TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 5 dicembre 2022

CLEMENTE PADÍN e JORGE CARABALLO poesia visiva 1960-2000

 


CLEMENTE PADÍN e JORGE CARABALLO

poesia visiva 1960-2000

a cura di Riccardo Boglione

Entr'acte
via Sant'Agnese 19R – Genova

6 dicembre 2022 – 13 gennaio 2023


Orario:
mercoledì – venerdì 16-19
inaugurazione:
sabato 6 dicembre, ore 18
(chiuso dal 24 al 31 dicembre)


L’esposizione vuol essere un primo, succinto, approccio, in Italia, alla produzione degli uruguaiani Clemente Padín (1939) e Jorge Caraballo (1941-2014) nel campo della poesia visiva, e l’occasione per vedere pubblicazioni di difficile reperibilità, ricordando anche come alcuni lavori dei due poeti apparvero su riviste sperimentali italiane ed europee degli anni 70 e 80.

Dopo cinque anni dedicati a importunare l’establishment letterario uruguaiano attraverso la rivista Los Huevos del Plata (1965-1969), a cavallo degli anni 60 e 70 Clemente Padín si apre, e dedica conseguentemente, alla commistione di immagini e parole. In quell’ambito dunque sperimenterà incessantemente (arrivando a toccare una “poesia inoggettuale”, ridotta a gesto) e divulgherà in Uruguay le tensioni globali legate al verbovisuale attraverso la rivista Ovum 10 (1969-1972) e svariate esposizioni.

In questo periodo, la produzione di Padín si trova costantemente in bilico fra opere tese a investigare la forma – nella mostra rappresentata dalle “segnografie” del 1968-69 – e altre implicate direttamente in questioni socio-politiche – ad esempio negli editoriali illustrati di Ovum 10 o nell’attività mail-artistica – anche se l’urgenza politica si farà più pressante soprattutto dal 1973, quando in Uruguay si instaura la dittatura.

Padín paga il prezzo della sua militanza, seppur principalmente artistica, quando viene arrestato, insieme a Jorge Caraballo, nel 1977 per essere poi liberato, sempre insieme a Caraballo, due anni dopo, seppur in libertà vigilata. Artisti di tutto il mondo si mobilitarono per la scarcerazione dei due e alcuni pezzi in mostra ne danno testimonianza.

La figura di Caraballo, che inizia la sua avventura verbovisiva attorno al 1973, proviene invece dalla pittura, e ai quadri tornerà, maggioritariamente, alla fine degli 80, dedicandosi alla produzione di raffinati quadri cinetici di op-art, senza comunque abbandonare del tutto i lavori verboiconici. 

ll suo passaggio per la poesia visiva è estremamente significativo e intenso, legato alla denuncia della repressione militare e del coinvolgimento degli Stati Uniti nelle trame dittatoriali dell’America Latina dei 70. Autore di opere che flirtano con il concettuale, come alcuni piccoli libri d’artista, e dove il ruolo della fotografia diventa centrale, Caraballo lega il suo stile a una ironia erosiva che medita sul supporto, sempre precario e povero (per esempio la fotocopia) e sui conflitti ideologici del suo tempo.