TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 7 marzo 2020

Cominciò col furto del malloppo. A proposito di Azione Comunista




La giornata è iniziata bene. Inaspettata e avvincente recensione su Italia Oggi (oggi in distribuzione con il Secolo XIX) di Diego Gabutti, scrittore e giornalista, osservatore attento del panorama politico-culturale, di cui ricordiamo il bel romanzo "Un'avventura di Amadeo Bordiga" da poco ripubblicato a cura di Milieuedizioni.

Cominciò col furto del malloppo. Con l’occasione fu sottratto l’archivio segreto del Pci

di Diego Gabutti

Fu fatto da Giulio Seniga, l’uomo di fiducia di Pietro Secchia a danno delle casse del Pci

Come in una spy story, all’origine c’è un intrigo. Al centro dell’intrigo, un «rivoluzionario di professione», Giulio Seniga, l’uomo di fiducia di Pietro Secchia (stalinista perso, Secchia è il numero due del Partito comunista italiano, il più potente a Ovest di Titograd). Tra i principali responsabili dell’apparato illegale comunista, con una speciale competenza sulle «case sicure», sugli archiviriservati e sulla cassa del partito, che è poi un grosso salvadanaio pieno di dollari che arrivano dritti da Mosca in valigia diplomatica, Seniga la vede esattamente come Secchia, il suo boss: il partito non è più quello d’una volta, cara signora; si sta imborghesendo; nato per la rivoluzione, è passato al nemico: la riforma.

Siamo nel 1953, in ogni modo, e Stalin ha da poco tirato le cuoia. Tutti fingono commozione, persino i leader democratici occidentali, da noi addirittura Alcide De Gasperi, ma è festa grande dappertutto, specie in Urss, in particolare ai piani alti del partito, dove le mezze figure, i portaborse e i «culi di pietra» dell’epoca staliniana non devono più baciare l’icona baffuta del Padrone, come Stalin veniva affettuosamente chiamato dai suoi botoli umani. Anche in Italia, dopo le due lacrimucce di rito, le seconde e terze file del Pci avanzano una richiesta perentoria: direzione collegiale. Morto il Padrone, tolga il disturbo anche il Migliore. Secchia reclama una fetta di potere. Palmiro Togliatti s’imbufalisce: soffia fiamme dalle froge come un drago. E Seniga fa scattare l’intrigo: s’impadronisce, oltre che di parte degli archivi riservati del partito, anche d’un milione di dollari (per alcuni solo mezzo milione, ma sono sempre bei soldi) e prende il largo.

Ex partigiano, comunistone tosto, Seniga ha sempre girato col revolver alla cintura, ma d’ora in avanti la pistola avrà sempre il colpo in canna. Vecchio arnese dell’apparato illegale, sa a quali sanzioni va incontro l’incauto che, non pago di sfidare la linea generale, si porta via anche la cassa del partito. Col mezzo milione, o milione intero che sia, Seniga fonda un gruppuscolo (paga Togliatti) anti-togliattiano e bolscevico doc: Azione comunista (dai cui lombi nasceranno, col tem-
po e le sventure, i Testimoni di Marx e Lenin noti, a chiunque abbia orecchie e un citofono a cielo aperto, come Lotta comunista). Per i soldi c’è rimedio: dall’Urss, pronta cassa, arrivano altri dollari, a consolazione di quelli perduti.

Gli archivi, non a caso riservati, sono tutt’altra questione: sotto ricatto permanente, Togliatti e gli altri mammasantissima del partito si guardano bene dal denunciare il furto, o da lamentarsene. A finire nei guai è il solo Secchia, degradato da numero due a segretario regionale lombardo.

Storico delle sinistre a sinistra dei partiti comunisti, Giorgio Amico racconta la storia del gruppuscolo di Giulio Seniga, del giornale che ne diffondeva le opinioni estremiste, della sua evoluzione, dei personaggi piuttosto stravaganti» (l’espressione è del futuro sociologo e politologo Giorgio Galli, che all’epoca era uno di loro, stravagantissimo, e tale è rimasto) che giravano intorno a Seniga.

Azione comunista. Da Seniga a Cervetto (1954-1966) è in buona sostanza una storia del goscismo pre-sessantottesco italiano. Storia che si legge con divertimento e vantaggio. Divertimento perché la
storia è bella e i personaggi non soltanto stravaganti ma anche parecchio interessanti; vantaggio perché la dice lunga riguardo alla materia di cui sono fatti i sogni della sinistra più radicale nel crepuscolo dello stalinismo, e questa materia è lo stalinismo stesso.

Intorno a Seniga, proletario carismatico, si raccolgono agenti dei servizi segreti, il futuro storico dell’anarchismo italiano Pier Carlo Masini, il leader del gruppuscolo bordighista dissidente Onora-
to Damen, l’allora anarchico e in seguito leninista hard Arrigo Cervetto, Livio Maitan in rappresentanza della Quarta Internazionale trotzkista, gli amici di Edgardo Sogno (a cominciare da Luigi Cavallo, ex giornalista dell’Unità e capobastone di Pace e libertà, un sindacato giallo attivo alla Fiat di Torino) e Bruno Fortichiari, uno dei fondatori, nel 1921, del Partito comunista d’Italia.

Quanto alle loro teorie, sono le stesse che risuoneranno a sinistra della sinistra nei successivi vent’anni, ma appena formulate e ancora fresche d’inchiostro: il capitalismo è bell’e morto, per il comunismo la va a pochi, l’«ora X» è vicina, la «base» (famosa) del partito cerca uno sbocco a sinistra «e lì chi trova? trova noi», Lenin Über Alles, bandiera rossa la trionferà.

Sono goscisti originari, alcuni illustri e in grande spolvero, a cominciare dallo stesso Seniga, per non parlare di Giorgio Galli e di Pier Carlo Masini, ma per combinare, politicamente parlando, combineranno poco (a differenza dei loro eredi negli anni settanta, che invece combineranno fin troppo).

Intrigante, nel saggio di Amico, non è soltanto la ricostruzione dell’avventura pubblica di Seniga e di Azione comunista, già di per sé romanzesca. Sono avvincenti, ma non pubblici, anche e soprattutto gl’incontri inaspettati e le frequentazioni a rischio con personaggi poco raccomandabili (e ai tempi ancora ignoti) che incontreremo negli anni successivi a ridosso delle stragi e delle bande  armate. Curioso anche il destino dei singoli personaggi: quando lo intervisto, molti anni dopo, Seniga è un craxiano di ferro; Pier Carlo Masini, negli stessi anni, scrive elzeviri per il Giornale di Montanelli, dove faccio lo stesso anch’io.



Giorgio Amico
Azione comunista. Da Seniga a Cervetto (1954-1966)
Massari 2020, pp. 350
20,00 euro

Italia Oggi, 7 marzo 2020