TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 5 luglio 2020

Come un contadino. Del simbolo e della sua importanza per la vita dell'uomo



In epoca di Covid-19 non è più possibile tenere corsi o cicli di conferenze. Qualcuno sopperisce con lezioni on line. Noi, che siamo pre-tecnologici, per non dire francamente primitivi in materia, lo facciamo riproponendo qui argomenti esposti nell'ambito dei corsi svolti in particolare presso l'UniSabazia e la Biblioteca Civica di Albisola Mare. Iniziamo trattando di una materia che ci sta particolarmente a cuore: il simbolo, il mito e il rito.

Giorgio Amico

Come un contadino. Del simbolo e della sua importanza per la vita dell'uomo


La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L’homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l’observent avec des regards familiars.
Comme de long échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les parfums, les couleurs et les sons se répondent. (1)

Cantava così Baudelaire, cogliendo il senso profondo e autentico di ciò che noi moderni chiamiamo natura e collochiamo al di fuori di noi, ma che per gli antichi era "Kosmos", cioè l'ordine armonico di tutto ciò che esiste a partire dai quattro elementi fondamentali: l'acqua, la terra, il fuoco, l'aria. Un ordine circolare, dove inizio e fine si sovrappongono in un eterno fluire e il tempo storico perde di significato. Un universo in cui innumerevoli fili collegano tutte le manifestazioni dell'esistere in un ordine perfetto e regolare, in cui tutto è emanazione dell'Uno e ogni cosa rimanda ad un'altra, come nella Tavola smeraldina di Ermete Trismegisto:

"È vero senza errore e menzogna, é certo e verissimo.
Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una. Come tutte le cose sono sempre state e venute dall'Uno, per mediazione dell’Uno, così tutte le cose nacquero da questa Cosa Unica per adattamento. Il Sole ne è il padre, la Luna ne è la madre, il Vento l’ha portata nel suo ventre, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il Telesma di tutto il mondo è qui. La sua potenza è illimitata se viene convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il Sottile dal Denso, delicatamente, con grande cura. Ascende dalla terra al cielo e ridiscende in terra raccogliendo le forze delle cose superiori ed inferiori. Tu avrai così la gloria di tutto il mondo e fuggirà da te ogni oscurità. Qui consiste la Forza forte di ogni Forza, perché vincerà tutto quel che è sottile e penetrerà tutto quello che è solido. Così fu creato il mondo. Da ciò deriveranno innumerevoli adattamenti mirabili il cui segreto sta tutto qui. Pertanto io fui chiamato Ermete Trismegisto, possessore delle tre parti della Filosofia di tutto il mondo. Ciò che dissi sull’opera del Sole è perfetto e completo." (2)

Un mondo di simboli di cui noi, figli di un razionalismo che uccide il sogno, siamo diventati incapaci di comprendere il richiamo, una perdita grave che pesa sul nostro stesso equilibrio psichico, sempre più frammentato e caotico come il mondo che ci circonda e che spesso ci appare incomprensibile nelle sue dinamiche.

“Quanto più si è sviluppata la coscienza scientifica – annota Carl Gustav Jung in uno dei suoi ultimi scritti – tanto più il mondo si è disumanizzato. L'uomo si sente isolato nel cosmo, perché non è più inserito nella natura e ha perduto la sua «identità inconscia» emotiva con i fenomeni naturali (…) Nessuna voce giunge più all'uomo da pietre, piante o animali, né l'uomo si rivolge ad essi sicuro di venire ascoltato. Il suo contatto con la natura è perduto, e con esso è venuta meno quella profonda energia emotiva che questo contatto simbolico sprigionava. Questa perdita enorme è compensata solo dai simboli dei sogni. Essi ci ripropongono la nostra natura originaria, con i suoi istinti e il suo particolare pensiero.” (3)

Ma non è sempre stato così. Se volgiamo lo sguardo al passato vediamo che gran parte della storia dell'umanità è stato vissuta in chiave simbolica. Il simbolo, con il mito e il rito, permetteva di scoprire il senso «esoterico», cioè nascosto, delle cose e dunque permetteva di attribuire a queste senso e significato.

Oggi ciò non accade più, conduciamo le nostre vite nel segno di una scienza, che ci fa sentire onnipotenti , salvo poi scoprire come oggi con il Covid-19 che non lo siamo, ma sarebbe un errore, oltre che un peccato di presunzione intellettuale, considerare il modo simbolico di vedere il Cosmo come un ammasso di superstizioni e un segno di arretratezza.

