TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 20 settembre 2020

L'angolo di Bastian Contrario: Machiavelli, l'hosteria e Facebook











L'angolo di Bastian Contrario*

Machiavelli, l'hosteria e Facebook

“Transferiscomi poi in sulla strada, nell'hosteria; parlo con quelli che passono, dimando delle nuove de' paesi loro; intendo varie cose, e noto varii gusti e diverse fantasie d'huomini. Viene in questo mentre l'hora del desinare, dove con la mia brigata mi mangio di quelli cibi che questa povera villa e paululo patrimonio comporta.  Mangiato che ho, ritorno nell'hosteria: quivi è l'hoste, per l'ordinario, un beccaio, un mugnaio, dua fornaciai. Con questi io m'ingaglioffo per tutto dí giuocando a cricca, a trich-trach, e poi dove nascono mille contese e infiniti dispetti di parole iniuriose; e il più delle volte si combatte un quattrino, e siamo sentiti non di manco gridare da San Casciano. Cosí, rinvolto in tra questi pidocchi, traggo el cervello di muffa, e sfogo questa malignità di questa mia sorta, sendo contento mi calpesti per questa via, per vedere se la se ne vergognassi.

Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro”.

(Niccolò Machiavelli, Lettera a Francesco Vettori)

In questa, che è considerata la sua lettera più significativa, Machiavelli nel dicembre 1513 si lascia andare a considerazioni che sono di grande attualità se solo traduciamo “hosteria” con Facebook, Whatsapp o altri simili marchingegni con cui spesso ci intratteniamo e dove appunto "nascono mille contese e infiniti dispetti di parole iniuriose". Mutano i tempi e i luoghi, ma l'ingaglioffimento, cioè l'imbarbarimento intellettuale, è lo stesso. Certo, nulla obbliga a andare su Internet, ma è dura legge che al proprio mondo non si sfugge o almeno è molto difficile farlo. Per fortuna, Machiavelli ci offre anche la soluzione, lo studio come via di fuga dalla banalità e dalla volgarità delle nostre piccole esistenze individuali. E conversare con Marx, con Pavese o con Debord ripaga con gli interessi del tempo perso a giocare su Facebook a "trich-trach" con un beccaio, un mugnaio, dua fornaciai.

*Bastian contrario si dice da noi chi ha per abitudine il contraddire le idee correnti. Noi preferiamo invece riferirci al personaggio, mezzo storico, mezzo di fantasia, descritto dallo scrittore novarese Luigi Gramegna nel romanzo “Bastian Contrario - storia di un bandito piemontese del XVII secolo”. Un misto di brigante e guerrigliero che, per conto dei Savoia, rendeva difficili i traffici verso l'entroterra della serenissima Repubblica di Genova. Insomma, una sorta di pirata dei monti, maestro nell'arte delle imboscate e dunque al di fuori di tutti gli schemi.