TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 18 luglio 2019

Perché una storia di Azione Comunista?



È in preparazione una storia di Azione Comunista, giornale e movimento politico attivo alla sinistra del Pci fra la metà degli anni Cinquanta e la metà del decennio successivo. Ne presentiamo una anteprima.

Giorgio Amico

Perché una storia di Azione Comunista?

Mentre sul Pci esiste una bibliografia ormai imponente, in larga parte generatasi dallo scioglimento stesso del partito e dalla fine di quella esperienza, delle dissidenze comuniste non si conosce quasi nulla. Solo il pochissimo che questi gruppi hanno raccontato sulla loro storia oltre agli studi di un ristretto gruppo di ricercatori, spesso ex militanti di quelle stesse organizzazioni, come Danilo Montaldi, Sandro Saggioro, Arturo Peregalli, Dino Erba, Diego Giachetti, Roberto Massari, Paolo Casciola e pochissimi altri. Certo, esiste una copiosa letteratura sul gruppi “extraparlamentari” del post 68, ma non c'è a tutt'oggi una storia complessiva del trotskismo in Italia, né della sinistra comunista, né delle organizzazioni che pure furono attive alla sinistra del Pci fra la fine degli anni Quaranta e gli anni Sessanta. 

Una di queste realtà poco conosciute sono i “Gruppi della sinistra comunista”, poi “Movimento della sinistra comunista”, ed il loro giornale Azione Comunista su cui esiste solo un sintetico studio di Arturo Peregalli apparso nell'ormai lontano 1980 sulla rivista “Classe” in un numero monografico dedicato alle riviste della sinistra non conformista degli anni '50 e '60. Eppure Azione Comunista fu una realtà interessante e assai controversa, ad immagine del suo creatore ed esponente di punta Giulio Seniga. Una storia molto articolata, scomponibile in due grandi periodi: il primo, dal 1954 agli inizi del 1959, si svolge interamente sotto l'egida di Giulio Seniga nell'ambito più generale delle forme, pubbliche e coperte, che la guerra fredda, allora in pieno svolgimento, prende in Italia.


Il secondo, dal 1959 al 1966, è quasi interamente nel segno di Arrigo Cervetto che progressivamente nel contesto più complessivo della ripresa delle lotte operaie conseguenza diretta del miracolo economico e della radicale trasformazione vissuta dal paese, getterà le basi della sua teoria del “Partito strategia”. Sono gli anni dell'apertura a sinistra, dell'inizio della distensione, del centrosinistra e del manifestarsi di nuove espressioni del dissenso comunista, come l'operaismo di Panzieri e dei Quaderni Rossi o il movimento filocinese.

È una storia articolata e complessa, di cui, soprattutto per la prima fase, molti aspetti restano ancora da chiarire. Una storia di ideologismi esasperati, di feroci lotte intestine e di scissioni, di figure autorevoli e di personaggi ambigui. Una storia interessante perché per molti aspetti precorre, nel bene e nel male, i percorsi di quella che sarà poi la Nuova sinistra post sessantottina. Una storia che rischia di andare persa con la scomparsa dei protagonisti di allora, ma anche della leva di quadri che questi cercarono di selezionare e formare fra la fine degli anni '50 e la metà degli anni '60.


Se vogliamo, è anche la narrazione di una serie di vite, di percorsi politici, di incontri e scontri, ma anche il racconto di una sconfitta annunciata, la storia di una battaglia che non aveva la minima prospettiva di successo, fra gruppi di qualche decina di militanti, privi di mezzi e di visibilità, ed un colosso di due milioni di iscritti, il Pci togliattiano, capace di egemonizzare larga parte della cultura italiana di allora. Una lotta che, con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, pure fu combattuta, con ostinazione e con coraggio, ma soprattutto con la ferma convinzione che les mauvais jours finiront, che tempi nuovi sarebbero presto venuti e che a quello occorreva prepararsi. Millennarismo? Forse, ma anche, come nel caso di Arrigo Cervetto o Onorato Damen, una straordinaria prova di coerenza politica ed umana. Una storia, con le sue luci e anche le tante ombre, che è doveroso non dimenticare, soprattutto in tempi, come gli attuali, in cui si vivono di nuovo giorni cattivi, ma senza più le speranze, magari ingenue ma vitali, di allora.