Sandro Lorenzini è un
vecchio amico di Vento largo. Con lui condividiamo una visione
“magica” delle cose, l'idea di un cosmo animato che è al
contempo dentro e fuori dell'uomo. “Colui che vede in se stesso
tutte le cose è al tempo stesso tutte le cose”, predicava Giordano
Bruno e anche per questo fu arso. Ci ha sempre convinto l'opera,
nelle sue varie fasi e passaggi, di Sandro Lorenzini perchè
rappresenta un viaggio iniziatico attraverso gli elementi, la terra,
l'acqua, l'aria e il fuoco, alla ricerca di un sé fatto di tutte le
cose e che dunque tutte le contiene. Il che rende la sua arte un
percorso di liberazione dai vincoli stretti della materia, la ricerca
di un altrove che dia senso e significato (e dunque leggerezza) alla
fatica del vivere.
Sabato 10 maggio ore
17.30
presso GULLI ATELIER
c.so Italia 201r. Savona
inaugurazione della
mostra del Maestro SANDRO LORENZINI
"OPERE RECENTI".
Sandro Lorenzini
Opere recenti
Quando si rincontrano gli
amici è naturale abbracciarsi, guardarsi in viso, sorridere,
cercando di leggere nel volto le novità, i fatti nuovi, i segni del
tempo trascorso dall’ultima volta.
Poi, ovviamente, le
frasi: ...quanto tempo... come stai... cosa fai... cos’hai
fatto.Per me ritornare con una mostra a Savona è come propiziare un
rincontro con un amico attento e fedele, che ha camminato con me per
così tanti anni, condividendo i miei passi, incuriosito dal mio
fare, convinto da certi miei atti, sorpreso talvolta, ma così onesto
da accettare sempre un confronto, senza gettare a priori nulla di ciò
che volta per volta ho portato. Un amico intelligente, che ha voluto
e saputo capirmi, che mi ha mostrato sempre affetto e sostegno.
Questo mio amico è la gente, il mio pubblico, di una volta e di
oggi, lo stesso.
Svuoto un po’ la
valigia nei locali di questo nuovo spazio savonese e le cose che
porto stanno lì, senza trucchi, a farsi vedere per quello che
sono. Agli amici che vengono preparo un abbraccio, e non devo
null’altro. Le cose che espongo sapranno pur raccontare a ciascuno
i loro percome e loro perché (del resto lo fanno da sempre).
Sono cose diverse,
sculture e dipinti, per una volta accostati. C’è ancora la terra
(potrebbe non esserci?) a veicolare metafore cucite con la voce
remota del mito, affidando agli ingobbi e agli smalti i toni e
gli accenti di parole figurate e non dette, ci sono forme primarie
(coni e cilindri che danno corpi a dei “quasi vasi”, o quadrati
che porgono il cavo di piatti quale spazio scenico per dei “quasi
teatri”) e ci sono figure ed emblemi che vi si aggrappano per
dipanare percorsi pensati e affrontare viaggi dentro a metafore
semplici.
Ci sono anche rettangoli
di colore, cartoni come tavole antiche, tele come fondi di icone, ad
offrire spazi a figure, figure, figure. Figure come arcani maggiori,
dignitari di poteri primari, re, donne e cavalli di cosmici giochi di
carte.
Se ci sono storie, sono
quelle che possono starci, scritte dagli occhi di chi guarderà. Io
nei lavori ci avrò messo soltanto un po’ di mistero e il silenzio,
che è come un foglio non scritto, come uno spazio infinito, ma solo
pensato, che è fermo e sta, immobile, fuori dal tempo.
E lì, nel silenzio, c’è
posto per tutte le storie che ognuno vorrà raccontare, purché lo
faccia, vada sé, sottovoce.