TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 6 febbraio 2021

Ricordo di Claudio Parrotta

 


Ricordo di Claudio Parrotta

Ho conosciuto Claudio cinquant'anni fa. Giovane operaio, affascinato dal maoismo, ma in cerca di una sua strada. Aveva voglia di fare, ma soprattutto di capire cosa fosse più utile alla lotta per una società più giusta e libera. Questa ricerca lo ha portato a Lotta comunista e alla militanza di una vita condotta con serietà e dedizione assoluta. 

Erano uomini come lui, quegli ouvriers francesi di cui Marx ha lasciato un ritratto indelebile in un suo scritto giovanile: 

“Quando gli operai comunisti si riuniscono, essi hanno primariamente come scopo la dottrina, la propaganda, ecc. Ma con ciò si appropriano insieme di un nuovo bisogno, del bisogno della società, e ciò che sembra un mezzo è diventato scopo. Questo movimento pratico può essere osservato nei suoi risultati più luminosi se si guarda ad una riunione di “ouvriers” socialisti francesi. Fumare, bere, mangiare ecc. non sono più puri mezzi per stare uniti, mezzi di unione. A loro basta la società, l'unione, la conversazione che questa società ha a sua volta per iscopo; la fratellanza degli uomini non è presso di loro una frase, ma una verità, e la nobiltà dell'uomo s'irradia verso di noi da quei volti induriti dal lavoro”.

Claudio è stato questo, per tutta la sua vita. Ed è con commozione profonda che lo ricordo. 

Ciao, Claudio.