Giorgio Amico
Albert Masó (Vega). Una vita per la rivoluzione
Albert Masó March, meglio conosciuto come “Vega”, “R. Maille”, “Julio Gil”, nacque a Barcellona nel dicembre 1918 in una famiglia della piccola boghesia. Il padre era un contabile di idee moderatamente progressiste e simpatizzante del movimento nazionalista catalano, tanto da iscriverlo alla Scuola Blanquerna, istituto fondato nel 1923 e caratterizzato, oltre che da un acceso catalanismo, dalll'adozione del metodo Montessori e da una completa autonomia rispetto al sistema scolastico ufficiale. Una scuola d'élite, pensata per la nascente borghesia nazionalista catalana che il regime franchista si affrettò a sopprimere nel 1939 proprio per il suo carattere innovatore. Lì il giovane ricevette una solida educazione umanistica e tecnica.
Nonostante la contrarietà del padre, intorno ai sedici anni il giovane Albert iniziò a impegnarsi in politica. Una scelta a cui non fu estraneo, almeno secondo la testimonianza di Wilebaldo Solano suo compagno di lotta e amico di gioventù il rifiuto adolescenziale dell'autoritarismo della figura paterna e dell'ambiente della scuola che egli considerava troppo catalanista ed eccessivamente benpensante. Il suo lungo percorso politico iniziò nel gennaio 1934 con l'iscrizione alla organizzazione giovanile del Blocco Operaio e Contadino (BOC), partito di estrema sinistra, profondamente radicato nella classe operaia catalana, fondato nel 1931 e guidato da Joaquín Maurín. Nonostante la giovanissima età partecipò attivamente ai moti rivoluzionari dell'ottobre 1934, quando in risposta all'entrata nel governo di Madrid di ministri filofascisti, la città era stata paralizzata da un gigantesco sciopero generale seguita dalla dichiarazione di indipendenza della Catalogna dallo Stato spagnolo. Ne era seguito l'intervento dell'esercito e duri scontri con alcune decine di morti. Una partecipazione, quella del giovane Albert, talmente decisa da farlo reclutare nei “Gruppi di azione” del BOC, l'apparato di autodifesa del partito nei quali si mise presto in luce come uno dei militanti più decisi, tanto da partecipare a diverse azioni armate.
La militanza nel POUM
Con questi precedenti non stupisce trovarlo nel settembre 1935 tra i fondatori del POUM, il Partito operaio di unificazione marxista, nato dalla fusione del BOC con la Sinistra comunista di Spagna vicina all'opposizione trotskista e diretta da Andreu Nin. Nel luglio del 1936 partecipò attivamente ai combattimenti seguiti al colpo di stato militare del generale Franco, in prima fila nell'assalto alle caserme dell'esercito e della Guardia civil di Barcellona, tanto da essere ferito il giorno 19 nella presa della caserma Atarazanas. Nei giorni successivi fu inviato sul fronte aragonese con la prima colonna organizzata dal POUM. Combattè a Saragozza e a Huesca e poi a Tierz dove fu ferito nei duri combattimenti così ben descritti da Mary Low e Juan Breá nel loro Red Spanish Notebook. Dopo un breve periodo di cura nell'ospedale militare creato dal POUM neo locali del sanatorio di Alp, fece ritorno al fronte di Huesca.
Nel marzo-aprile 1937 in seguito al peggiorare della situazione in città e alla politica sempre più aggressiva degli stalinisti, insieme con altri miliziani rientrò a Barcellona per rafforzare le organizzazioni del partito. Da allora militò nella sezione del quartiere Gracia, roccaforte della sinistra rivoluzionaria nella capitale catalana, occupandosi in particolare della difesa del partito dalle provocazioni del PSUC, il partito comunista stalinista.
Fu arrestato mentre affiggeva manifesti che definivano controrivoluzionario il nuovo governo di Juan Negrín, composto da repubblicani, comunisti e socialisti di destra senza i ministri della CNT. Francisco Largo Caballero si era dimesso a causa del suo rifiuto di sciogliere il POUM. Alberto Vega fu rinchiuso nel Carcere Modello di Barcellona dove rimase solo 4 mesi grazie alla clemenza di un giudice contrario alla repressione dei dissidenti di sinistra orchestrata dagli stalinisti e sotto la supervisione del generale Alexander Orlov, capo del NKVD in Spagna.
