TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 11 dicembre 2019

Il processo ai Templari e lo scioglimento dell'Ordine




Giorgio Amico

Il processo ai Templari e lo scioglimento dell'Ordine


Nel 1099 la conquista della Palestina e di Gerusalemme fa aumentare enormemente il numero dei pellegrini diretti in Terrasanta. Molti erano privi di risorse, molti si ammalavano lungo il viaggio, inoltre le vie di comunicazioni marittime e terrestri restavano insicure. Nascono così ordini religiosi allo scopo di proteggere i pellegrini, ospitarli, dar loro cure mediche. Come l'ordine dell'Ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme, riconosciuto dal Papa nel 1113 anche se già nel 1048 il Beato Gerardo di Amalfi aveva ottenuto dal Califfo d'Egitto l'autorizzazione a costruire un ospedale in Gerusalemme.
Nel 1118 nasce l'Ordine dei “Poveri commilitoni di Cristo e del Tempio di Salomone”, più comunemente conosciuto come Templare dal fatto che il loro quartier generale era ubicato nel luogo ove in antico sorgeva il Tempio di Gerusalemme costruito da Salomone e distrutto dai romani nel 70 dC.

Quello del Tempio è fin dalle origini un ordine di monaci combattenti, destinato a proteggere i pellegrini dagli attacchi dei mussulmani. Come gli altri monaci fanno voto di castità e ubbidienza, ma sono prima di tutto guerrieri, l'élite della nobiltà feudale.
Presto l'Ordine del Tempio diventa una potenza senza rivali nel mondo cristiano. Padrone di terre, fattorie, castelli in tutta Europa. Dalle sue Commende un flusso incessante di risorse affluisce in Terrasanta passando per Parigi , vero quartier generale in Occidente dell'Ordine.
Rapidamente l'Ordine acquisisce una posizione privilegiata nei rapporti fra cristianità e Terrasanta, grazie alla sua organizzazione e al rispetto che lo circonda, l'Ordine emette lettere di credito (la prima forma di assegno) che sono accettate in ogni paese cristiano e permettono ai mercanti e ai pellegrini di spostarsi da un luogo all'altro senza portare con sé grandi somme di denaro.
Il Tempio di Parigi, in particolare, diventa il centro europeo della finanza e per il re di Francia una sorta di banca cassiera, fornendo per un secolo prestiti alla corona.

Sempre più ricco, l'Ordine acquisisce straordinari privilegi da papi e sovrani in forza dei quali diventa un'istituzione sottomessa solo al papa, totalmente indipendente da ogni altra autorità religiosa o politica, esente da tasse e da obblighi di qualunque natura. Grazie a ciò l'Ordine acquisisce il controllo di larga parte del traffico marittimo verso la Terrasanta, si fornisce di una grande flotta, gestisce porti e scali, scatenando le gelosie delle corporazioni dei mercanti, dei banchieri e delle repubbliche marinare italiane.
Quando nel 1209 con la caduta di Acri la Terrasanta ritorna sotto il controllo mussulmano, l'Ordine Templare perde la sua ragione d'esistere. Mentre gli Ospedalieri di San Giovanni continuano sul mare la lotta contro l'Islam (prima a Cipro, poi a Rodi e infine a Malta), i Templari (con l'eccezione di Spagna e Portogallo dove partecipano alla guerra di riconquista contro i Mori) sono ormai solo un Ordine enormemente ricco dedito a traffici di ogni tipo, composto in larga parte di cavalieri francesi e con il suo centro a Parigi, dove risiede il Gran Maestro.

