TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 14 maggio 2014

Il governo ombra. Come gli americani hanno condizionato la politica italiana


1978: gli americani e la politica italiana

Giorgio Amico

Il governo ombra. Come gli americani hanno condizionato la politica italiana

Il 1978 è un anno cruciale per la politica italiana. Il PCI entra nell'area di governo per uscirne subito con il rapimento Moro. Si dimette il presidente della Repubblica Leone e al suo posto viene eletto Sandro Pertini. Moro viene assassinato al termine di un lungo sequestro dai risvolti ancora oggi oscuri, mentre nel PSI si afferma definitivamente la leadership di Craxi che di fatto blocca prima e disarticola poi il progetto berlingueriano di compromesso storico. E' anche il periodo di maggior peso della P2.

Un anno intenso e difficile ricostruito da Maurizio Molinari, corrispondente da New York della Stampa, in un libro, “Governo ombra. I documenti segreti degli USA sull'Italia degli anni di piombo”, pubblicato nel 2012 da Rizzoli.

Con pazienza Molinari ricostruisce sulla sorta di 184 documenti riservati del Dipartimento di Stato, ottenuti in base alle norme (ben più liberali delle nostre) americane sul diritto di informazione, l'atteggiamento dell'amministrazione USA nei confronti degli sviluppi della politica italiana.

Il primo dato che emerge è la ferma contrarietà degli Stati Uniti ad ogni forma di apertura anche indiretta al partito comunista e l'amministrazione Carter, da sempre presentata dalla stampa italiana come aperturista, non fa eccezione.

Il carteggio quasi quotidiano con l'ambasciatore Gardner evidenzia un atteggiamento di estrema preoccupazione nei confronti degli sviluppi della situazione romana. Questa preoccupazione, condivisa dai vertici NATO, porta l'amministrazione Carter a contrastare in modo sistematico la politica dei leader DC Andreotti e Moro, considerati ormai inaffidabili e pronti a cedere alle richieste comuniste.

Caduto Leone, gli americani diffidano profondamente del nuovo presidente, Sandro Pertini, eletto con i voti comunisti e dunque ritenuto non sicuro. Preoccupazioni, condivise anche dai governi inglese e tedesco che pure invitano gli americani alla prudenza.

Il risultato sarà l'appoggio deciso a Bettino Craxi in funzione anticompromesso storico. Nei suoi rapporti a Washington l'ambasciatore Gardner accenna a ingenti finanziamenti da parte della SPD (il partito socialdemocratico tedesco) e della Germania al politico italiano per consolidarne la posizione nel PSI.

Quanto alla DC, la politica americana consiste in un deciso intervento sui vertici vaticani perchè premano sul partito cattolico per bloccarne la politica di cedimento ai comunisti. Dai documenti raccolti e commentati da Molinari risulta come il Vaticano (prima di Paolo VI e poi di Giovanni Paolo II) sia considerato dagli USA come un partner strategico, un alleato fondamentale nella lotta al comunismo. E non solo in Italia, se solo si pensa al ruolo che papa Wojtyla avrà a partire dalla Polonia di Solidarnosc (e dall'intreccio CIA-IOR di Marcinkus-Calvi) nella disintegrazione del blocco sovietico.



“Nell'offensiva contro la DC di Moro e Andreotti – scrive Molinari – l'alleato più importante di Washington è il Vaticano di Paolo VI, i cui stretti collaboratori sin dal 5 gennaio [1978] esercitano pesanti pressioni sui leader democristiani per evitare l'intesa con il PCI”.

Colpisce nel libro l'insistenza servile con cui esponenti della politica (e non solo di destra) come Ugo La Malfa, e del giornalismo (Indro Montanelli) contattano i rappresentanti USA per dichiarare la loro contrarietà alla linea del compromesso storico e la loro disponibilità ad attivarsi in funzione anticomunista e antidemocristiana.

Inquieta, in un quadro già di grande ambiguità, il riferimento costante da parte dell'ambasciatore Gardner al comando (americano) delle forze NATO in Europa. Un dato che, unito al suggerimento al presidente Carter di attivare “le Commissioni del Congresso per allargare il fronte politico dell'opposizione al compromesso storico”, cioè i canali parlamentari per l'autorizzazione e il finanziamento di azioni “coperte”, fa nascere più di un pensiero sul coinvolgimento attivo americano nella strategia dalla tensione, dal rapimento Moro alla P2.



Maurizio Molinari
Governo ombra
Rizzoli, 2012
Euro 18.00