Giorgio Amico
Preghiera di Natale
Ho aspettato mezzanotte per sentire il suono delle campane che mi ricordano la mia infanzia. Le campane non hanno suonato. Le Messe erano finite prima in base alle nome anticovid. Ma a mezzanotte in punto, manco a farlo apposta, in strada un uomo si è messo a mandare a fan culo il mondo, gridando a squarciagola bestemmioni da far venire giù il tendone.
E così mi è venuto di pensare a Gigi, teologo agostiniano che durante una route attorno al Monviso mi fece capire la bellezza straordinaria delle opere di Sant'Agostino. Don Luigi Ghilardini, per me Gigi, prete di strada, vestito degli abiti donati alla Caritas per i poveri. Bergamasco della Val Seriana, che con mia moglie raccontava nella loro lingua della sua infanzia contadina e povera.
Gigi che mi fece capire cos'è la santità, un giorno che vicino a noi un uomo si mise a bestemmiare. Stavo in silenzio, imbarazzato, sapendo che l'amico accanto a me, vestito come un barbone, era un prete.
“Vedi - mi disse allora – la bestemmia può essere solo due cose: o un modo di dire, una brutta abitudine, un intercalare e allora non ha nessun senso e non produce nessun effetto. Oppure è il grido di un uomo che soffre e che non conosce altre parole per gridare il suo dolore.”
“Ma il mio – continuò è un Dio di amore, che accoglierà quella bestemmia come una preghiera, come una richiesta di aiuto. Per questo non mi turba, perché so che Qualcuno ascolterà il grido di quell'uomo che per il mondo dei benpensanti è un niente”.
Ciao, Gigi, dovunque tu sia ora.