TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 26 novembre 2016

Da una Liguria devastata. Francesco Biamonti, l'uomo e l'acqua


Il giorno dopo che una nuova disastrosa alluvione ha sconvolto il Ponente ligure riprendiamo due interventi di Francesco Biamonti. Una testimonianza e un testamento che ci ricordano come la scrittura sia prima di tutto comprensione e dunque impegno civile.

Francesco Biamonti. L'uomo e l'acqua


Dal vecchio frantoio, Biamonti si è messo a guardare la pioggia a scrosci, il torrente che rompe gli argini, i ponti che cadono giù, il mare che "si prepara a riprendersi lo spazio che gli hanno tolto". Se lo aspettava. Era la sua "attesa sul mare". Perché "l' Angelo del Progresso vuole sempre più vittime". Il suo racconto del disasrro, scorre via senza enfasi, con un cinismo d' amore verso la sua terra, e di disprezzo per chi l' ha violata. Sta piovendo adesso? "Ora no"

Una alluvione ogni due settimane, mai successo, nelle colline di Ventimiglia. Se lo aspettava? "Doveva succedere, prima o poi". Lei guardava la pioggia, le frane, che cosa provava? Rabbia? "Rabbia? No, forse uno stupore momentaneo, ma era logico che succedesse. I danni? Non sono così gravi, qui c' è un torrente, il Verbone, che non è il Mississipi o il Rio della Plata, è un ruscello da niente, ma gli hanno tolto il greto...".

Nei suoi libri, descrive sempre la sua terra, parla del profumo d' assenzio e d' ulivo. Com' è adesso? "Sono rimasti lì, assenzio e ulivo. Al loro posto. La macchia mediterranea ha retto. Non resistono le stupidaggini degli uomini. Il maltempo arriva e va via, anche a San Biagio, non è stato tanto tremendo. Il paesaggio l' avevano già stravolto, almeno più giù a valle. Quassù hanno levato gli eucaliptus, non era necessario". Perché? "Così, hanno esposto i muri alla violenza del tempo".


E il mare? "Gli hanno mangiato gli arenili. Hanno tolto spazio al mare, per costruire le passegiate da turisti, con le speculazioni. E il mare, prima o dopo, quello spazio se lo riprende". Siete rimasti isolati, voi a San Biagio. "Per un giorno, isolati e senza luce". Biamonti, perché è successo? "Da noi le colline sono fragilissime e coperte da uno strato di rocce. Ora, alle colline, è arrivato addosso un peso enorme. E io ne aspetto altri". Tutta colpa dell' uomo? "Una volta il lavoro dell' uomo era positivo, si costruivano terrazze da zero fino a ottocento metri. Adesso le colline sono state cementificate, sopportano quel peso. E' una casualità che non sia successo prima, dovevamo aspettarcelo, era un voler chiudere gli occhi".  


(Da un'intervista del 15 novembre 2000 a La Repubblica)


L'uomo e l'acqua

Si chiama  "L'uomo e l'acqua", il docu-film di Francesco Biamonti,  grande scrittore ligure di San Biagio della Cima (IM), realizzato dopo l'alluvione del 2000: tragedia che ferì il Ponente ligure, da Albenga fino al confine. Bordighera, Vallecrosia, Soldano, San Biagio della Cima furono colpite da frane ed esondazioni dei torrenti. 

Si tratta di un documentario-intervista, poco conosciuto, in cui lo scrittore raccontava del fragile territorio di Liguria: Biamonti, a partire da quella terribile esperienza, che aveva visto avverarsi le previsioni da lui fatte a partire dagli anni '70, riflette sulla fragilità del territorio ligure, sull'urbanizzazione selvaggia e il consumo di suolo, sulle coltivazioni in serra e sull'abbandono delle campagne, sugli interventi non fatti e sulla mancata regimentazione delle acque. 

Una testimonianza accorata e lucida di grande interesse non solo perché sottolinea il legame di Biamonti col proprio territorio, ma anche perché mette in evidenza come un uomo di lettere e scrittore avesse osservato e studiato in modo approfondito questo territorio e le sue trasformazioni degli ultimi 50 anni e fosse in grado non solo di fornire una lucida analisi sulle cause del disastro, ma anche di proporre soluzioni, anche pratiche, e percorsi di corretta gestione del territorio. 

Francesco Biamonti, scomparso nel 2001 è stato ed è una bandiera di una Liguria fragile, racchiusa fra mare e collina: una Liguria di "frontiera", dell'estremo Ponente, che lo scrittore  ha saputo raccontare e romanzare con grande passione e lirismo, trasmettendo al lettore emozioni, profumi, il rumore del vento e delle onde, con una bravura assoluta. Tanti gli interventi di Biamonti sul "paesaggio perduto" conosciuto dalle diverse generazioni,una sorta di Eden, raccontava, che gli uomini e, soprattutto gli scrittori, hanno bisogno di ricostruire, sia pure solo immaginandolo col pensiero".