"Quando rivolgiamo - annota Mircea Eliade, il massimo storico delle religioni del Novecento - la nostra attenzione alle «scienze della natura» quali furono elaborate dalle altiche culture mesopotamiche, rischieremmo di non comprenderne nulla, se non avessimo sempre presente la loro concezione del Mondo, la loro cosmologia.
È superfluo aggiungere che questa cosmologia, sebbene estremamente precisa e coerente, non trova espressione soltanto nei testi o nei numeri. È solo un caso se i documenti delle culture mesopotamiche, come quelli di altre culture arcaiche, sono scritti. la maggior parte e i più significativi sono espressi per mezzo di simboli (...) Ma sarebbe un errore non accordare loro la stessa importanza attribuita ai documenti che utilizzano un alfabeto, in quanto esprimono con altrettanta chiarezza - e talvolta con maggior concretezza - la visione che una determinata cultura ha del mondo e delle sue leggi.
(...)
Cosicché, qualunque sia il nostro modo di affrontare il mondo dei «primitivi» o delle culture arcaiche, vi scopriamo la stessa Weltanschauung [Visione del mondo, nota nostra] e la stessa coscienza della partecipazione alla grande Vita cosmica, tramite qualunque esperienza, fosse pure insignificante. In ogni istante l'uomo è in contatto con i grandi ritmi e i livelli cosmici. Lungi dall'isterilire la sua anima, questa partecipazione gli offre una visione totale del Cosmo permettendogli al tempo stesso di compiere superbi tentativi di «unificazione» di quel Cosmo che la Creazione ha diviso." (4)

Una concezione, quella del vivere secondo ritmi cosmici che ancora oggi ogni contadino, anche il più tecnologico, mette in pratica al momento di compiere operazioni fondamentali come la semina, la potatura e l'innesto delle piante, la lavorazione del vino. Tanto che anche nell'epoca dei computer i lunari restano ancora fondamentali per conoscere e sfruttare i tempi delle piante.

In questo il lavoro del contadino rappresenta l'esempio più chiaro di come il simbolico sia una via privilegiata per attribuire senso e significato alla vita.Coltivare significa partecipare del potere vivificante della natura, se non addirittura perfezionarlo mediante tecniche e «riti» che permettano alle piante di crescere, germogliare, fruttificare. In questo modo, l'uomo «coltivatore» partecipa dell'eterno ciclo cosmico, scoprendone le leggi di funzionamento e addirittura cercando di migliorarle. Sarebbe banale ridurre questo a una pura tecnica di sopravvivenza della specie. Stiamo invece entrando nel campo del Sacro, del religioso, dei legami profondi e misteriosi che legano il tutto in una unità inscindibile, a partire dal mistero della vita e della morte. Riflettendoci meglio, potremmo dire che in realtà, fin dagli albori del neolitico perfezionando la natura l'uomo mirava a perfezionare se stesso, servendosi delle «forze» magiche del cosmo assunte a modello.

Una visione che dall'agricoltura si trasferisce poi all'architettura, dalle piramidi ai grandi templi classici, e che troviamo ancora nelle grandi cattedrali del Medioevo, costruite come modelli in scala del Cosmo e luogo di concentrazione e irradiazione di energie, e oggi nei templi della Massoneria, l'unica istituzione che ancora tramanda nei suo simboli e nei suoi riti questa visione della vita come cammino di perfezionamento in sintonia con una visione cosmica.

Ma di questo parleremo in un'altra occasione.





1) La Natura è un tempio dove incerte parole/mormorano pilastri che sono vivi,/una foresta di simboli che l’uomo/attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari./Come echi che a lungo e da lontano/tendono a un’unità profonda e buia/grande come le tenebre o la luce/i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.
Charles Baudelaire, Corrispondenze (Da "I fiori del male")

2)Verum sine mendacio, certum et verissimum.
Quod est inferius est sicut quod est superius, et quod est superius est sicut quod est inferius ad perpetranda miracola Rei Unius. Et sicut omnes res fuerunt Uno, meditatione Unius: sic omnes res natae fuerunt ab hac Una re adaptatione. Pater eius est Sol, mater eius Luna. Portavit illud ventus in ventre suo. Nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic habes gloriam totius mundi. Ideo fugiet a te omnis obscuritas. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis, quia vincet omnem rem subtilem; omnemque solidam penetrabit: SIC MUNDUS CREATUS EST. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiae totius mundi. Completum est quod dixi de operatione solis.

3) Carl Gustav Jung, L'uomo e i suoi simboli, Milano, Longanesi, 1980, p.77.

4) Mircea Eliade, Cosmologia e alchimia babilonesi, Firenze, Sansoni editore, 1992, p. 12 e 39.