Nell'ambito di una
ricerca sul giovane Mazzini ci siamo imbattuti nella ricetta di una
torta. Eccola.
Giorgio Amico
La torta di Mazzini
Di Giuseppe Mazzini la
retorica patria ci ha tramandato un'immagine funerea che lo rende
antipatico ai più. In realtà Pippo, come lo chiamavano gli intimi,
fu personaggio affascinante: amante della musica (suonava benissimo
la chitarra), del canto e del cibo. Lo dimostra questo brano di una
lettera che dall'esilio svizzero egli inviò alla madre. Una ricetta
che, riscoperta negli anni Trenta, ha dato vita a un dolce ancora
oggi molto ricercato a Genova.
“Prima di
dimenticarmi, voglio mantenere la mia promessa. Eccovi la ricetta che
vorrei faceste e provaste, perché a me piace assai, traduco alla
meglio, perché di cose di cucina non m’intendo, ciò che mi dice
una delle ragazze in cattivo francese:
Pelate e pestate fine
fine tre once di mandorle, tre once di zucchero fregato prima ad un
limone, pestato finissimo.
Prendete il succo di
un limone, poi due gialli d’uovo, mescolate tutto questo e muovete,
sbattete il tutto per alcuni minuti, poi sbattete i due bianchi di
uovo quanto potete: “en neige”, dice essa, come la neve, cacciate
anche questi nel gran miscuglio, tornate a muovere.
Ungete una
“tourtiere”, cioè un testo da torte, con butirro fresco, coprite
il fondo della tourtiere con pasta sfogliata, ponete il miscuglio nel
testo, su questo strato di pasta sfogliata, spargete sopra dello
zucchero fino e fate cuocere il tutto al forno”