Sandro Saggioro
continua nel suo lavoro di ricerca sulla storia della sinistra
comunista italiana. Dopo La Storia del Partito Comunista
Internazionalista dalle origini alla scissione del 1952, un nuovo
volume ricostruisce la storia di “Programma Comunista”.
Riprendiamo la recensione apparsa sul sito della Associazione Pietro
Tresso.
Paolo Casciola
In attesa della grande crisi.
Storia del Partito Comunista Internazionale
Pur nella sua autonomia tematica, questo nuovo
libro di Sandro Saggioro si colloca sul medesimo solco di quello
che quattro anni prima l’autore aveva dedicato alla storia del
Partito Comunista Internazionalista negli anni 1942-52 (Né
con Truman né con Stalin, Colibrì, Paderno Dugnano 2010):
un rapporto di continuità che, però, comporta una distinzione
essenziale. All’atto della sua creazione ‒ in seguito alla
scissione del 1952 tra la tendenza capeggiata da Bruno Maffi e
quella guidata da Onorato Damen ‒, il partito di cui questo
nuovo volume traccia la storia riprese il nome di quello
originario, dando così luogo a due «partiti comunisti
internazionalisti» fino al 1964, allorché esso mutò la seconda
parte dell’aggettivazione, trasformandosi in Partito Comunista
Internazionale.
Sotto la guida di Maffi, e con l’apporto
decisivo di Amadeo Bordiga, esso tentò di far sentire la sua voce
attraverso il proprio organo di stampa, Il Programma
Comunista, e fu l’unica formazione che possa legittimamente
venir designata ‒ anche se, così facendo, si contravviene alla
rigida consegna teorica e pratica di Bordiga ‒ come bordighiana,
e tale sotto il profilo della completa adesione alla peculiare
lettura del marxismo che ha caratterizzato il pensiero di
quest’ultimo nonché sotto quello dell’ordinamento del partito
stesso, ordinamento basato su una elaborazione dottrinaria che
sfociò in un centralismo politico e organizzativo diverso da
quello leniniano. Quello che fu messo alla prova nel trentennio
che corre dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta del secolo scorso
è, insomma, il modello partitico bordighiano.
Tuttavia Saggioro non si limita unicamente a
riproporre le enunciazioni delle posizioni principali del pensiero
di Bordiga, ma si sforza di illustrare la vita e il dibattito
interni di quell’organizzazione e la politica che essa mise in
atto nei contesti in cui cercò di svolgere la propria azione,
battendosi senza remore né compromessi su una linea
intransigentemente rivoluzionaria. Nel quadro di una realtà
segnata dalla vittoria su tutta la linea della borghesia ‒
facilitata dal collaborazionismo di classe dei principali partiti
«di sinistra», e in primo luogo dal PCI togliattiano ‒ e dalla
pesante sconfitta del proletariato nel secondo dopoguerra, quei
militanti furono ben consapevoli della profondità del baratro da
cui si doveva risalire. Come affermò lo stesso Bordiga nel
settembre 1952:
«Questo è il momento di depressione della curva
del potenziale rivoluzionario (…). In tal momento privo di
vicine prospettive di grande sommovimento sociale non solo è un
dato logico della situazione la politica disgregazione della
classe proletaria mondiale; ma è logico che siano gruppi piccoli
a saper mantenere il filo conduttore storico del grande corso
rivoluzionario, teso come grande arco tra due rivoluzioni sociali,
alla condizione che tali gruppi mostrino di nulla voler diffondere
di originale e di restare strettamente attaccati alle formulazioni
tradizionali del marxismo.»
Oltre a ripercorrere la traiettoria trentennale
dell’organizzazione raccoltasi intorno al giornale Il
Programma Comunista ‒ il cui primo numero risale
all’ottobre 1952 ‒, l’autore fornisce anche una serie di
coordinate politiche e temporali delle varie scissioni che essa
ebbe a subire prima del suo definitivo éclatement del
1982.
In quell’anno cruciale, le divergenze emerse
sulla «questione palestinese» in relazione agli avvenimenti
libanesi ‒ divergenze che nell’agosto di quell’anno avevano
provocato il distacco dei gruppi maghrebini ‒ segnalarono
l’incapacità di rispondere alle nuove realtà e determinarono
agli inizi ottobre, ad una riunione delle sezioni francesi, la
decisione di alcuni militanti di constatare la mancanza di
omogeneità politica che in diversi casi aveva contrapposto la
base alla direzione, l’applicazione puramente formalistica della
disciplina di partito e, in definitiva, il fallimento del Partito
Comunista Internazionale nello sviluppare al suo interno un
dibattito politico reale, nel rapportarsi attivamente (e non
passivamente) ai movimenti sociali e nell’essere ormai
organicamente incapace di passare all’azione pratica e di
proporsi effettivamente come guida delle lotte proletarie. Il
testo del documento diffuso da quei militanti alcuni giorni dopo
la riunione parigina, nella quale fu proposto lo scioglimento del
partito, conteneva un giudizio inappellabile:
«In realtà, è tutta la concezione dell’uso
della teoria e del programma restaurati dalla Sinistra ad essere
falsa, in un senso:
- Contemplativo, accademico e indifferentista in
rapporto al movimento sociale ‒ attitudine che si è rivelata in
pieno di fronte alla guerra in Libano.
- Nell’atteggiamento di distanza ed anche di
arroganza nei confronti di tutte le frange rivoluzionarie e
combattive in nome della difesa del patrimonio della Sinistra, o
della difesa di una indipendenza di classe che non è oggi il più
delle volte da preservare, ma realmente da conquistare come parte
pregnante del movimento sociale.»
Nella parte conclusiva del libro vengono passate
brevemente in rassegna le varie formazioni, estremamente
minoritarie, che ancor oggi continuano a richiamarsi a
quell’esperienza e, ovviamente, anche all’eredità politica
precedente, quella del “bordighismo” dalla fine degli anni
Venti agli inizi degli anni Cinquanta. Saggioro sottolinea però
che nessuno di tali raggruppamenti ha avuto un qualche sviluppo
significativo tale da dimostrare la propria egemonia rispetto alle
altre formazioni dell’«area bordighista», né tanto meno è
mai stato riconosciuto in alcun modo dalla classe operaia o da
altri strati del proletariato come propria espressione, come
rappresentante dei suoi interessi storici o di lotta contingente.
Il volume è completato da una nutrita appendice
contenente documenti importanti e spesso di difficile
reperibilità, quando non addirittura inediti ‒ come, ad
esempio, il carteggio intercorso tra Bordiga e Bruno Rizzi ‒, e
si basa largamente su una grande mole di testi, tra cui figurano
circolari interne, scritti riservati, corrispondenze personali e
testimonianze rese all’autore da alcuni dei protagonisti di
quella storia.
http://www.aptresso.org
Sandro Saggioro
In attesa della
grande crisi. Storia del Partito Comunista Internazionale ‒ «il
programma comunista» (dal 1952 al 1982)
Edizioni Colibrì, 2014
€ 24,00
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