TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 26 giugno 2010

I mille occhi del dottor Jorn



Riprendiamo dal bel sito di Sandro Ricaldone dedicato alle avanguardie artistiche europee questo contributo di Joseph Noiret che permette di comprendere meglio gli inizi di CoBrA e il ruolo fondamentale svolto da Asger Jorn.

Joseph Noiret

I mille occhi del dottor Jorn


L'incontro con Jorn ha luogo nell'ottobre 1947, nella grande sala fumosa di un caffé di Bruxelles - oggi scomparso - l' "Horloge", situato nella parte alta della città. La coincidenza del nome è densa di significato: un tempo diverso prende inizio per alcuni di coloro che s'incontrano in quella sala, senza che essi ne abbiano piena coscienza.
Il Bureau du Surrealisme Revolutionnaire aveva organizzato, all'Horloge, una Conferenza Internazionale del Surrealismo Rivoluzionario, cui erano rappresentati: il gruppo SR belga, il gruppo di artisti sperimentali costituitosi in Danimarca, il gruppo SR francese, il gruppo RA, cecoslovacco. Il poeta Achille Chavée apre la conferenza; Christian Dotremont ne é il "segretario generale" (lo spirito del momento è politico) ed Asger Jorn rappresenta il gruppo sperimentale (l'aggettivo ha tutto l'avvenire davanti a sé) danese. Quanto a me, arrivo là a vent'anni, piena la testa di sur realismo e nutrendo nel ventre il sogno imperioso di mutare la vita: "figli miei, il mondo in cui sono vissuto era inabitabile", scriveva in quel tempo Louis Scutenaire.
Stringo con Dotremont ed il poeta Marcel Havrenne un'amicizia che non avrà interruzione, da cui la mia vita sarà profondamente segnata. Incontro anche Jorn, in principio più distante giacché viene dalla Danimarca, vale a dire da un luogo inesistente, ed é più anziano (sebbene più tardi la differenza d'età non giocherà fra noi nessun ruolo; saremo perfettamente all'unisono, nei nostri atti).
Durante la conferenza dell'Horloge, Jorn, con la sua libertà di tono ed il suo modo di porre la questione dell'arte, annunzia la rottura già avviata all'interno del Surrealismo Rivoluzionario. Nella foto che mostra la commissione intenta a redigere la dichiarazione conclusiva del la conferenza, Jorn è passato ormai dall'altra parte del tavolo. Non scrive: sigaro stretto fra le labbra, fissa Dotremont ed in questo sguardo c'è già CoBrA che nasce. I giochi si compiono impercettibilmente, nuove convergenze si delineano.
Dotremont, il cui incontro con Jorn risulta fondamentale ed avvia il conto alla rovescia di CoBrA, dà anch'egli impulso a ciò che si prepara. Nell'unico numero pubblicato a Bruxelles del Bulletin International du Surrealisme Revolutionnaire, scrive:
"Quanto ad Asger Jorn, che gli idealisti definiranno idealista per vendicarsi dell'esattezza con la quale si applica a smontare l'idealismo, non erano trascorsi cinque minuti da che l'avevamo incontrato che già ci travolgeva con il suo magnifico spirito sperimentale surrealista rivoluzionario con cui penetra problemi che ancora non avevamo affrontato". Il "magnifico" spirito sperimentale, gettato da Jorn nello stagno del Surrealismo Rivoluzionario, inizia ad aprirsi la via nei nostri modi d'essere e di pensare. Se il Surrealisme Revolutionnaire é "la rivista più viva del mondo", Jorn é certamente uno dei più vitali fra gli artisti e gli scrittori presenti a Bruxelles. Ed il brulotto della sperimentazione , ch'egli lancia, colerà a picco il Surrealismo Rivoluzionario, così impregnato di logorrea teorica e di settarismo parigino ("l'emulazione, la pigrizia, la preoccupazione per la moda", dice Jorn con cui romperemo nel novembre 1948, per l'appunto a Parigi, per risali re poi sino a Bruxelles, dove tutto era, sia pur indistintamente, iniziato.
Alcuni testi pubblicati nel Bulletin International du SR, nel gennaio 1948 annunziano il colore di ciò che seguirà e designano taluni di coloro che saranno riuniti da CoBrA: quello che Dotremont intitola, in guisa premonitoria, "le Pas gagné" e così il poema di Marcel Havrenne "le Bandeau rouge" che, in alcuni versi enuncia, con la lucidità che é propria dei poeti, il senso profondo dello spirito speri mentale in procinto di acquisire consapevolezza di sé medesimo

des couteaux apparaissent au cadran des horloges
le desordre s'organise au son des fanfares
on chante incroyablement faux

