Giorgio Amico
A proposito dell'ultimo libro di Roberto Massari
È da poco disponibile in libreria l'ultimo lavoro di Roberto Massari, Reazionari sinistri, che raccoglie articoli, riflessioni, lettere che vanno dal 2007 ad oggi. La parte più consistente,e anche ovviamente la più attuale del volume, è quella dedicata all'Ucraina. Senza alcun timore di andare controcorrente Massari si schiera, senza se e senza ma, a fianco del popolo ucraino aggredito e inchioda alle loro contraddizioni una sinistra fatta di orfani: orfani di Lenin, orfani di Stalin, orfani di Mao, orfani del “Grande PCI”. Ma anche orfani di Trotsky, al cui pensiero per larga parte della sua vita Massari si è rifatto, da militante e da studioso del movimento operaio. In polemica feroce fra loro, ma accomunati da un amore smisurato per ogni forma di regime o movimento che si dichiari antiamericano. Perché, come per gli ayatollah iraniani, gli Stati Uniti ( e Israele) sono il “Grande Satana”. E dunque, proprio come il presidente dell'ANPI Pagliarulo, che da quegli ambienti proviene, pensano che Putin abbia avuto le sue ragioni e che se la guerra continua è perché gli Ucraini rifiutano di arrendersi e continuano ostinatamente a resistere.
Da qui il titolo, malizioso e ambivalente come un palindromo. I reazionari sono “sinistri” perché portano dentro l'idea di morte, ma questi “sinistri”, gli orfani di cui si diceva, sono reazionari perché vivono nel passato, in un mondo di spettri che spacciano per il mondo reale. E si trattasse solo di pochi imbecilli isolati, “comunisti da tastiera”, non meriterebbero neppure un rigo, ma purtroppo parliamo di quello che resta di partiti politici che pure in passato ebbero largo seguito. Come, tanto per citare il più noto, il Partito della rifondazione comunista o almeno quello che ne resta.
Messi tutti insieme, neosindacalisti compresi, rappresentano l'equivalente a sinistra di aree come quella dei No Vax, a cui comunque si sono abbondantemente mescolati. Sono il partito dell'irrazionalismo e dell'anticultura. Perché, essendo comunisti “a prescindere”, come li avrebbe catalogati Totò, non hanno bisogno di documentarsi e studiare perché tanto, proprio in quanto “comunisti” sanno già tutto. Anzi, i libri fanno male, perché possono creare qualche dubbio in chi invece vive di certezze granitiche. Figurarsi che c'è perfino chi scrive che nel '39 Stalin e Hitler furono alleati nel scatenare la seconda guerra mondiale aggredendo la Polonia, la Finlandia e i paesi baltici! O che nazismo e stalinismo sono stati per molti versi regimi gemelli che si sono copiati a vicenda.
Dunque meglio non sapere. Che il leggere è già in sé il primo passo sulla via del pensare e dunque del dubbio. Convinti come sono che il compito di un rivoluzionario (si fa per dire) non sia prima di tutto porsi domande, ma dare solo e sempre risposte. Ovviamente le più semplici possibili.
Di seguito la parte finale della prefazione:
Robero Massari
Reazionari sinistri
Sono infatti tempi duri per la Ragione, assediata d’ogni parte dall’estensione del fenomeno che nel passato definii i «da-soliideologici»: cioè i sinistri misantropi (in genere «leninisti-senzamai-un-partito») che dal proprio blog fingevano di dialogare col mondo, pur di evitare il confronto con la realtà e con gli altri.
Questa variante «sinistra» dei cretini digitali di Michel Desmurget, dell’Homo videns di Giovanni Sartori, dei frenetici informatissimi idioti di Franco Ferrarotti, è cresciuta a dismisura e coincide in gran parte col popolo degli io-non-me-la-bevo: quelli che invece si bevono tutto, purché venga da links o dai social, ma non da analisi teoriche serie, esposte negli odiatissimi libri.
Sono ignoranti, ma presuntuosi; disperatamente soli, ma in connessione permanente; non leggono, ma diffidano di chi legge; angosciati dalle proprie insufficienze intellettuali, si creano dei super-Superego. Sono ovviamene complottisti, dietrologi e prede delle più varie paranoie. Convinti che solo loro abbiano capito l’ultimo inghippo del Potere, sono antieuro («le Banche...»), no-vax («le Big Pharma...»), antiucraini («la Nato...»), antiqualsiasi-cosa pur di poter gratificare il proprio narcisismo ripetendo a se stessi: «Solo io ho l’intelligenza per capirlo...».
(…) Simpatizzano per le dittature stabili (quelle d’origine staliniana come Russia e Cina, o islamica come l’Iran), purché siano antiamericane.
Indifferenti alla morte di milioni per Covid e di migliaia di ucraini sotto le bombe, non provano il minimo senso di umana pietas.
A differenza di «noi del Vietnam», tifano per Golia contro David, per gli aggressori contro gli aggrediti, non riuscendo più a sentire l’appartenenza e la solidarietà di specie...
Reazionari sinistri
Quelli del «io-non-me-la-bevo» tra guerre e pandemie (2007-2022)
Massari editore, 2022
544 pagine, 20 euro