Con
la crisi del mondo medievale e poi con la Riforma protestante la
Chiesa cattolica inizia a guardare con sospetto alle Corporazioni di
mestiere e in particolare a quelle muratorie. Significativa la
condanna del Compagnonaggio da parte dell'Università di Parigi.
Giorgio Amico
Le corporazioni e la Chiesa
I massoni medievali erano
dei ferventi cattolici, animati da un profondo senso religioso
dell'esistenza; le loro corporazioni che, non va dimenticato, erano
nate come confraternite di preghiera, videro sempre la presenza di
ecclesiastici anche illustri. Ciò non deve stupire, in quell'epoca
ogni associazione, anche la più profana, poggia su di una base
religiosa e non solo per l'accesa spiritualità che pervade il tempo.
Nella società medievale non c'è spazio per il laicismo, fuori della
Chiesa non c'è salvezza, né possibilità di sopravvivenza. Il clero
non solo esercita un forte controllo sulle istituzioni civili, ma è
anche l'unica realtà in grado di assicurare la copertura finanziaria
delle ingenti opere muratorie legate alla cosiddetta “crociata
delle cattedrali”.
Tuttavia, nonostante i
Liberi Muratori contribuissero fortemente con i loro capolavori
architettonici alla gloria di Dio e della Chiesa, le gerarchie
ecclesiastiche guardarono sempre con sospetto al carattere segreto
delle associazioni operaie. Sospetto destinato inevitabilmente a
crescere con l'affermarsi dell'istituzione corporativa.
Nel 1189 il concilio di
Rouen condanna le Confraternite operaie per l'uso che questi
artigiani fanno di parole e segni segreti di riconoscimento. In
questa condanna vengono compresi i “Fratelli Pontefici” che si
erano dedicati alla costruzione dei ponti e ai quali si attribuisce
il famoso ponte di Avignone oltre alla maggior parte degli antichi
ponti del Sud della Francia.42
Dal 1214 al 1326 dei
nuovi concili confermarono la condanna, prendendo a pretesto le
riunioni rituali ed i giuramenti di segretezza, ritenuti contrari
all'insegnamento della Chiesa.
Nel 1326 il Concilio di
Avignone segna l'attacco più duro alla Libera Muratoria. Riuniti in
solenne consesso, i vescovi condannano severamente tutte le
confraternite professionali, comunque organizzate.
«La condanna è
comprensibile -commenta lo Jacq – le fraternità iniziatiche
avevano creato un “cerchio chiuso” nel seno della cristianità
che non poteva non suscitare i sospetti delle autorità
ecclesiastiche […] la società medievale si decompone
progressivamente e la chiesa non sembra più avere alcuna fiducia in
quelle confraternite che pure le avevano offerto splendide corone
d'abbazie, cattedrali e monasteri e altri tesori d'arte».43
La persecuzione continua
con fasi alterne nei secoli seguenti. Secondo la famosa “Carta di
Colonia” - che alcuni studiosi ritengono però apocrifa – nel
1535 si riuniscono in Germania maestri provenienti da tutta Europa
per respingere l'accusa di collegamenti con i Templari e ribadire la
vera natura dell'Ordine dei Fratelli di San Giovanni o Ordine dei
framassoni. 44
Novant'anni più tardi è
la volta della Francia, dove la Compagnia del Santissimo Sacramento
attacca il compagnonaggio per deviazione dalla fede. L'accusa è di
parodiare i sacramenti. Nel 1655 giunge la condanna definitiva. I
dottori della facoltà di teologia di Parigi, che in francia occupa
il posto dell'Inquisizione, condannano le «pratiche empie,
sacrileghe e superstiziose» del compagnonaggio ed in particolare
rigettano i riti di iniziazione, considerati una blasfema imitazione
della Passione e del sacramento del Battesimo, ed il solenne
giuramento di mantenere il segreto sui misteri dell'associazione
«anche in confessione».
Vediamo le conclusioni
del documento, conservato insieme a molti altri nel Museo del
Compagnonaggio di Tours:
«Noi sottoscritti,
Dottori della facoltà di teologia di Parigi, stimiamo:
1. Che in queste pratiche
vi sia peccato di sacrilegio, d'impurità e di bestemmia contro i
misteri della nostra Religione.
2. Che il giuramento che
essi fanno di non rivelare queste pratiche neanche in confessione,
non sia né giusto né legittimo, e non li obblighi in alcun modo; al
contrario è proprio ciò che essi fanno che li obbliga ad accusarsi
da se stessi di questi peccati durante la Confessione.
3. Nel caso che il male
continui e che essi non possano rimediarvi in altro modo, essi sono
obbligati in coscienza a rivelare queste pratiche ai Giudici
Ecclesiastici, e se è il caso, a quelli Secolari in modo che vi si
possa porre rimedio.
4. che i compagni che si
fanno ricevere nelle forme sovraesposte, non possono senza commettere
peccato mortale, servirsi della parola che essi usano per farsi
riconoscere compagni o impegnarsi nelle malvagie pratiche del
compagnonaggio.
5. Che coloro che
appartengono a questo compagnonaggio non sono in sicurezza di
coscienza, finché intendono continuare n queste malvagie pratiche
che dovrebbero invece abbandonare.
6.Che i lavoranti che non
appartengono a questo compagnonaggio, non possono entrare a farne
parte senza commettere peccato mortale.
Deliberato a Parigi, il
giorno 14 Marzo 1655». 45
(Da: G. Amico, Dalla
Massoneria di mestiere alla Gran Loggia d'Inghilterra, CSI, Ars
Graphica, Savona 1980)
42. Cfr. Vade-Mecum del
Libero Muratore apprendista, Oriente di Roma, Roma 1948, p.13 e R.
Oursel, Pellegrini del Medio Evo, Jaca Book, Milano 1979, p. 57.
43. Cfr. C. Jacq, La
Massoneria. Storia e iniziazione, Mursia, Milano 1978, p. 106
44. E. Bonvicini, La
Massoneria nella storia, in AA.VV., La Libera Muratoria, Sugarco,
Milano 1978, p. 169
45. Geoges Allary, Le
Compagnonnage, Métiers d'art, Paris 1978, p.22
Una precisazione è
doverosa: in questi quasi 40 anni la ricerca storica sulle origini
della Massoneria ha fatto passi da gigante, il testo è quindi da
considerarsi datato, come peraltro dimostrano i testi citati, i più
recenti dei quali sono degli anni '70.
6.
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