Ci sono luoghi che
danno spessore agli incontri. Ieri alla fiera del libro di Imperia,
mentre girellavamo per le vie della memoria , abbiamo incontrato
Marino Magliani. Non ci sentivamo da tempo. Ci ha raccontato del suo
ultimo libro e di come la malinconia si possa tradurre in geografie,
forme di luoghi che in realtà sono le stanze più segrete del nostro
cuore.
Vittorio Coletti
Soggiorno a Zeewijk il
Ponente rivelato di Marino Magliani
Marino Magliani presenta
in queste settimane il suo ultimo libro, "Soggiorno a Zeewijk",
pubblicato da Amos con tenerissime illustrazioni del suo amico
olandese Piet Van Bert. Magliani potrebbe essere un personaggio di
Francesco Biamonti. Ligure di entroterra (è di Dolcedo), silenzioso
e schivo, dai lavori precari e solitari, torna sempre alla terra
antica dopo aver viaggiato mezzo mondo, dal Sud America, alla Spagna
all'Olanda, dove attualmente vive facendo il traduttore dallo
spagnolo.
Magliani ha però, di
suo, una leggerezza e una mitezza ironica che non si trova negli
ombrosi personaggi del suo maestro di S. Biagio della Cima e un gusto
del racconto che gli viene da un'attitudine a osservare più gli
altri che se stesso. I suoi romanzi, racconti e favole hanno il passo
calmo e meditativo del ligure e una immediatezza e voracità
narrativa sudamericana.
Questo "Soggiorno a
Zeewijk" è una piccola perla: Zeewijk è un quartiere di
Ijmuiden, sobborgo di Amsterdam, che Magliani percorre spesso
pensando alla sua Liguria di Ponente, anche per una singolare
somiglianza della topografia (disegnata nel libro) di quella
provincia d'Olanda con la nostra regione. Scrivendo questo libro per
una bella collana che invita scrittori a guardare luoghi, Magliani
esplora con timidezza e curiosità le vie del quartiere dai nomi
stellari (Andromedastraat, Planentenweg, Orionweg) e spia
educatamente abitudini e stili di vita degli olandesi, in una sorta
di diario in cui dialoga col suo amico pittore e tenta un'improbabile
seduzione parlando a cartelli in neerlandese elementare con una
sconosciuta dietro i vetri.
I tragitti olandesi sono
interrotti periodicamente da ritorni della memoria al borgo ligure
natio, così diverso e lon- tano, in cui i luoghi si chiamano, con
asciutta funzionalità, Case sottane o Case soprane. La piantina
urbana e umana del popolare e nuovo quartiere olandese, in cui non
c'è edificio che, dopo una decina d'anni, non venga demolito e
sostituito con un altro, si sovrappone così alle vecchie e
inalterabili mappe catastali della Liguria, in cui tutto, case e
campagne, resta inalterato per secoli e l'unica innovazione è data
dall'avanzata inesorabile dei rovi e delle erbacce negli orti
trascurati e nelle case sfondate.
Ci sono pagine deliziose
in questo libro, pieno di una curiosità gentile e senza rancori per
il mondo, rallegrato da un italiano pidgin, mescidato (vi si
mescolano spagnolo, olandese e dialetto ligure), che a volte traballa
con la soavità di una leggera ebbrezza, restando però sempre
miracolosamente in piedi.
La repubblica – 16
maggio 2014
Marino Magliani
Soggiorno a Zeewijk
Amos, 2014
14 euro
Marino Magliani
Soggiorno a Zeewijk
Cosa fanno gli abitanti
di Zeewijk quando non riescono più a essere indipendenti, come
succederà tra non molto a Piet?
Il luogo si chiama
bejaarden huis. Ce ne sono almeno tre. Sono a rotazione, anch’essi,
come ogni cosa di Zeewijk: ora costruiscono il ricovero in un posto
e fra vent’anni in un altro. In questo modo, l’abitante di
Zeewijk non riesce mai a identificarsi con un luogo, ma solo con
l’idea di un ricovero. Questa destinazione vagamente ignota mette
addosso una certa apprensione, si passeggia tra le costellazioni e
si indaga, sarà qui sulla piazzetta dell’Acquarius, sarà in cima
alla Pegasus?
Di solito questi
ricoveri sono molto ben curati, un giardino minuscolo di modo che
l’anziano non fatichi, giusto l’angolino di verde “privato”,
un premio alla carriera, e la vetrata dalla quale guardare il
passaggio della vita. I vecchi dei bejaarden huis sono sereni,
possiedono il loro monolocale e là dentro hanno tutto: l’infermiera
che passa a sorvegliare, la cucina, il bagno con le maniglie alle
quali appoggiarsi, e persino la vista sui ciliegi in fiore.
Li trovo a giugno,
seduti sulla sedia di plastica, fuori, alla brezza nordica. Sembra
che controllino le ciliegie verdi e raggrinzite, in attesa che
maturino, ma non maturano mai perché siamo in Olanda e i vecchi lo
sanno. Chissà cosa pensano questi vecchi.
Forse, ci ha ragionato
Piet, è come da voi in Liguria, là, in quel posto dove sei nato,
che era un ospedale e dove ora la gente anziana seduta sulle sedie
bianche guarda con un po’ di desiderio i grappoloni di datteri che
non maturano mai.
Non lo so, ho detto a
Piet. Non gli parlo mai troppo volentieri o a lungo dell’idea di
un ricovero. Non sono la persona adatta, lo confesso, discorrere di
un inizio e della fine mi confonde. Vorrei vedere voi se foste nati
in un posto che ora ospita il tramonto.
(Da: Marino Magliani,
Soggiorno a Zeewijk)