TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 9 marzo 2018

Carlo Pasini/Aldo Mondino, Inside





Carlo Pasini “Inside”
e opere scelte di Aldo Mondino
Palazzo del Commissario 
(Fortezza del Priamar – Savona)
10 – 31 marzo 2018

Biografia del Maestro Carlo Pasini


Nasce a Pavia il 12 giugno 1972. Diplomato presso il Liceo Artistico “Raffaello Sanzio” di Pavia si iscrive al Politecnico di Milano ove si laurea in Architettura con Fredi Drugman e Corrado Levi nel 1999. Inizia l’attività artistica presso il laboratorio di Aldo Mondino nel 2000 dove svolge il ruolo di collaboratore ed assistente fino alla primavera 2005.
E’ un pittore espansivo sin dalle origini, da quando ha scelto di dipingere su delle zanzariere perfettamente funzionanti montate su intelaiature di alluminio, portando la pittura sul terreno della percezione e fruizione. Il rapporto tra vuoti e pieni ha portato Pasini a considerare la pittura non più confinata alla sola vista, bensì ad includere il tatto e il senso dinamico del movimento nello spazio.
Nascono così le pelli di serpente, opere astratte costellate di macchie, screziature e arabeschi della natura. L’espressione dinamica iniziale della zanzariera viene liberata nella scultura vera e propria di animali guizzanti che lottano per la sopravvivenza, come un ritorno alle origini con una razza umana implosa e priva di maschere.
In questa vita che è un grande teatro tutti ci presentiamo con interfacce e software per comunicare informazioni criptate più simili ad animali come Cavalli di Troia in cui l’apparenza non coincide quasi mai con il vero Essere.
Del suo lavoro si sono occupati Aldo Mondino, Ivan Quaroni e Valerio Dehò.


Biografia del Maestro Aldo Mondino.

Nasce a Torino il 4 ottobre del 1938.
Nel 1959 si trasferisce a Parigi, dove segue i corsi di Heyter all'Atelier 17 e all'Ecole du Louvre. Frequenta i corsi di mosaico all'Accademia, con Severini e Licata.
Stringe amicizia con Tancredi, Errò, Jouffroy, Lam, Lebel e Matta.
L'anno successivo, proprio grazie a Tancredi, espone alla Galerie Bellechasse, quadri nei quali sono evidenti le influenze dei Surrealisti. In contemporanea, espone alla Galerie des 4 Saison presentando “opere/manifesto” contro il clima di repressione del governo francese di quel momento nelle quali appare una netta rottura con l'Informale.
Nel 1961, anno in cui rientra in Italia per svolgere il servizio militare, espone alla Galleria L'Immagine di Torino; l'anno successivo è alla Galleria Alpha di Venezia.
Seguono nel 1964 una mostra alla Galleria Il Punto di Torino diretta da Gian Enrico Sperone, in quel momento principale polo espositivo nazionale del panorama artistico internazionale; sempre a Torino, forte il rapporto con la Galleria Stein e la Galleria Paludetto.
Nella metà degli anni '60 espone opere e attua performance nella sua città natale ed ancora a Milano, Roma, Brescia facendo sempre parlare di se per la novità delle sue opere (uso di materiali “alternativi” come il torrone), per le polemiche che a volte il suo operare scatena (ricordiamo l'accusa di blasfemia per una mostra di Brescia) e per le operazioni attuate al fine di far diventare il pubblico elemento attivo delle opere.
Nel 1966, la sua prima presenza in una mostra collettiva alla Galleria Pescetto di Albisola Superiore (Sv).
Alla fine degli anni '60, esce volutamente dal circuito d'arte tradizionale e dopo un anno di “silenzio” nel 1970 presenta i suoi King, tele e fantocci/feticci nei quali tende ad rappresentare se stesso, opere in qualche modo dedicate alla “scansione del tempo”.
Nel 1969 espone alla Galleria A77 di Albissola Marina (Sv).
Negli anni '70, è partecipe dell'avventura iniziata a Calice Ligure (Sv) da Emilio Scanavino che ha scelto questo paese dell'entroterra savonese per vivervi; è un'intensa “stagione artistica”: la nascita della Galleria Il Punto (omonima di quella di Torino); il concretizzarsi degli Incontri Albissola/Calice; la presenza in loco di artisti come Carlo Nangeroni, Sergio Dangelo, Eduardo Arroyo, Sergio Sarri, Paolo Baratella, Giorgio Bonelli.
Nel 1972 torna a Parigi per un soggiorno che si protrarrà per sette anni, periodo nel quale si dedicherà principalmente alla pittura.
Nel 1976 partecipa alla Biennale di Venezia e alla fine degli anni '70 vedono la luce le Tour Eiffel, opere dal forte impatto segnico nelle quali si può considerare citato il periodo Espressionista.
Una serie di esse saranno prodotte in ceramica nella Fornace di Bruno Viglietti ad Albissola Marina (Sv).
Seguono gli anni '80 con un percorso espositivo che si dipana tra Roma, Parigi, Milano, Torino, New York, Chicago, Ginevra, Vienna e Londra.
E' il periodo dell'avvicinamento alle suggestioni dell'Oriente: citazioni delle atmosfere del Marocco, Palestina, Turchia; inizia a rappresentare le danze/preghiera dei Dervisci.
Nel 1993, nuovamente presente alla Biennale di Venezia, espone le citate tele dei Dervisci Danzanti e opere/installazioni create con l'uso di zollette di zucchero, tappeti, penne biro.
Si appassiona contemporaneamente alle atmosfere della Spagna: vedono la luce le serie dei Tori e Toreri.
Espone al Laboratorio della Sapienza di Roma, Venezia, Bologna e al Museo Topkapi di Istanbul.
Nel 1996 espone a Siena opere dedicate in contemporanea alla Corrida e al Palio e dall'anno successivo produce su altri temi a lui cari: i Musicisti della Confraternita Gnawa, i Danzatori ed Equilibristi Nordafricani, l'Ebraismo.
Negli anni successivi, mostre a Bologna, Milano, Roma, Torino, Bruxelles, nelle quali l'elemento essenziale delle opere sono i cioccolatini Peyrano prodotti appositamente nella sua Torino.
E' il momento delle grandi opere in torrone, zucchero, tessuto ma anche l'appropriarsi delle tecniche artistiche tradizionali: da progetti precedenti nascono le fusioni in bronzo; tipico esempio è “La mamma di Boccioni”, nata da una versione precedente in caramelle alla menta.
Nel 2000 esposizione dal titolo “Flowers” a Calcutta.
Sue mostre vengono organizzate a Firenze e Norimberga; nuovamente a Torino, vengono qui esposte per la prima volta opere in vetro realizzate a Murano.
Nel 2003, a Ravenna, viene organizzata una sua grande antologica.
Si spegne nella sua città natale il 10 marzo del 2005.