In questa veste partecipò alle giornate sanguinose del maggio 1937 in cui gli stalinisti e i nazionalisti catalani presero il totale controllo della città liquidando le milizie anarchiche e poumiste e assassinando gli esponenti libertari italiani Camillo Berneri e Francesco Barbieri. Era solo il primo atto della liquidazione, pianificata a Mosca e attuata fsotto la supervisione politica di Togliatti, allora in Spagna a rappresentare l'Internazionale comunista, della sinistra rivoluzionaria. Il 16 giugno 1937 l'intero Comitato esecutivo del POUM fu tratto in arresto per tradimento e collusione con i generali fascisti. Il segretario del partito, Andreu Nin, fu sequestrato da una squadretta della polizia segreta russa di cui faceva probabilmente parte, ma la cosa non è stata mai definitivamente chiarita, anche l'italiano Vittorio Vidali, ferocemente torturato e poi ucciso per non aver voluto dichiarare pubblicamente, sul modello dei grandi processi staliniani, di essere un agente del fascismo.
Anche Albert Masó fu arrestato e detenuto fino al 5 novembre del 1937. Rimesso in libertà formò una cellula clandestina del POUM che la notte del 10 febbraio 1938 liquidò per vendicare la morte di Nin il capitano polacco León Narwicz, agente dei servizi russi infiltrato nel POUM dal NKVD. La esecuzione di Narwicz fu utilizzata come pretesto per l'arresto dei militanti del piccolo nucleo, la “Sezione Bolscevico-lenista di Spagna”, dell'Opposizione internazionale trotskista, Grandizo “Munis”, Jaime Fernández Rodríguez, l'italiano Domenico Sedran (Adolfo Carlini), Aage Kielso, Victor Ondik, Teodoro Sanz, Luis Zanon.
Nello stesso periodo Albert Masó, che non era stato minimamente sospettato della liquidazione di Narwicz, fu inviato al fronte come tenente in una brigata di fantería al cui interno creò e diresse una cellula clandestina del POUM ormai fuorilegge come organizzazione controrivoluzionaria.
Dopo la caduta di Barcellona, nel febbraio del 1939, durante la grande ritirata di ciò che restava dell'esercito repubblicano, attraversò la frontiera con il suo reparto e fu internato nel tristemente noto campo di concentramento di Argelès-sur-Mer, con i suoi 250mila internati uno dei più grandi di Francia.
L'esilio francese e l'avvicinamento alla sinistra comunista italiana
Evaso fortunosamente dal campo e rifugiatosi a Parigi, Masó costituì insieme a Luis Puig e Rafael García (giò commissario politico di un battaglione d'assalto repubblicano) un gruppo d'azione destinato a raccogliere con metodi rivoluzionari fondi per il mantenimento delle strutture del POUM in Francia. Le strutture di assistenza per i rifugiati politici spagnoli organizzate dai partiti della sinistra francese, SFIO e PCF, non prendevano infatti in considerazioni i militanti del POUM considerati traditori al servizio del fascismo.
Un'attività che gli costò due anni di carcere per rapina prima a La Santé e poi a Fresnes (1939-1941). Durante l'occupazione visse in clandestinità con documenti falsi, in una situazione di grande miseria che contribuì a minargli seriamente la salute. In questo periodo, di cui si conosce molto poco, entrò in contatto con Suzanne Voute (Frédéric), che nonostante la giovane età ( era nata nel 1922) era già un elemento centrale della sinistra comunista italiana a Marsiglia. Dotata di notevoli capacità teoriche, tanto da diventare poi a partire dagli anni Cinquanta la principale esponente del bordighismo francese, Suzanne lo conquista alle posizioni della sinistra comunista, oltre a stabilire con lui una relazione sentimentale molto intensa destinata a durare alcuni anni. Come scrive il suo principale biografo, Augustín Guillamón:
«I suoi rapporti personali con Suzanne Voute ("Frédéric") lo avvicinano alla Fraction Française de la Gauche Communiste (FFGC), alla quale aderisce all'inizio del 1944. La sua adesione al FFGC si basava su tre punti teorici: 1) rifiuto della posizione di "difesa dell'URSS"; 2) caratterizzazione dell'URSS come potenza controrivoluzionaria; 3) la guerra mondiale è soprattutto una guerra tra potenze e blocchi imperialisti. Non condivideva le analisi di Bilan sulla guerra di Spagna, che respinse sempre come insensate, né la concezione bordighista del partito. Militò nella FFGC per diversi anni, a Parigi, in un'atmosfera amichevole e solidale, accanto ai francesi Gaston Davoust ("Chazé") e Lasterade, e agli esuli italiani Aldo Lecci ("Tullio"), Bottaioli ("Butta"), Bruno Zecchini, i fratelli Corradi (Ernesto e Piero), Martin Capeletti, Ferruccio e Mario».
