Un’opera visiva di Nanni Balestrini
E' morto il compagno
Nanni Balestrini, militante comunista di Potere Operaio e per questo
esule in Francia per cinque anni , pittore, poeta e scrittore. Ha dato voce a
chi non la aveva e ha reso arte la rivolta operaia dell'autunno 1969.
Lo ricordiamo qui con una pagina da uno dei suoi libri più belli, Vogliamo tutto, il romanzo di Mirafiori.
La lotta
Tutto questo prima di
conoscere i compagni fuori della porta. Una sera uscivo dalla Fiat e
vedo uno studente che mi fa: Vuoi venire a una riunione li al bar? lo
decido che mi va e gli dico va bene che ci vado. Che cazzo non c'ho
niente da fare mi vado a vedere questi stronzi che vogliono che
dicono. Li vedevo tutti i giorni questi studenti e li giudicavo
stronzi. Non sapevo neanche quello che dicevano non leggevo nessuno
dei loro volantini.
C'erano allora gli
scioperi quelli fatti dal sindacato. Erano quelli che volevano la
seconda categoria i gruisti e i carrellisti. C'erano questi scioperi
dentro c'erano alcune linee quelle della 124 che stavano ferme. Gli
operai giocavano a carte a soldi a scommesse. Leggevano o stavano li
fermi perché non arrivavano i pezzi. Stavano ferme due o tre linee.
Quando uscivo vedevo gli studenti che davano i volantini e che
parlavano di questo sciopero. Ma a me la cosa non mi interessava.
Allora vado a quella
riunione li al bar di fianco a Mirafiori. Conosco Mario e degli
studenti e gli dico in che officina stavo quello che facevo. Conosco
anche altri operai e Raffaele uno della 124 che vedevo che veniva
tutte le sere alle riunioni. Lui diceva che conosceva un'ottantina di
compagni che erano disposti a fermarsi quando diceva lui. Cazzo mi
dicevo io a me mi conoscono tutti quanti ma nessuno è disposto a
fermarsi quando dico io. Allora gli dico se tu conosci questi ottanta
compagni possiamo fermarci quando vogliamo. Possiamo fermarci anche
domani. Non lavoriamo piú cominciamo a lottare da domani.
E Mario e gli altri
studenti stavano con le orecchie tese a sentire quello che dicevamo
io e questo Raffaele. Poi si decide di fare un volantino per domani
in cui diciamo di fare la lotta di fermarci. Non lo so su che cosa
doveva essere quel volantino. Sulla seconda categoria pure forse non
lo so. O mi sembra che volevamo i soldi della mensa. Alla Fiat non
c'è la mensa e volevamo i soldi della mensa che c'avevano promesso.
Doveva essere una cosa del genere.
Come in tante fabbriche
alla Fiat per mangiare ci portavamo il baracchino. E io dicevo che la
mezz'ora del mangiare ce la dovevano pagare perché anche quella
mezz'ora lavoravamo. Perché mentre stai lavorando suona la sirena
uuuhhh e allora tu ti metti a correre fai le scale arrivi nel tuo
corridoio arrivi nel tuo spogliatoio arrivi al tuo armadietto prendi
la forchetta il cucchiaio il pane corri vai dove sta il tuo
baracchino che ce ne stanno duemila prendi il tuo baracchino arrivi
al tavolo parli tatatatatatatatatata mangi giú uuuhhh salti su
scappi corridoio spogliatoio armadietto posi un'altra volta la roba
corri giú mezz'ora eccoti un'altra volta nell'officina. Tutto di
corsa mentre vai e mentre torni in officina se no non ce la fai.
Questo è lavoro mica è intervallo. E' produttivo sto fatto.
Comunque sento Raffaele
che lui dice che poteva bloccare ottanta compagni. E gli dico che ci
diamo l'appuntamento domani lui con i suoi e io con i miei. Che io
non avevo nessun seguito comunque pensavo vediamo se mi seguono io ci
provo. Ci vediamo con i miei e con i tuoi dico a Raffaele. Ci vediamo
al terminale delle linee e li facciamo un'assemblea un corteo. E
minacciamo di morte e di impiccagione tutti i ruffiani i crumiri i
fuorilinea. Li minacciamo e cosí facciamo i cortei e ci mettiamo a
gridare e a cantare. Vediamo un po' che cazzo combiniamo poi ce ne
usciamo fuori dall'officina. Insomma lottiamo domani non si lavora.
Va bene va bene. Allora facciamo questo volantino domani all'una li
distribuiamo davanti ai cancelli. Poi quando siamo dentro parliamo
COI compagni negli spogliatoi durante il percorso per andare negli
spogliatoi.
Il giorno dopo cominciamo
a distribuire il volantino davanti alla porta insieme agli studenti.
Mario aveva fatto un cartello non so cosa c'era scritto sopra Potere
operaio La classe operaia è forte questa roba qua. Allora io mi
metto a fare l'agitazione fuori della porta: Compagni noi oggi ci
dobbiamo fermare. Perché ci siamo rotti il cazzo a lavorare. Avete
visto il lavoro com'è duro. Avete visto com'è pesante. Avete visto
come fa male. Vi avevano fatto credere che la Fiat era la terra
promessa che era la California che ci eravamo salvati.
Io ho fatto tutti i
lavori il muratore il lavapiatti lo scaricatore. Tutti li ho fatti ma
il piú schifoso è proprio la Fiat. Io quando sono venuto alla Fiat
credevo che mi sarei salvato. Questo mito della Fiat del lavoro Fiat.
Invece è una schifezza come tutti quanti i lavori anzi peggio. Qua
ogni giorno ci aumentano i ritmi. Molto lavoro e pochi soldi. Qua
pian piano si muore senza accorgersene. Questo significa che è
proprio il lavoro che è schifoso tutti i lavori sono schifosi. Non
c'è lavoro che va bene è proprio il lavoro che è schifoso. Qua
oggi se vogliamo migliorare non dobbiamo migliorare lavorando di piú.
Ma lottando e non lavorando piú solo cosí possiamo migliorare. Ce
repusammo nu poco oggi ce ne iammo a fa' 'na iurnata 'e festa.
Parlavo in dialetto perché erano tutti napoletani meridionali. Che
cosí capivano tutti perché lí la lingua ufficiale era il
napoletano.