Poco prima che il covid rendesse impossibile viaggiare, ho avuto la fortuna, grazie alla disponibilità di una coppia di amici espertissimi dei posti, di poter girare in lungo e in largo la Ciociaria, straordinario scrigno di ricchezze paesaggistiche, architettoniche, artistiche e storiche. Tra queste la splendida abbazia di Trisulti, spersa nei boschi e tra le montagne. Arrivarci fu un'impresa, ma ne valeva la pena. Il carattere selvaggio dei luoghi, che contrastava con l'eleganza geometrica dei giardini e l'armonia degli edifici abbaziali, ben si addiceva alla meditazione e al raccoglimento dei monaci, ma anche – lo scopro oggi sfogliando un vecchio libro del 1897 – ad imprese sicuramente meno mistiche. Inutile dire che il post è dedicato a Sergio e Marcella, con l'augurio che l'anno nuovo ci permetta di riprendere a viaggiare insieme. (G.A.)
I briganti di Trisulti e di Collepardo
I briganti quando si videro attaccati e cacciati a fucilate da quelle località, dove fino allora per colpa di pochi ed indegni funzionari e di molti paurosi possidenti, avevano trovato protezione e ricovero, giurarono di vendicarsi. Alle minaccie tennero ben presto dietro i fatti, e quei disgraziati paesi, fino allora tranquilli, furono teatro di ogni sorta' di rapine e delle più efferrate scelleratezze degne appena dei popoli più barbari e selvaggi.
II Governo, a giusta ragione impensierito, nulla risparmiò per estirpare tanto flagello; spese ingenti somme, basti dire che dallo scorcio del 1865 ai primi del 1870 nella sola provincia di Fresinone le spese straordinarie per il brigantaggio ammontarono a due milioni e cinquecentomila lire!
Le truppe furono ancora aumentate, ebbero armi speciali, e retribuite come in tempo di guerra.
Le più rigorose misure vennero adottate per impedire ogni transito d’armi e di viveri ai briganti sulle montagne, c si obbligarono perfino i boscaiuoli ed i carbonari a non portare più viveri in montagna, anche in minime proporzioni, obbligandoli di scendere al piano, quando volevano mangiare, in date località occupate militarmente.
Nei primi mesi del 1863 la località detta Prati di San Nicola, esteso altipiano nel territorio di Verdi — situato fra la storica Abbadia di Trisulti ed il villaggio di Collepardo, era uno dei punti più strategici, perché passaggio che conduceva alla Valle dell’Inferno ed altre contrade che servivano di quartier generale alle bande Fuoco, Cipriano La Gala, Ciciguerra Andreozzi, ecc.— veniva giornalmente occupata da un forte distaccamento di truppa, agli ordini di un ufficiale. Il distaccamento a turno era fornito dalle guarnigioni stanziate in Trisulti e in Collepardo. Questo reparto di truppe frazionato in piccoli posti avanzati aveva incarico di impedire il transito di viveri di qualsiasi specie che potessero pervenire alle bande brigantesche, e t perquisire tutti i carbonari e boscaiuoli che per ragioni del loro mestiere dovevano recarsi in montagna.
I risultati di tale servizio, che durò vari mesi, furono soddisfacenti, perché costrinse i briganti colà annidati, circa 200,di abbandonare alla spicciolata quelle località, dopo essere stati attaccati e battuti in due scontri, ai quali presi parte, che avvennero il martedì e il venerdì santo della Pasqua di quell’anno, da varie colonne del 1° reggimento linea agli ordini del colonnello Azzanesi.
Durante quell’epoca le truppe stanziate nella provincia di Marittima e Campagna continuarono sempre ad inseguire ed a attaccare vivamente i briganti ovunque si trovavano.