TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 29 giugno 2010

Guido Seborga su Cesare Pavese



Far riflettere sull'oggi trattando di arte, poesia, cinema, filosofia, libri: questo il senso di Vento largo. Per questo ci piace tanto Guido Seborga. In ogni sua pagina troviamo uno stimolo a pensare in modo critico, a non accettare passivamente l'esistente. In un momento in cui si cerca di mettere il bavaglio alle voci scomode, a chi si ostina a cantare fuori dal coro, riproponiamo questo suo scritto dei primi anni Sessanta dedicato a Cesare Pavese.

Guido Seborga

Cesare Pavese

Presumendo di scriverci un saggio
Oggi sento la necessità scrivendo di Cesare Pavese di trovare le vie del ricordo
per chiarirmi un certo clima passato
Non mi dispiacerebbe se questo interessasse i giovani
Quanto è difficile comunicare tra una generazione e l'altra
Quanto tempo perduto e non più ritrovato

Credo impossibile capire Pavese
senza pensarlo uomo in clima di dittatura
un intellettuale in clima di massima chiusura
Cari giovani è molto bello essere ideologicamente contro la dittatura
ma per conoscerla a fondo occorre averla vissuta quotidianamente
ora per ora, minuto per minuto e vent'anni
Pavese ebbe la fortuna di essere vicino a uomini
di grande valore come Ginzburg Monti Mila
Monti che parlando dei suoi amici-allievi più giovani
diceva scherzando: “la generazione dei girini...”
E ancora le grandi figure di Gobetti De Rosa Giua

Arrivavo a Torino da Montecarlo Parigi Bordighera
Raccolsi il messaggio umano di quegli uomini
Non tanto la loro cultura
Mi ero già formato alla scuola di Picasso, Eluard, Breton, Aragon
Ma quando vidi come quegli uomini tenevano testa al fascismo
capii che dovevo fare altrettanto
lasciare le esitazioni e le PAURE
non cedere

Debenedetti per paura scriveva nel meridiano di Roma un saggio favorevole a Mussolini
Giacomino non era fascista ma aveva Paura
Paura l'avevamo tutti
Occorreva vincerla non cedere mai
Leone Augusto Massimo insegnarono per primi questo a noi tutti
portai il loro esempio sulla costa
cadde Renato Brunati Lina Maefrett però riuscì a fuggire per miracolo
dal campo di concentramento tedesco
Vincere la Paura
perdere e non vincere
E DISERTARE TUTTE LE GUERRE FASCISTE
Non farne una fu il nostro primo passo decisivo
Piovene per paura scriveva contro gli ebrei
quando anche molti fascisti non erano razzisti
gl'italiani non sono razzisti
lo sono di più gli americani
lo sono di più i teutoni
Pavese occorre dirlo tra tanti letteratucoli astratti e classicheggianti
nessuno fascista quasi tutti opportunisti complici
combatteva per l'uomo
per un uomo che drammaticamente non gli riusciva di trovare
questo potrebbe anche essere la sua fonda tragedia
e se la sua solitudine fu logica nel clima dittatoriale
che giustificava simbolicamente ogni realtà


(Tratto da: Laura Hess-Massimo Novelli, Guido Seborga, Spoon River 2009)





Laura Hess – Massimo Novelli
Guido Seborga
Scritti, immagini, lettere
Spoon River, Torino 2009
Euro 23