E’ da poco uscito
presso l’editore Massari (www.massarieditore.it) il saggio di
Raoul Vaneigem Disumanità della religione. L’originale è
apparso in Francia nel 2000, per conto dell’editore Denoel. La
curatela del volume è opera di Andrea Babini (sua la traduzione, suo
uno dei tre testi posti in appendice), l’introduzione è stata
scritta da Federico Battistutta (suo un altro degli scritti in
appendice; il terzo è dello stesso Vaneigem dal titolo “Per un
superamento della religione”).
In questo libro l’autore
(esponente di punta del situazionismo negli anni Sessanta/Settanta)
compie un’appassionata ricostruzione della nascita delle religioni
e della loro sopravvivenza fino ai nostri giorni. E’ un’analisi
critica, originale e anche impietosa nei confronti delle istituzioni
religiose e delle società all’interno delle quali continuano a
prosperare, seminando e coltivando infelicità presso gli esseri
umani. Per la modalità con cui affronta l’argomento (critica le
religioni senza cadere nell’elogio del pensiero laico e
razionalista) è un libro raro che merita conoscere.
“In queste pagine
vediamo emergere in maniera netta il conflitto tra religio e
religione. Per Vaneigem, con il termine «religione» si intende
quel complesso di istituzioni, gerarchie, credenze, riti, scritti e
dogmi, sorto come esito indiretto della rivoluzione neolitica in cui
l’uomo, addomesticando animali e piante, alla fine ha addomesticato
se stesso, divenendo sedentario, cittadino, produttore e infine
consumatore. È all’interno di questa divisione del lavoro che
sorge il ruolo degli specialisti del sacro, di mediatori tra
l’umano e il divino, tra la vita e la morte, proprio delle
caste sacerdotali, che trovarono ben presto la loro collocazione
sociale nel sostenere il potere costituito, giustificando e
benedicendo lo sfruttamento in atto.
Per questo Vaneigem
afferma che la religione vedrà la sua fine solo con la scomparsa di
un mondo che riduce l’uomo al lavoro, che lo strappa al destino di
potersi creare, ricreando il mondo. Occorre, secondo l’Autore,
rintracciare fin dentro le pieghe delle coscienze e dei vissuti
individuali quei tratti morbosi che inducono all’assenza di vita,
alla rinuncia, al sacrificio, alla colpevolezza e alla mortificazione
per proiettarsi nel cielo degli dei e delle idee”
(dall’introduzione di F. Battistutta).