TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 9 dicembre 2019

A 50 anni dalla strage di Piazza Fontana. Noi sappiamo e non dimentichiamo.


 

Giovedì 12 dicembre 2019
ore 18.00
Libreria Ubik - Savona

Noi sappiamo e non dimentichiamo.
12 dicembre 1969-2019: a 50 anni dalla strage di Piazza Fontana”

ne discutono Giorgio AMICO, scrittore e Membro del Comitato Scientifico dell'ISREC di Savona, e Massimo MACCIÒ, storico, autore del volume “Una storia di paese. le bombe di Savona 1974-'75”.

Il 12 dicembre del 1969 una bomba esplodeva nei locali affollati della Banca Nazionale dell'Agricoltura a Milano, causando 17 morti e 88 feriti. Ad essi si aggiunse dopo poche ore il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, morto mentre era sotto interrogatorio nella Questura di Milano.
La strage fu la prima di una lunga serie di eventi sanguinosi destinati a segnare l'intero corso degli anni Settanta, passando anche per bombe di Savona del 1974-75, e a condizionare profondamente la vita politica italiana. Lungo e contraddittorio fu l'iter giudiziario, segnato da continui depistaggi da parte di forze di polizia e servizi segreti che, pur avendo fin dall'inizio ben chiara la matrice di destra della strage, indirizzarono le indagini a sinistra verso il movimento anarchico, allo scopo evidente di distogliere l'attenzione dei giudici dai veri responsabili e dai loro mandanti politici.
Emblematico è il caso delle dodici bombe scoppiate nella nostra città (di cui sette in soli quindici giorni nel "novembre di sangue" savonese) con il tragico corollario di morti e feriti. Un mistero spaventosamente grande, irrisolto da 45 anni, che macchia la storia del nostro paese. Per la prima volta Macciò spiega nel suo nuovo libro chi ha messo le bombe e perché.