Giorgio Amico
Cari compagni, stalinisti
inconsapevoli
In un paese dove succede
di tutto "a propria insaputa", è del tutto logico che si
possa essere stalinisti senza saperlo, anzi ritenendosi campioni di
democrazia.
E' davvero singolare
infatti vedere l'accanimento con cui sostenitori di paesi a partito
unico come Cuba o il Vietnam o la Cina e la Corea del Nord continuino
ad accusare di fascismo o di golpismo chi al referendum voterà si al
taglio dei parlamentari, legge peraltro largamente votata
dall'attuale parlamento. Fatemi capire: l'Italia con 600
parlamentari, rappresentanti di tutte le sensibilità politiche,
dicentebbe un paese semifascista mentre Cuba, dove non esiste
libertà di voto, continua a rappresentare il faro luminoso della
libertà? Vorrei che qualcuno mi spiegasse. Sarò limitato, ma non
capisco. O forse capisco anche troppo bene. Sono abbastanza vecchio
per ricordare di persona, come Togliatti e il PCI esaltassero la
grande e vera democrazia sovietica,quella fondata sul Gulag, e non
perdessero occasione per definire fascista e servo degli USA chi
osasse avanzare qualche obiezione in merito. Io stesso nel 68 ai
tempi della Cecoslovacchia invasa per aver parlato, incautamente lo
ammetto, di imperialismo sovietico mi presi non poche botte di
fascista e anche qualche botta vera, poco dialettica ma molto
fisica.Possibile, cari compagni, che la storia non vi abbia insegnato
nulla e che, nonostante tutto quello che è successo negli ultimi 30
anni, il vecchio vizio staliniano di demonizzare l'avversario e di
considerarsi gli unici depositari della verità rispunti sempre
fuori? A questo punto devo pensare che lo stalinismo non sia nemmeno
più una concezione politica, ma uno stato mentale.