Nella prima metà del Seicento la corporazione muratoria inglese è in piena crisi. In cerca di protezioni i Liberi Muratori “accettano” nelle logge personaggi influenti del mondo “profano”. Sono i primi massoni “non operativi”. Alla fine del secolo i “non operativi” sono ormai la stragrande maggioranza dei membri delle logge. Nel 1717 quattro legge londinesi “non operative” fondano la Gran loggia d'Inghilterra dando vita alla Massoneria moderna.
Giorgio Amico
I Liberi “Accettati”
Massoni
Come abbiamo visto, se
già nel Medioevo non era infrequente la presenza di ecclesiastici
nelle corporazioni, ora con il declino delle associazioni di mestiere
diventa sempre più grande il numero dei Massoni cosiddetti
“accettati”, cioè di quei “fratelli” ricevuti nell'Ordine
anche senza le caratteristiche professionali richieste dagli statuti.
Soprattutto in Inghilterra, mentre cala il numero degli autentici operai, entrano a
far parte delle Logge esponenti della borghesia e della nobiltà. Già nella seconda metà del XVII secolo la Libera Muratoria perde così
la sua caratteristica di associazione di mestiere per trasformarsi
poco a poco in una associazione culturale e filantropica.
Nella più antica
raccolta di verbali massonici esistente, relativa alla Loggia “Mary's
Chapel” di Edimburgo e risalente al 1598, troviamo la prima
iniziazione di un «non
operativo», sir John Boswell di Auchinleck, in data 1600.53
Ma
è a partire dal 1620 che il fenomeno prende dimensioni consistenti,
fino a diventare una vera e propria moda, come scrive il dottor
Robert Plot nel suo libro “The History of Staffordshire”,
pubblicato nel 1686:
«Tutte
le persone di più alto rango amavano farsi membri di questa
associazione ormai sparsa in tutta l'Inghilterra, essendo ormai di
moda farsi iniziare».
Fra
i primi “non operativi” accettati nella Massoneria spicca la
figura di Elias Ashmole, uno dei maggiori scienziati del XVII secolo,
ricevuto il 16 ottobre 1646 nella Loggia di Warrington nel Lancashire
e ritenuto dagli studiosi un membro influente della fratellanza
rosacruciana.
L'appartenenza
dell'Ashmole alla Massoneria sembra confermare l'esistenza di stretti
rapporti fra Liberi Muratori e Rosa Croce. Esula totalmente dai fini
di questo nostro breve lavoro tentare una precisa definizione di una
questione tanto dibattuta. Non possiamo, tuttavia, esimerci dal
citare qui la singolare poesia “Muses Threnodie” di un certo
Henry Adamson, pubblicata adEedinburgo nel 1638. Il poema,
letterariamente insignificante, è diventato famoso fra gli studiosi
di cose massoniche per due versi che riproduciamo testualmente:
For
we be brethren of the Rosie Crosse;
We
have the Mason word and second sight...
Perché noi siamo Fratelli della Rosa Croce;
Abbiamo
la Parola massonica e la seconda visione...54
La taverna dove nel 1717 fu fondata la Gran Loggia d'Inghilterra
La taverna dove nel 1717 fu fondata la Gran Loggia d'Inghilterra
Verso
la fine del secolo il passaggio dalla Massoneria “operativa” a
quella “speculativa” si può dire in gran parte concluso. Così
nel 1670 ad Aberdeen, nel nord della Scozia, su 59 membri di Loggia
solo 14 erano muratori o carpentieri; tutti gli altri “fratelli”
erano “speculativi”, esercitanti in genere professioni
intellettuali (medici, insegnanti, religiosi). Analoga situazione
troviamo ad Hangoot, sempre in Scozia, dove nel 1702 la locale loggia
era composta ormai quasi esclusivamente da “non operativi”.55
Con
i nuovi membri “accettati" entrano nella fratellanza muratoria
anche le lotte e gli intrighi della politica. L'inghiltera di quegli anni è travagliata dall'aspra contesa fra il sovrano ed il
Parlamento e, successivamente, fra gli Stuart (cattolici) e gli
Orange (protestanti). In
tale contesto le «società segrete diventavano punti di riunione per
i vinti, i quali se ne servono per i loro intrighi».56
Questo
processo è agevolato dal fatto che, nonostante nel 1688, gli Stuart
con la detronizzazione di Giacomo II vengano cacciati dal potere, la
Libera Muratoria inglese resta cattolica e stuardista.
Gran
maestro è infatti Christopher Wren, professore di matematica e di
astronomia, architetto responsabile dei lavori della Cattedrale di
St. Paul, il quale nel 1693 riconferma l'obbligo per la Massoneria di
restare «fedele a Dio e alla Santa Chiesa». Obbligo ulteriormente
ribadito dagli statuti emanati nel 1704 dalla Loggia di York.
Gli
anni che seguono vedono l'istituzione muratoria, ormai completamente
“speculativa”, diventare terreno di scontro fra gli opposti
schieramenti politico-religiosi. Scrive il Francovich:
«Ai
primi del secolo XVIII, da parte dei seguaci degli Hannover, per lo
più protestanti o deisti, si cerca di reagire a questo stato di cose
e di strappare il controllo delle logge agli stuardisti, opponendo
alla massoneria giacobita una massoneria hannoveriana. Se presta a
tale impresa l'esistenza in Londra di una serie di logge che avevano perduto ogni carattere operativo […] vivacchiando alla meno
peggio[...] Furono appunto quattro di queste logge che, per
iniziativa di alcuni dirigenti hannoveriani si fusero de dettero vita
il 24 giugno del 1717 durante la solennità massonica di San Giovanni
Battista – alla Gran Loggia di Londra. La gran loggia si assunse
subito l'incarico di unificare i regolamenti della massoneria e si
può dire che da questo momento i semplici artigiani sparirono dalle
assemblee e la massoneria cessò di essere una corporazione di
maestri d'opera per diventare un corpo puramente speculativo».
57
(Da: G. Amico, Dalla
Massoneria di mestiere alla Gran Loggia d'Inghilterra, CSI, Ars
Graphica, Savona 1980)
53. Cfr. Eugenn Lehnnoff,
Il Libero Muratore, Bastogi, Livorno 1976, p. 41-42.
54. cfr. F.A. Yates,
L'Illuminismo dei Rosa Croce, Einaudi, Torino 1976, p. 243 e sgg.
55. Cfr. E. Lennhoff,
cit., p. 42.
56. Cfr. B. Fay, La
Massoneria e la rivoluzione intellettuale del secolo XVIII, Einaudi,
Torino 1939, p.100.
57. Cfr. C.
Francovich,Storia della Massoneria in Italia, La Nuova Italia,
Firenze 1974, p. 11-12.
Una precisazione è
doverosa: in questi quasi 40 anni la ricerca storica sulle origini
della Massoneria ha fatto passi da gigante, il testo è quindi da
considerarsi datato, come peraltro dimostrano i testi citati, i più
recenti dei quali sono degli anni '70.
8.
Fine