Terminata l'epoca d'oro delle crociate e il fervore religioso che le animava la ricchezza e il potere dei Templari, spesso ostentati con grande arroganza, iniziano a essere guardati con sospetto soprattutto da chi come Filippo IV di Francia, si era votato interamente a consolidare l'unità del regno intorno alla corona e ad un apparato amministrativo centralizzato, embrione del nascente stato nazionale moderno, non più dipendente dalla Chiesa o dalla aristocrazia.
Un impegno che richiedeva la disponibilità continua di grandi somme di denaro e la messa sotto controllo del potere ecclesiastico. Indebitato con il Tempio, che dal 1285 finanzia la sua politica, fortemente contestato dal popolo di Parigi (dopo una svalutazione particolarmente pesante della moneta, nel giugno 1306, il re era di misura sfuggito alla folla inferocita che aveva invaso la reggia, rifugiandosi nella sede dell'Ordine), Filippo decide di scaricare il malcontento sugli ebrei. Il 22 luglio 1306 in tutta la Francia gli ebrei, accusati di complottare contro il re e la cristianità, vengono arrestati, i loro beni confiscati e poi venduti all'asta a beneficio della corona, i loro affari trasferiti alle banche italiane a cui il re si è rivolto per diminuire il peso finanziario dei templari; molti vengono uccisi, gli altri espulsi dal Regno. L'operazione è un successo, ma non basta. Il re mira più in alto. La persecuzione e cacciata degli ebrei diventa' la prova generale dell'attacco in preparazione al Tempio.

Filippo sa bene che fino a che il Tempio fosse sopravvissuto come istituzione autonoma il potere regio non si sarebbe mai potuto pienamente affermare. Questo, unito al bisogno drammatico di recuperare fondi, convince il re a superare ogni indugio e ad agire, consapevole dell'appoggio di gran parte della nascente borghesia bancaria e commerciale, ansiosa quanto lui di scrollarsi di dosso vincoli feudali sentiti ormai come obsoleti.
Il 13 ottobre 1307 i templari vengono arrestati su tutto il territorio del Regno e delle sue dipendenze italiane. In quel momento l'Ordine conta circa 4000 membri, di cui la metà in Francia. I cavalieri sono qualche centinaio.

L'accusa è terribile: i cavalieri praticano riti segreti in cui rinnegano Cristo, si danno a pratiche contro natura, adorano un idolo. In una parola l'Ordine del Tempio da primo difensore della cristianità si è ormai trasformato in una setta segreta di eretici dediti all'adorazione di Satana.
Sottoposti a feroci torture molti cavalieri confessano quanto viene loro imputato dagli inquisitori. Via via si aggiungono nuovi particolari: l'idolo veniva unto con il grasso di neonati arrostiti, i corpi dei templari deceduti erano arsi e le loro ceneri usate per preparare pozioni magiche, Satana in persona in forma di gatto presiedeva le riunioni capitolari accompagnato da demoni in forma di fanciulle con cui i cavalieri si accoppiavano in orge abominevoli. Sono le stesse accuse rivolte un secolo prima a catari e valdesi, che vengono ora riprese dagli inquisitori con lo stesso intento: discreditare l'Ordine, scatenare una campagna d'odio nei suoi confronti, giustificare l'eliminazione fisica dei suoi membri. Filippo deve sopprimere l'Ordine per incamerarne le ricchezze, doveva quindi dimostrare che non si tratta di semplici deviazioni di qualche Templare anche illustre, ma che l'Ordine stesso si è trasformato in una setta eretica. Tutti i templari, qualunque sia il ruolo rivestito, sono dunque colpevoli. I verbali dell'inquisizione ritornavano utili e furono abbondantemente utilizzati.

Colpire il Tempio significa colpire il Papato. Filippo agì al di fuori delle norme vigenti senza richiedere, come previsto, l'autorizzazione preventiva del Papa. Egli sapeva di poterlo fare. Il pontefice, Clemente V, era un francese, doveva a lui la sua elezione e risiedeva ad Avignone e non a Roma. Il Re ignorò ogni norma e consuetudine: non furono rispettate le immunità di cui i cavalieri godevano, gli inquisitori erano di nomina regia, agli accusati non fu permesso di difendersi.
Tenuti in isolamento, agli arrestati fu promesso che se avessero confessato sarebbero stati risparmiati e riconciliati con la Chiesa. Le prime confessioni produssero confessioni a catena. Chi non si piegava veniva torturato. Nella sola Parigi 36 prigionieri morirono sotto tortura.
Nel frattempo fu avviata una grande campagna propagandistica contro l'Ordine utilizzando francescani e domenicani da sempre ostili al Tempio.
Ben presto anche i vertici cedettero: il 25 ottobre 1307 il Gran Maestro Jacques de Molay ammise tutte le colpe senza essere sottoposto a tortura.

