Ovidio Serapo
Se la consapevolezza di sé diviene conoscenza di tutte le cose
«Vitriol e massoneria» di Raffaele K. Salinari per Tipheret edizioni. L'autore propone un itinerario affascinante non solo alla scoperta del «simbolismo» e delle «parole» del Vitriol, l’acronimo che racchiude uno dei concetti ermetici più noti, ma, ricorrendo anche a digressioni solo a prima vista eccentriche, in grado di dischiudere nuove porte e porre nuovi stimolanti interrogativi
Un viaggio alla scoperta di una consapevolezza profonda, basata su una ricerca interiore come sulla capacità di legare tra loro i diversi percorsi verso «il sapere» che ci ha regalato l’umana tensione fino a misurarsi con il trascendente e con il mistero dell’esistenza.
È INTORNO all’acronimo che racchiude uno dei concetti ermetici più noti che si sviluppa l’indagine compiuta da Raffaele K. Salinari in Vitriol e massoneria (pp. 131, euro 14, Tipheret edizioni, prefazione Gianmichele Galassi).
L’acronimo della frase «Visita Interiora Terrae Rectificando Inveniens Occultum Lapidem» (Visita l’interno della terra, operando con rettitudine troverai la pietra nascosta), compare già nel 1613 nel testo alchemico Azoth di Basilio Valentino. «Siamo – scrive Salinari – nei primi anni del XVII secolo, il periodo d’oro dell’ermetismo cristiano che coincide con la transizione tra Massoneria operativa e speculativa». E «V.i.t.r.i.o.l.» ricorda le prime lettere di un motto dei Rosacroce. La storia dell’ordine mistico apparso in Germania in quell’epoca «si interseca così con l’ermetismo operativo e con la nascente Massoneria speculativa, sia per via del linguaggio, altamente simbolico e cifrato, sia per gli ideali, volti a favorire (…) la necessità di un rinnovamento palingenetico quanto progressivo».
IN QUESTO SENSO, l’espressione che è alla base della ricerca esorta al viaggio verso la «Pietra Occulta», posta al centro dell’essere. Per arrivarci, suggerisce la formula, dobbiamo «rettificarci», operare cioè rettamente «dentro» e «fuori» di noi; la «retta via» diviene così metafora della meta stessa. L’immortalità è in questo percorso per certi versi sinonimo del riportare alla luce la sapienza. L’acronimo «alchemico-latomistico» interroga perciò sia la possibilità di una discesa agli inferi dalla quale riemergere grazie ad una nuova consapevolezza di sé, sia i diversi percorsi che si sono dati su questa via nel corso del tempo.
ALLO SCOPO, Salinari propone un itinerario affascinante non solo alla scoperta del «simbolismo» e delle «parole» del Vitriol, ma, ricorrendo anche a digressioni solo a prima vista eccentriche, in grado di dischiudere nuove porte e porre nuovi stimolanti interrogativi. Filosofi, scienziati, religiosi, intellettuali, dai misteri egiziani alla filosofia greca, passando per induismo e buddismo, dai Sufi all’alchimia interiore cinese e via via, da Dante a Baudelaire e fino a Scholem e Benjamin, solo per ricordare alcune delle numerose tappe lungo le quali si snoda l’itinerario proposto, cui si deve aggiungere una costante e attualissima preoccupazione per il rapporto con il mondo naturale, illustrano questo procedere dentro di sé e al tempo stesso alla ricerca di una fonte ultima dell’esistente.
«Per usare un’immagine letteraria – suggerisce l’autore – possiamo pensare a questa percezione come fossimo immersi totalmente in un Aleph borgesiano, un punto in cui tutti i tempi e tutti gli spazi sono compresenti, tanto da farci cogliere, in un solo momento, l’Essenza connettiva che lega, regge, e al tempo stesso esprime, tutte le cose».
Il manifesto – 30 dicembre 2020