TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 20 marzo 2020

«... C’est le vent de la mer qui nous tourmente...» Il Mediterraneo di Simenon



In barca con Simenon alla ricerca dell'anima del Mediterraneo.

Giorgio Amico

«... C’est le vent de la mer qui nous tourmente...»

"Porquerolles, 23 maggio 1934 Il Mediterraneo è... Il Mediterraneo è... Il Mediterraneo...
Resto così, con la penna a mezz’aria, in seria difficoltà, come quando da bambino, in piedi davanti alla lavagna, spostavo il peso da una gamba all’altra e intanto cercavo con la coda dell’occhio un compagno compassionevole. Il Mediterraneo è...
Eppure una definizione vorrei riuscire a darla; o perlomeno vorrei delimitare sin d’ora il campo delle mie osservazioni, con la stessa facilità con cui ho tracciato sulla carta nautica una linea spezzata che va da Marsiglia a Messina fino al Pireo, da Smirne a Beirut fino a Porto Said, da Malta alla Sardegna fino a Tunisi, Tangeri, Barcellona.
Il Mediterraneo è...
Ad esempio, in un quadro di Raoul Dufy, il Mediterraneo è una distesa d’acqua di un azzurro color liscivia, con tante piccole onde, un pullulare confuso di vele bianche e, a volte, la scia grigia di un piroscafo.
Per la maggior parte delle persone, il mare è questo: bagnanti in costume sulla spiaggia, giocatori nei casinò, pescatori nei porti, uomini in berretto bianco sugli yacht, e in lontananza, sulla linea dell’orizzonte, una nave che passa.
Per costoro il Mediterraneo è un mare vastissimo, dai contorni imprecisi, dove compare qualche vago punto di riferimento: Tolone e la sua flotta, Nizza e la sua giostra, Napoli e il suo vulcano, il Pireo con il Partenone; forse, da qualche parte, la Corsica e, sul lato opposto, gli arabi, i cammelli e la sabbia.
Ma il Mediterraneo non è niente di tutto questo. Il Mediterraneo è.."

Inizia così, con il tentativo infruttuoso di dare una definizione soddisfacente del Mediterraneo, il diario di un'avventura, durata sei mesi nell'estate del 1934, per isole e porti, seguendo antichissime rotte frequentate per millenni prima che la società dei consumi e le crociere di massa privassero il navigare di ogni suo fascino.

Uomo del nord, cantore di un mare brumoso e infido, descritto magistralmente nel 1932 in Il passeggero del Polarlys, storia di una navigazione dalla Germania ai fiordi della Norvegia, Simenon si confronta ora con un altro mare, diversissimo: un mare assolato e ventoso. Perchè Il Mediterraneo non è soltanto acqua, ma è anche, anzi soprattutto, vento.

In realtà Georges Simenon aveva scoperto il Mediterraneo a vent'anni, Porquerolles, Port-Cros, Levant , piccole isole al largo della Costa Azzurra, saranno per lui un rifugio dal caos parigino e , come avrebbe detto Hemingway, un buon luogo per scrivere.

Porquerolles in particolare, « luogo geometrico di tutte le passioni», tanto che nelle sue Mémoires intimes lo scrittore annoterà: «Vi ho preso casa, posseduto barche, conosciuto uno per uno i suoi centosettanta abitanti d'allora. Mi sentivo come a casa».
Che poi la casa, fosse agli inizi un bordello per marinai e pescatori poco importa. Sull'isola Simenon imparò a andare in barca, a sfruttare venti e correnti, a pescare. Porquerolles gli entrò nel cuore, tanto da ambientarci tre romanzi e un racconto,
E da Porquerolles, nell'estate del 1934, Simenon partirà a bordo di una goletta, per raggiungere Tunisi attraverso la Sardegna, l'Elba, Messina, Siracusa, Malta.. Una lunga avventura descritta minuziosamente con gli occhi dello scrittore, ma anche del marinaio:

"28 maggio Calma piatta. La brezza è caduta e onde lunghe agitano la barca, facendo sbattere le vele. Il mare è deserto. Ci siamo spostati al largo in cerca del vento, ma il vento, al largo, non c’è. Solo un addensarsi di bruma ci suggerisce che l’Estérel si trova laggiù, a nord, con le sue rocce rosse e le sue ville, Saint-Raphaël da una parte, Cannes dall’altra.
La sera lungo la costa si accende di nuovo una ghirlanda di piccole luci: Cannes, Nizza... Più lontano Villafranca, Monaco, Mentone, Ventimiglia... Tutto sembra a portata di mano".