Nonostante la sua sudditanza nei confronti del Re, Clemente V non si mostrò agli inizi convinto delle accuse. Infuriato dalla mancanza di rispetto del Re nei suoi confronti, all'inizio del 1308 rifiutò di sopprimere l'Ordine, affermò che gli inquisitori regi non avevano il potere di indagine e riservò a se ogni decisione in merito. Filippo rispose intensificando la propaganda antitemplare e convocando prima gli Stati Generali a Tours e poi una grande assemblea dei vescovi di Francia a Poitiers con l'intento di intimidire il Papa. Clemente V cedette e abbandonò ogni velleità di opporsi al Re. Per salvare la faccia costituì commissioni papali nei vari paesi per investigare direttamente. Fuori del regno di Francia l'iniziativa non ebbe praticamente seguito, i Templari non furono perseguiti o, se lo furono, risultarono assolti o sottoposti a lievi penitenze per colpe minori. In Francia le conseguenze di questa decisione papale furono significative: interrogati dagli inquisitori papali gran parte dei cavalieri ritrattarono le confessioni dichiarando che queste erano state loro estorte sotto tortura o con la promessa dell'impunità.

Filippo fu costretto ad intervenire e costrinse il papa a nominare un giovane di 22 anni, fratello di un suo cortigiano, vescovo di Parigi. Questi, nella sua veste di inquisitore di Francia, condannò al rogo come eretici relapsi i cavalieri che avevano ritrattato, facendone bruciare circa 120. Sempre su pressione del Re, il Papa convocò un Concilio ad Avignone per condannare l'Ordine. Ma i cardinali rifiutarono di pronunciarsi per mancanza di dati certi. La cosa rischiava di andare per le lunghe, Filippo aveva fretta di concludere anche perché crescevano le perplessità e i dubbi fra aristocratici e grandi borghesi. Il 22 marzo 1311, su richiesta del re, Clemente V emanò un atto pontificio che sopprimeva l'Ordine e trasferiva le sue proprietà agli Ospitalieri, ma in Francia si trovò ben poco essendo gran parte dei beni già stati requisiti dalla monarchia.

Nel maggio 1312 Clemente si pronunciò in merito ai cavalieri sopravvissuti. Eccettuati i relapsi (cioè coloro che avevano ritrattato), essi dovevano essere relegati in monastero per passarvi in penitenza il resto dei loro giorni. I principali dignitari dell'Ordine furono invece condannati al carcere a vita.

Il 18 marzo 1314 i quattro alti dignitari comparvero davanti al Re e al popolo di Parigi per sentire proclamata la sentenza. Il Gran Maestro Jacques de Molay dichiarò solennemente che l'Ordine era innocente dei crimini ascrittigli, denunciò l'operato del Re e del Papa e affermò di meritare la morte per aver confessato per paura delle torture. Il precettore di Normandia, Geoffroi de Charnay si associò.
La reazione di Filippo fu spietata: De Molay e Geoffroi de Charnay furono immediatamente bruciati come eretici relapsi.

Così finiva l'Ordine del Tempio e si concludeva il primo grande processo politico della storia, un processo in qualche modo destinato a prefigurare nei suoi lineamenti essenziali (la costruzione di un teorema accusatorio, l'uso su larga scala di campagne propagandistiche, il terrore come strumento di pressione, l'uso di una burocrazia professionale) i peggiori aspetti di quello che sarebbe poi diventato nel XX secolo lo Stato moderno, centralizzato e burocratico, nelle sua involuzione totalitaria.

(2009)