La Frazione Francese della Sinistra Comunista era uno dei due gruppi in cui si era divisa la corrente bordighista in Francia, in larga parte composta da esuli italiani. Guidata da Marc Chiric, altra figura importante del campo internazionalista, la Frazione Francese era nata in aperto contrasto con Ottorino Perrone, animatore negli anni Trenta del gruppo che editava la rivista Bilan, a cui rimproverava l'atteggiamento ambiguo tenuto durante la guerra. Pur rifacendosi a Bordiga, Chiric guardava con interesse all'esperienza del comunismo di sinistra olandese. Si trattava dunque di un gruppo ideologicamente eterogeneo che tentava una fusione fra le tesi di Bordiga e quelle di Gorter e Pannekoek. Proprio sulla base di questo bordighismo spurio, la Frazione non aveva aderito al neocostituito Partito comunista internazionalista di cui seguiva le attività con un atteggiamento critico.
Per conto della FFGC nel dicembre 1945 Masó è, assieme a Suzanne, per la prima volta in Italia, a Torino, dove assiste alla prima Conferenza del Partito Comunista Internazionalista. In questa occasione conosce Onorato Damen con cui intratterrà poi negli anni successivi stretti rapporti.
La sua è una militanza molto attiva. Egli partecipa alla redazione dell'organo del gruppo, «L’Internationaliste» per il quale redige molti articoli firmandosi “Maille”. Ma, non condividerà mai, da vecchio militante del POUM, la posizione rigidamente bordighista del gruppo sulla rivoluzione e la guerra civile spagnola considerata in modo dottrinariamente schematico come una guerra fra blocchi imperialisti a cui il proletariato non deve partecipare. Posizione, lo ricordiamo di sfuggita, che negli anni Trenta aveva portato alla spaccatura della Frazione italiana in Francia e Belgio e alla fuoriuscita di alcuni fra i suoi prestigiosi militanti che erano andati a combattere nelle milizie del POUM per avvicinarsi poi al movimento trotskista.
Da maggio 1947 a aprile 1948 è ricoverato in un sanatorio in svizzera, nel 1949 è di nuovo a Marsiglia ma per le precarie condizioni di salute non svolge alcuna attività politica.
La militanza in Socialisme ou Barbarie
Finalmente nel dicembre 1949 rientra a Parigi, dove inizia a lavorare come traduttore e riprende il suo impegno militante. Trova però una situazione pesantemente deteriorata. Il piccolo nucleo bordighista si è frammentato, mentre cresce l'influenza politica del gruppo di ex militanti trotskisti che editano la rivista Socialisme ou Barbarie. Dopo una serie di contatti, nel maggio 1950, Albert Masó (Vega), Pierre Lanneret (Camille) assieme a altri cinque militanti aderiscono formalmente a SouB con un manifesto politico “Per l'unificazione” apparso sul numero 7 del settembre 1950 della rivista. Da quel momento egli considererà la sua attività nel milieu bordighista come “un episodio dovutp in gran parte alle circostanze dell'epoca”.
La rottura porta alla frantumazione del gruppo bordighista parigino e alla rottura anche personale con Suzanne che, a dimostrazione della falsità del mito del rivoluzionario puro e duro interamente dedito alla causa, la prese malissimo al punto di tentare il suicidio e di impegnare i successivi due anni della sua vita a elaborare il lutto dell'abbandono.
La collaborazione di Masó alla rivista é subito intensa. Di fatto per i suoi trascorsi egli diventa l'esperto per le questioni riguardanti la Spagna e l'Italia. Nei numeri 9 e 11 pubblica due importanti articoli prendendo lo pseudonimo di Vega, rispettivamente dedicati allo stato della lotta di classe in Spagna e alla scissione appena intervenuta nel Partito comunista internazionalista in Italia sfra la componente “attivista” di Onorato Damen e quella “programmista” di Amadeo Bordiga.
Oltre alla sua esperienza politica di militante formatosi giovanissimo nel clima incandescente della rivoluzione spagnola, Vega apporta al gruppo, composto quasi esclusivamente di intellettuali, anche la sua esperienza di vita di operaio che sia in Spagna che in Francia si era mantenuto lavorando come elettricista. Questi due elementi, la competenza teorica e le grandi capacità pratiche, lo portano a svolgere un ruolo centrale nel gruppo. Vega entra immediatamente nel comitato di redazione della rivista e poi dal 1955 nella direzione dove svolge le funzioni di responsabile organizzativo incaricato soprattutto di tenere i contatti con la rete di militanti e simpatizzanti fuori Parigi e con le realtà italiane con cui esiste una convergenza di posizioni, prima Battaglia comunista di Damen e poi Unità proletaria animata a Cremona da Danilo Montaldi che di fatto diventerà una sorta di referente per l'Italia di SouB.