E infine la "dichiarazione" del gruppo sperimentale danese, dove Jorn canta indubbiamente più stonato degli altri, ciò che, in quel momento, rappresenta una maniera accorta di veder giusto.


Jorn, Cobra 1950

Quando rammento ciò che abbiamo vissuto allora, mi pare evidente che CoBrA parlasse in maniera già riconoscibile alla fine del 1947 a Bruxelles, dove noi torneremo a vivere "la favola della materia contro la sabbia della maniera" (C.D.). Gli elementi necessari son messi a punto un anno più tardi, quando gli olandesi del gruppo Reflex si uniscono a noi. Insieme (Jorn, Appel, Constant, Corneille, Dotremont ed io stesso) firmiamo una dichiarazione comune "la Cause etait entendue" che riordina e spazza la retorica delle finzioni teoriciste: poiché "vi sono più cose nella terra d' un quadro che nel cielo della teoria estetica".
Nel novembre1948 la deviazione per Parigi é conclusa (vi serberemo amicizie come quella di Edouard Jaguer, ma non vi sarà un numero francese di CoBrA) e Jorn contribuisce a renderla più breve. Ognuno torna nel proprio paese, ma tutti continueranno a venire a Bruxelles "proprietaria di Cobra-sull'universo", come dice Dotremont, per vivervi la quotidianità di CoBrA.
La presenza di Jorn é stata irresistibile. Venuto dal nord alla ricerca di persone che provassero le stesse inquietudini e la sua stessa quotidiana aspirazione ad una vi ta diversa, Jorn ha iniziato, assieme a Dotremont, ad intrecciare la miccia con cui accenderemo poi insieme, nella neve, il grande falò notturno che si chiamerà CoBrA. Con Jorn lo spirito sperimentale irrompe fra noi, con Jorn che "pela le patate prima di dipingere gli occhi".
Sorprende poco, senza dubbio, che molti ricordi di Jorn appartengano alla nostra quotidianità. Così, noi che camminiamo insieme per una via di Bruxelles e Jorn tiene un gran discorso, agitando le braccia.
O come quando Dotremont installa un banchetto all'entrata d'un cinema i cui palchi polverosi chiudono le loro cortine su amori fugaci in tre vendiamo libri, poveri quali siamo. Appena un libro é venduto Jorn va a comprare dei sigari, di cui accende i nostri sogni. Le nostre discussioni sono vivaci, crediamo che l'arte possa mutare la vita, Jorn s'anima d'un riso. La gente che passa lo squadra, giacché ha un modo primitivo di esser là.
Un'immagine ancora illustra bene la quieta forza sovversiva del suo humour: seduto con noi, in mezzo ad un gruppo di musicisti perduti completamente in discorsi dodecafonici, in equilibrio instabile rispetto all'uditorio, impastoiato da sistemi ed esclusive, Jorn porta al culmine il tumulto teorico tenendo un discorso ora in tedesco e danese, ora in inglese e francese, ora frammischiando parole di tutte queste lingue. Fuma sempre i suoi ilari sigari. In questo istante incarna il rifiuto vivente di tutto ciò che presto getteremo fuori bordo. Ci trascina già altrove, nel luogo in cui cercheremo di lavorare insieme, di scambiare le esperienze, di far vita comune.
"In quest'epoca memorabile - scrive Havrenne - si sono prodotti, nel magazzino delle linee e dei colori, grandi disordini e notevoli scoperte, feconde di verità originarie". Jorn é stato uno dei fautori di un disordine modellato secondo il nostro desiderio; senza di lui, non v'è dubbio, la nostra vita non avrebbe potuto assumere la forma che le abbiamo impressa.

(http://www.quatorze.org/)

Ringraziamo l'amico Sandro Ricaldone che ci consente di utilizzare i testi del suo sito.