TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 25 novembre 2022

La ripresa del Grande Oriente d'Italia nel dopoguerra (1946-1947)

 


Questo sesto quaderno è dedicato ai primi atti del ricostituito Grande Oriente d'Italia, dopo la parentesi buia della dittatura fascista, negli anni incandescenti dell'immediato dopoguerra. In un'Italia distrutta dalla guerra, impoverita e divisa da forti contrasti ideologici, il Grande Oriente d'Italia rappresentò il tentativo di rilanciare quegli ideali umanitari e solidaristici che erano stati alla base della grande stagione prefascista. Un tentativo generoso che si infranse contro il cambiamento radicale avvenuto nel frattempo nella società italiana. Un cambiamento di cui la Massoneria non si rese conto se non in ritardo. Una incomprensione che di fatto, nonostante le tradizionali calunnie sul “potere massonico”, le costarono una sostanziale emarginazione dalla vita politica e sociale del Paese. Ed in effetti nell'Italia dei grandi partiti di massa e delle grandi ideologie, quella cattolica e quella comunista, non esisteva più alcuna possibilità che il Grande Oriente d'Italia svolgesse il ruolo egemone che aveva rivestito nell'Italia prefascista.  

Nonostante questo il ruolo della Massoneria non fu insignificante, come testimonia il contributo dato ai lavori della Costituente al cui interno la presenza massonica fu consistente e lasciò un segno indelebili in molti articoli della prima parte della nostra Costituzione repubblicana. Negli anni trattati il Grande Oriente si impegnò a fondo in una battaglia, rivelatasi poi perdente, per la totale laicità dello Stato.

Da qui la polemica contro il populismo clericale de “L'Uomo Qualunque” e la denuncia dei tentativi di compromesso di alcuni gruppi massonici di ambigua natura derivanti dalla diaspora della cosiddetta Massoneria di Piazza del Gesù, nata dalla scissione del Rito Scozzese nel 1908 e frantumatasi dopo il 1945 in una pluralità di obbedienze in lotta accanita fra loro.

Da qui lo scendere apertamente in campo in occasione delle elezioni comunali di Roma del 1947 che, dopo la riconferma del Concordato mussoliniano a causa dell'accordo fra Togliatti e De Gasperi, avrebbero dovuto segnare il trionfo dell'egemonia vaticana sulla politica interna italiana. Ricordiamo che il quel periodo si auspica Oltre Tevere l'instaurazione di una repubblica autoritaria sullo stampo del clericale regime di Salazar in Portogallo. E non solo di auspici si trattava, come dimostra il tentativo fallito, grazie proprio alle forze della democrazia laica in cui la Massoneria manteneva una forte presenza, della cosiddetta “Legge truffa” del 1953.

Tornando alle elezioni romane, fu una grande battaglia di libertà, non contro i cattolici, ma per la piena libertà di tutti i cittadini e una risposta alla violentissima campagna antimassonica lanciata in tutto il Paese dalle gerarchie ecclesiastiche che riprendevano a piene mani gli argomenti su cui il fascismo si era basato per giustificare la messa fuori legge della Libera Muratoria. Calunnie destinate a durare fino ad oggi, alimentate da ambienti clericali ma anche dall'estrema destra neofascista e da una sinistra profondamente intrisa dell'ideologia staliniana.

Quanto al presente quaderno, esso consta di due parti. La prima che riproduce un estratto di una storia del GOI nel dopoguerra apparsa sul sito web del GOI stesso e la seconda contenenti documenti apparsi su “L'Acacia”, rivista mensile del Grande Oriente, uscita dal 1947 al 1952.