La rivoluzione ungherese del 1956 e la ricomparsa dei consigli operai portano a una crescita numerica del gruppo che comunque non andrà mai oltre poche decine di militanti, stimabili fra i 20 e gli 80. Vega ritiene che esistano le condizioni per l'intensificazione del lavoro pratico in direzione delle fabbriche e nel 1958 è fra i promotori della creazione del bollettino “Pouvoir Ouvrier”. L'iniziativa determina la spaccatura del gruppo e la fuoriuscita di Claude Lefort (Montal) e di un ristretto gruppo di militanti contrari al fatto che l'organizzazione svolga anche un minimo ruolo di dirigente “esterno” dell'autonoma attività proletaria.
Masó dè anche a favore di un lavoro nei sindacati, consapevole che, nonostante la loro burocratizzazione sia ormai da considerarsi irreversibile, è comunque lì che si ritrova la parte più cosciente della classe operaia. A questo fine elabora un programma avanzatissimo e articolato che, precorrendo le grandi lotte francesi e italiane del 1968-1969, prevede la soppressione dei premi individuali e del cottimo, l'abolizione dei livelli, aumenti salariali uguali per tutti e la formazione di consigli di fabbrica eletti da tutti i lavoratori come organi autonomi della classe e non semplici terminali di fabbrica delle organizzazioni sindacali. Questa sua visione lo portò presto a scontrarsi con il leader storico di SouB, Cornelius Castoriadis (Chaulieu, Delvaux, Cardan), sempre più impegnato in un'analisi delle trasformazioni del capitalismo che progressivamente lo allontaneranno dal marxismo.
Nel 1963 ci fu una nuova scissione in SouB: Castoriadis e Mothé mantennero il controllo della rivista, mentre Masó, Jean-François Lyotard (Laborde), Pierre Soury (Pierre Brune) e una ventina di compagni continuarono a far uscire Pouvoir Ouvrier intensificando l'intervento sulle fabbriche. Intervento che raggiunge il suo apice durante gli avvenimenti del Maggio '68. Proprio a partire da maggio '68 Pouvoir Ouvrier si trasforma da bollettino ciclostilato in una vera e propria ivista a stampa con un'ampia diffusione militante. Con il rapido riflusso del movimento del '68, il gruppo va in crisi per sciogliersi poi nell'ottobre 1969. Seguirà un tentativo di unificazione con una parte dei redattori dei Cahiers de Mai che si rivelerà ben presto effimero e a cui Vega non prenderà parte.
Il ritorno nel POUM
Nel 1972 Masó ritornò nel POUM che, pur a ranghi ridotti, aveva continuato ad esistere in Francia e in particolare a Parigi mantenendo comunque contatti la realtà spagnola. Cooptato nel Comitato Esecutivo del partito, dal 1975 inizia con Wilebaldo Solano, la pubblicazione di Tribuna Socialista, organo della sinistra del POUM fautrice dell'unificazione con i gruppi clandestini formatisi in Spagna alla fine degli anni Sessanta: Acción Comunista, Unión Comunista de Liberación e Lucha Obrera. Albert Masó firma i suoi articoli con il nuovo pseudonimo di Julio Gil e in particolare si dedica alla campagna contro le esecuzioni capitali di militanti antifranchisti, ultimo sanguinoso atto di un regime ormai morente.
Con la morte di Franco si apre in Spagna il cosiddetto periodo di “transizione democratica», che sembra aprire nuove prospettive per i dirigenti del POUM in esilio, tanto che agli inizi del 1977 Masó fu tra i primi a rientrare in patria per ricostruire l'organizzazione del partito ridotta ormai a pochi vecchi militanti sopravvissuti alla dittatura e a qualche giovane avvicinatosi dopo il '68. L'obiettivo era di unificare le organizzazioni rivoluzionarie che, come in tutta Europa, si erano moltiplicate nei primi anni '70 con l'esclusione ovviamente di stalinisti e maoisti. Totalmente dedito a questo scopo Albert Masó lascia la famiglia e il lavoro di traduttore a Parigi per dedicarsi a tempo pieno al lavoro di ricostruzione del POUM.
