TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 22 maggio 2019

Da leggere: Ungheria 1919




Giorgio Amico

Quando a Budapest governavano i consigli operai

Chi oggi ricorda qualcosa della rivoluzione ungherese, avvenuta giusto un secolo fa?

In Italia se ne è sempre parlato poco e come di un fatto marginale, un avvenimento minore conseguenza diretta della rivoluzione russa.

Certo, in sostanza quello fu. Eppure la Repubblica dei consigli ungherese, che durò poco più di quattro mesi, per essere poi rovesciata nel sangue e sostituita da un sanguinario regime di destra, ha una sua specificità che aiuta a capire meglio non solo gli eventi del 1919-1920 nell'Europa centrale, ma anche la tragica parabola della rivoluzione russa nella prima metà degli anni Venti.

Esce ora, per le Edizioni Pantarei di Milano, Ungheria 1919. Gli insegnamenti di una sconfitta nel 100° anniversario della Repubblica dei Consigli, opera congiunta di un importante accademico ungherese, Jozsef Pankovits, e di Pietro Acquilino, storica avanguardia di fabbrica genovese, ma anche studioso attento e appassionato del movimento operaio e comunista italiano e internazionale. Molti ricorderanno i suoi articoli, sempre documentati e misurati, sui giornali della sinistra rivoluzionaria dagli anni Settanta in avanti.

Un libro di grande interesse perché ci permette di cogliere le specificità del processo rivoluzionario ungherese nel 1919, ma anche comprendere meglio il tipo di regime che si creò dopo la seconda guerra mondiale e l'occupazione sovietica, e individuare fattori di lungo periodo destinati a riemergere nei fatti del 1956 e nella nuova repubblica dei consigli che, questa volta contro i russi, il proletariato di Budapest cercò di instaurare.

Un libro, interessante e utilissimo, supportato da una documentazione ricchissima e soprattutto da un repertorio biografico, crediamo unico in Italia e forse non solo, che in oltre 100 pagine di schede offre uno spaccato vivissimo del movimento operaio e comunista ungherese nelle vite dei suoi protagonisti.
  
Un libro da leggere.

Pietro Acquilino-Jozsef Pankovits
Ungheria 1919
Pantarei, Milano 2019
Euro 25