Prima tappa Genova, ma senza scendere a terra perché non è in una grande città ciò che lo scrittore sta cercando. Seconda tappa l'Elba, piccola, umana, dove il tempo pare essersi fermato. Dove

"le barche sono minuscole. E spesso sono di proprietà di due o tre persone. Gli uomini, seduti sulla sabbia in riva al mare o sulle pietre del molo, passano la giornata a infilzare teste di sardina sugli ami, ad armare cioè i palamiti, oppure a inserire pezzetti di polpo nei canestri di vimini per la pesca dell’aragosta e del grongo. Oppure vanno a pesca con la lampara: escono la sera con una lampada dalla luce violenta issata a prua, così da accecare il pesce che resterà imprigionato nelle nasse".

E poi Malta, a lungo sognata, ma che si rivela una delusione:

"Malta la scorgi da molto lontano, perché, emergendo dall’azzurro del mare, appare come uno scoglio splendente picchiettato da rade macchie di vegetazione. Ma che meravigliosa vegetazione! L’isola non ha né sorgenti né fiumi né ruscelli. Un tempo non c’era nemmeno la terra! Soltanto sassi arroventati dal sole!
Gli alberi che crescono oggi, i campi di frumento, i giardini non hanno messo radici nella terra maltese, ma in quella che velieri come il mio hanno portato a tonnellate dalla Sicilia.
Io seguo la loro rotta. E quando si cominciano a scorgere i particolari della costa, vedo spuntare ovunque dei cannoni, in cima a mura di pietra o negli anfratti tra le rocce. Le navi che escono dal porto non sono più golette dalla prua scolpita, ma torpediniere e sottomarini che battono bandiera britannica".

Un'isola militarizzata, simbolo della potenza britannica, dove anche i bordelli, numerosissimi, trasmettono tristezza:

"Non venite a fare l’amore a Malta se non siete viziosi. Eppure anche qui, come in Italia, in Grecia, in Turchia e in Spagna, c’è un esercito di ragazze convinte che «l’atto carnale» non sia un disonore.
Solo che qui, all’angolo delle strade, ci sono i policemen, uomini prelevati dalle rive del Tamigi per imporre il pudore nel Mediterraneo.
Questo significa che non si fa l’amore e che tutti i marinai sbarcati qui dalla Gran Bretagna vi ritornano illibati? No! Ecco perché sono furibondo, offeso, umiliato e triste. «... Je ne fais plus l’amour en cage...», non faccio più l’amore in gabbia, recita una vecchia canzonetta.
Qui non si fa più l’amore al sole! Non si fa l’amore come lungo le sponde del Mediterraneo.
Si fa l’amore come a Londra e nei porti nebbiosi".

E poi il nord africa: Tunisi e il suo quartiere dei bordelli e Hammamet

"un piccolo villaggio arabo, in riva al mare, fra Tunisi e Gabès. La costa è bassa. Un’ampia spiaggia di sabbia chiara, case bianche sotto il sole, una moschea, una caserma, qualche artigiano che fa vasi o sandali sulla soglia di casa. Sullo sfondo palme e uliveti".

Ma allora, ritornando alla domanda iniziale, cos'è il Mediterraneo. Dopo averlo girato in lungo e in largo, ora Simenon conosce la risposta: il Mediterraneo è un insieme di golfi e di isole. Golfi ed isole, abitate da gente semplice, capace ancora di godere del poco che ha.

"Quando non si riesce a entrare in un golfo, si fa scalo su un’isola, perché nel Mediterraneo spuntano isole un po’ dappertutto. Ed è sempre lo stesso spettacolo. Le isole sono montuose. Vette, quindi, più o meno brulle. Tra le vette, anguste valli dove crescono la vite, i pomodori, le melanzane, le pecore, i peperoni dolci, i fichi, i limoni, le olive e i cetrioli. La barca entra in un’insenatura, si avvicina a un molo minuscolo dove altre barche a vela scaricano cemento o caricano vino. Qualche peschereccio; qualche ragazzino nudo che nuota intorno allo scafo; un bar dove si beve birra o vermut.
Se volete spingervi oltre, noleggiate un asino e, da qualche parte, in fondo a una gola, scoprite un altro paesino i cui abitanti si chiedono che cosa ci siete venuti a fare. Golfi e isole! Questo è il Mediterraneo. Asini e pecore, peperoni e olive".

Insomma, un piccolo libro, da non perdere assolutamente, con cui viaggiare per porti e isole in questi giorni tristi di isolamento forzato.

Georges Simenon
Il Mediterraneo in barca
Adelphi, 2019
16 euro