Nonostante l'impegno di Solano e Masó le cose non andarono come i due dirigenti rivoluzionari auspicavano. La decisione di partecipare alle elezioni politiche del 15 giugno 1977 portarono all'uscita dal partito di un consistente gruppo di militanti soprattutto giovani che finirono poi nel Partido Obrero Socialista Internacional (POSI), sezione spagnola della Organizzazione per la Quarta Internazionale (OCI). Le elezioni segnarono la fine delle speranze del POUM di tornare a contare sulla scena politica spagnola. Nell'agosto 1977 si tenne la Quinta Conferenza del partito che decise l'apertura di un processo di unificazione con Acción Comunista e un altro piccolo gruppo della sinistra extraparlamentare. Come per le elezioni anche questa iniziativa terminò con un disastro politico-organizzativo che di fatto mise fine all'esistenza del POUM ridotto a un minuscolo gruppo di militanti arroccati attorno al segretario nazionale Solano e allo stesso Masó. Dal 1981 il POUM poi cessò di fatto svolgere ogni attività politica. Fu una morte naturale che non richiese neppure un congresso di scioglimento. La sua eredità fu raccolta e portata avanti con ottimi risultati soprattutto sul piano culturale ed editoriale dalla Fondazione Andreu Nin ancora oggi molto attiva.
Ammalatosi seriamente a Bilbao, nel novembre 1979 Masó si ricongiunge con la sua famiglia a Parigi dove nel 1980-81 partecipa attivamente alle campagne di solidarietà con il movimento operaio polacco e il sindacato Solidarnosc. Le sue condizioni di salute non gli permettono comunque più quella militanza attiva che era stata la ragione della sua vita. Da questa posizione più distaccata assiste alla caduta del muro di Berlino, alla fine del regime sovietico e all'affermazione del neoliberalismo. La crisi delle correnti storiche del movimento rivoluzionario, la passività crescente del proletariato, l'emergere della crisi ecologica lo portano nei suoi ultimi anni a pensare che il mondo sia entrato in una nuova fase e che ciò comporti un necessario ripensamento delle basi stesse su cui si era retto il movimento operaio del Novecento. Una riflessione a cui non potrà partecipare. Il 21 Novembre de 2001 muore a Parigi dopo una lunga malattia.
Fonti:
Philippe Bourrinet, MASO Alberto, dit VÉGA
https://maitron.fr/spip.php?article141470, notice MASO Alberto, dit VÉGA Albert, dit MAILLE R. par Philippe Bourrinet, version mise en ligne le 12 août 2012, dernière modification le 21 novembre 2020.
Agustín Guillamón , Biografía de Albert Masó ("Albert Vega") Biografía de Albert Masó ("Albert Vega") (wordpress.com)
Wilebaldo Solano, Semblanza de Albert Masó Semblanza de Alberto Masó March (wordpress.com)
Albert Masó (Vega)
Scritti e documenti
Su Socialisme ou Barbarie Albert Masó pubblicò, firmandoli “Vega o “R. Maille” i seguenti articoli:
"La lotta di classe in Spagna,"n. 9, aprile-maggio 1952;
"Significato della rivolta del giugno 1956 nella Germania orientale, "n. 13, gennaio-marzo 1954:
"Il PCF dopo il XX Congresso", n. 19, luglio-settembre 1956;
"Gli imperialismi e l'Egitto di Nasser", n.20, dicembre 1956-febbraio 1957;
"In Spagna: dalla resistenza passiva a quella attiva",n. 21, marzo-maggio 1957 ;
"Le nuove riforme di Kruscev", n. 22, luglio-settembre 1957.
Di questi abbiamo ripreso, come più significativi i testi sul bordighismo italiano, sulla rivolta operaia nella DDR e sul PCF e la destalinizzazione. A cui si aggiunge il documento di adesione a Socialisme ou Barbarie del 1950 e un quaderno edito nel 1965 come supplemento a Pouvoir Ouvrier ormai organismo politico autonomo. Ne emerge un quadro teorico coerente di analisi dello stalinismo, nella sua forma sovietica e francese, ma anche una dura, ma motivata critica ai limiti delle correnti trotskista e bordighista. Materiali dunque di grande interesse, la cui pubblicazione rende giustizia a un militante dalle grandi capacità teoriche ed organizzative il più delle volte ridotto dagli storici a semplice comprimario di personalità come quelle di Castoriadis e di Lefort.
Ai fini di una corretta interpretazione dei materiali presentati, va inoltre rimarcato come l'impostazione del documento di adesione a SouB risenta in ogni passaggio della convinzione, allora condivisa da tutte le componenti del movimento operaio e non solo, dell'imminenza dello scoppio di una terza guerra mondiale fra l'Occidente e il blocco sovietico.
Il quaderno è liberamente consultabile e scaricabile dal sito www.academia.edu.