo a partire dalla fine dell'Ottocento con la fondazione della loggia “Cosmos” nel 1887 di cui il principale esponente fu il Professor Pavel Nikolayevich Yablochkov (1847-1894), prestigiosissimo uomo di cultura in esilio volontario in Francia.

La Cosmos si rivolse ai giovani intellettuali russi, soprattutto medici e scienziati, venuti a studiare e a lavorare nelle università occidentali, raccogliendone l'élite. Scopo della loggia la modernizzazione della Russia, la trasformazione del paese in una monarchia costituzionale, la soluzione del problema contadino e delle minoranze nazionali oppresse a partire da quella polacca.

In questo ambito si colloca l'adesione alla Massoneria di Maxim Maximovich Kovalevsky (1851-1916) prestigioso professore universitario e vero padre della Massoneria russa moderna.

Nell'estate del 1900 Kovalevsky aprì a Parigi un “Istituto russo di Scienze sociali”, aperto a giovani ricercatori di tutte le tendenze che divenne la fucina della futura classe politica democratica protagonista della storia russa dalla rivoluzione fallita del 1905 al 1917. La Scuola teneva corsi di filosofia, storia, letteratura, diritto costituzionale, economia politica, sociologia, antropologia. A questi corsi parteciparono centinaia di giovani studiosi che in parte non piccola si inizieranno alla Massoneria e durante i fatti rivoluzionari del 1905 torneranno in Russia ad aprire le prime logge. La Scuola, gestita secondo i principi massonici della tolleranza e della più assoluta libertà di pensiero, vide la partecipazione come relatori sulla questione sociale in Russia di personaggi del calibro di G. V. Plekhanov, il padre del marxismo russo, e dello stesso Lenin.

La partecipazione ai corsi era praticamente gratuita, l'iscrizione costava solo 30 franchi all'anno. Le spese venivano coperte dallo stesso Kovalevsky, ricco proprietario terriero, che a questo scopo vendette gran parte delle sue proprietà a Kharkov. Coerente con le sue idee democratiche e con la convinzione che il problema centrale della Russia fosse la trasformazione dei contadini russi da massa informe a classe di piccoli proprietari, egli cedette le sue terre ai contadini che già le lavoravano.

Da questo ambiente uscirono i quadri dei futuri partiti russi ed in particolare del Partito Costituzionale Democratico e del Partito Socialista Rivoluzionario. Ma qui inizia la storia di un altro periodo della Massoneria russa destinato a concludersi con la rivoluzione del febbraio 1917 e il rovesciamento dell'autocrazia zarista. Ne parleremo in un'altra occasione.