E' da poco in libreria
“L'avant-garde se rend pas” di Sandro Ricaldone, vivace
ricostruzione delle avanguardie artistiche del secondo Novecento. Con
un merito particolare: l'autore sa rendere chiaro e appassionante
anche ciò che al lettore comune non specializzato può apparire
difficile. Insomma, un'opera utilissima per orientarsi fra correnti
artistiche e dibattiti ancora oggi attuali. Ne riparleremo ancora.
Donatella Alfonso
Sandro Ricaldone e le
avanguardie del Novecento
Sandro Ricaldone è un
genovese quieto e dagli studi – e le attività – dirompenti per
quanto riguarda l'arte contemporanea e i movimenti culturali, sia con
i suoi scritti che con l'organizzazione di mostre (attualmente alla
galleria Entr'Acte di via Santa Agnese).
Per questo il suo ultimo
libro “L'avant-garde se rend pas” (Il Canneto editore, 249
pagine, 22 euro) è un viaggio tra le Avenguardie del secondo
Novecento, tanto ricco di informazione e rimandi quanto anche di
episodi riguardanti lee vite (e spesso i confronti, anche aspri) tra
gli esponenti di quelle stesse avanguardie.
E' lo stesso autore a
chiarire che “la vicenda delle avanguardie (storiche, neo o post
che siano) è fatta, si, di influenze e opposizioni, di scarti e
approfondimenti, ma anche – a ben vedere – di confronti polemici
e di germinazioni, non meno che di reciproci intrecci”.
Sandro Ricaldone
Storie e idee, quindi: la
prima parte del volume, spiega Ricaldone, “ è dedicata al
movimento lettrista e alla sua dispora (Poesia Sonora, Nouveau
Réalisme). Fa seguito un gruppo di testi sul Movimento
Internazionale per una Bauhaus Immaginista, che prevede gli
interventi dedicati all'Internazionale Situazionista e alle sue
radici. Conclude la raccolta una serie di scritti che ripercorrono la
vicenda di Fluxus. Il titolo riprende quello attribuito da Asger Jorn
alla più celebre delle sue Modifications, realizzata nel 1962”.
E' proprio il nome di
Jorn riporta all'Albisola degli anni Cinquanta-Sessanta, fucina e
luogo di incontro di avanguardie e di artisti: un libro quindi che,
se sicuramente mira ad un pubblico di appassionati, può incuriosire
chi cerca di capire di più delle avanguardie artistiche di quella
stagione novecentesca così in ebollizione tra cinquanta e
sessant'anni fa, e chiedersi dov'è finito ora tutto quel fermento.
La repubblica – 2 marzo
2018