TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 21 maggio 2019

Nanni Balestrini (1935-2019). Ricordo di un compagno


    Un’opera visiva di Nanni Balestrini

E' morto il compagno Nanni Balestrini, militante comunista di Potere Operaio e per questo esule in Francia per cinque anni , pittore, poeta e scrittore. Ha dato voce a chi non la aveva e ha reso arte la rivolta operaia dell'autunno 1969. Lo ricordiamo qui con una pagina da uno dei suoi libri più belli, Vogliamo tutto, il romanzo di Mirafiori.

La lotta

Tutto questo prima di conoscere i compagni fuori della porta. Una sera uscivo dalla Fiat e vedo uno studente che mi fa: Vuoi venire a una riunione li al bar? lo decido che mi va e gli dico va bene che ci vado. Che cazzo non c'ho niente da fare mi vado a vedere questi stronzi che vogliono che dicono. Li vedevo tutti i giorni questi studenti e li giudicavo stronzi. Non sapevo neanche quello che dicevano non leggevo nessuno dei loro volantini.

C'erano allora gli scioperi quelli fatti dal sindacato. Erano quelli che volevano la seconda categoria i gruisti e i carrellisti. C'erano questi scioperi dentro c'erano alcune linee quelle della 124 che stavano ferme. Gli operai giocavano a carte a soldi a scommesse. Leggevano o stavano li fermi perché non arrivavano i pezzi. Stavano ferme due o tre linee. Quando uscivo vedevo gli studenti che davano i volantini e che parlavano di questo sciopero. Ma a me la cosa non mi interessava.

Allora vado a quella riunione li al bar di fianco a Mirafiori. Conosco Mario e degli studenti e gli dico in che officina stavo quello che facevo. Conosco anche altri operai e Raffaele uno della 124 che vedevo che veniva tutte le sere alle riunioni. Lui diceva che conosceva un'ottantina di compagni che erano disposti a fermarsi quando diceva lui. Cazzo mi dicevo io a me mi conoscono tutti quanti ma nessuno è disposto a fermarsi quando dico io. Allora gli dico se tu conosci questi ottanta compagni possiamo fermarci quando vogliamo. Possiamo fermarci anche domani. Non lavoriamo piú cominciamo a lottare da domani.

E Mario e gli altri studenti stavano con le orecchie tese a sentire quello che dicevamo io e questo Raffaele. Poi si decide di fare un volantino per domani in cui diciamo di fare la lotta di fermarci. Non lo so su che cosa doveva essere quel volantino. Sulla seconda categoria pure forse non lo so. O mi sembra che volevamo i soldi della mensa. Alla Fiat non c'è la mensa e volevamo i soldi della mensa che c'avevano promesso. Doveva essere una cosa del genere.



Come in tante fabbriche alla Fiat per mangiare ci portavamo il baracchino. E io dicevo che la mezz'ora del mangiare ce la dovevano pagare perché anche quella mezz'ora lavoravamo. Perché mentre stai lavorando suona la sirena uuuhhh e allora tu ti metti a correre fai le scale arrivi nel tuo corridoio arrivi nel tuo spogliatoio arrivi al tuo armadietto prendi la forchetta il cucchiaio il pane corri vai dove sta il tuo baracchino che ce ne stanno duemila prendi il tuo baracchino arrivi al tavolo parli tatatatatatatatatata mangi giú uuuhhh salti su scappi corridoio spogliatoio armadietto posi un'altra volta la roba corri giú mezz'ora eccoti un'altra volta nell'officina. Tutto di corsa mentre vai e mentre torni in officina se no non ce la fai. Questo è lavoro mica è intervallo. E' produttivo sto fatto.

Comunque sento Raffaele che lui dice che poteva bloccare ottanta compagni. E gli dico che ci diamo l'appuntamento domani lui con i suoi e io con i miei. Che io non avevo nessun seguito comunque pensavo vediamo se mi seguono io ci provo. Ci vediamo con i miei e con i tuoi dico a Raffaele. Ci vediamo al terminale delle linee e li facciamo un'assemblea un corteo. E minacciamo di morte e di impiccagione tutti i ruffiani i crumiri i fuorilinea. Li minacciamo e cosí facciamo i cortei e ci mettiamo a gridare e a cantare. Vediamo un po' che cazzo combiniamo poi ce ne usciamo fuori dall'officina. Insomma lottiamo domani non si lavora. Va bene va bene. Allora facciamo questo volantino domani all'una li distribuiamo davanti ai cancelli. Poi quando siamo dentro parliamo COI compagni negli spogliatoi durante il percorso per andare negli spogliatoi.

Il giorno dopo cominciamo a distribuire il volantino davanti alla porta insieme agli studenti. Mario aveva fatto un cartello non so cosa c'era scritto sopra Potere operaio La classe operaia è forte questa roba qua. Allora io mi metto a fare l'agitazione fuori della porta: Compagni noi oggi ci dobbiamo fermare. Perché ci siamo rotti il cazzo a lavorare. Avete visto il lavoro com'è duro. Avete visto com'è pesante. Avete visto come fa male. Vi avevano fatto credere che la Fiat era la terra promessa che era la California che ci eravamo salvati.

Io ho fatto tutti i lavori il muratore il lavapiatti lo scaricatore. Tutti li ho fatti ma il piú schifoso è proprio la Fiat. Io quando sono venuto alla Fiat credevo che mi sarei salvato. Questo mito della Fiat del lavoro Fiat. Invece è una schifezza come tutti quanti i lavori anzi peggio. Qua ogni giorno ci aumentano i ritmi. Molto lavoro e pochi soldi. Qua pian piano si muore senza accorgersene. Questo significa che è proprio il lavoro che è schifoso tutti i lavori sono schifosi. Non c'è lavoro che va bene è proprio il lavoro che è schifoso. Qua oggi se vogliamo migliorare non dobbiamo migliorare lavorando di piú. Ma lottando e non lavorando piú solo cosí possiamo migliorare. Ce repusammo nu poco oggi ce ne iammo a fa' 'na iurnata 'e festa. Parlavo in dialetto perché erano tutti napoletani meridionali. Che cosí capivano tutti perché lí la lingua ufficiale era il napoletano.