TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 5 settembre 2019

La ripresa del trotskismo in Italia dal Partito Operaio Comunista alla nascita dei Gruppi Comunisti Rivoluzionari (1944- 1950)




Solitamente si ritiene che l'esistenza di una sinistra extraparlamentare e rivoluzionaria in Italia sia il frutto del '68, in realtà un dissenso comunista organizzato esiste già dalla stalinizzazione del PCI negli anni Venti dopo il Congresso di Lione. Riprendiamo oggi due brevi articoli (poco più che appunti) del 2002 sulla rinascita di una opposizione trotskista in italia nel secondo dopoguerra.

Giorgio Amico

La ripresa del trotskismo in Italia dal Partito Operaio Comunista alla nascita dei Gruppi Comunisti Rivoluzionari (1944- 1950)

La ripresa del trotskismo in Italia. Il Partito Operaio Comunista

Parallelamente alla Frazione di Sinistra dei Comunisti e Socialisti Italiani nel 1943 si organizza a Napoli un piccolo gruppo di militanti intorno a Nicola Di Bartolomeo (Fosco) appena liberato dal carcere fascista. Il gruppo, che si autodefinisce “Centro Provvisorio Nazionale per la costruzione del Partito Comunista Internazionalista (IV Internazionale), raccoglie vecchi quadri trotskisti, comunisti dissidenti, socialisti di sinistra e perfino qualche bordighista.

All’inizio del 1944 il gruppo entra in contatto tramite militari alleati sia con il Workers Party di Shachtman che con il Socialist Workers Party di Cannon e poi, grazie soprattutto all’azione di Charles Van Gelderen, con il Revolutionary Communist Party, la sezione inglese della IV Internazionale. Proprio grazie a Van Gelderen, che procura falsi lasciapassare alleati, Di Bartolomeo può recarsi a Foggia dove la Federazione di Puglia del PCI, attestata su posizioni bordighiste, aveva diffuso un appello per la costituzione di una Quarta Internazionale comunista e rivoluzionaria. Nel luglio, dopo una breve trattativa, i due gruppi si fondono nel Partito Operaio Comunista (bolscevico-leninista).

L’operazione si rivela ben presto affrettata e di corto respiro. I comunisti pugliesi non sanno nulla dell’esistenza di una vera Quarta Internazionale, tanto meno sono a conoscenza delle divergenze che dalla fine degli anni Venti hanno diviso trotskisti e bordighisti; dal canto loro i dirigenti della quarta Internazionale puntano solo a costruire in fretta una sezione italiana non curandosi minimamente delle differenze politiche e programmatiche esistenti. Già nel 1948 il Segretariato Internazionale trotskista deve riconoscere che “tale fusione ebbe per conseguenza di introdurre nell’Internazionale un gruppo compatto di militanti in disaccordo fondamentale con tutto il programma”. Il risultato sarà un partito spaccato in due, con un vertice controllato dai trotskisti che tenta di radicarsi al nord in diretta concorrenza con il PC internazionalista ed una base quasi totalmente concentrata in Puglia che continua a mantenere le proprie posizioni bordighiste caratterizzandosi sempre di più come un vero corpo estraneo all’interno della Quarta Internazionale di cui pure formalmente rappresenta la sezione italiana.

Questa situazione, insostenibile, trova un suo naturale sbocco alla fine del 1946 al momento della morte di Di Bartolomeo che fino ad allora era riuscita a mantenere un certo equilibrio fra le due componenti spingendo il partito a pronunciarsi al momento delle elezioni per la Costituente per un governo PCI-PSI-CGIL e per l’adozione di un programma transitorio calibrato sulle particolarità italiane. In una Conferenza nazionale tenuta a Napoli all’inizio dell’anno successivo vengono eletti un nuovo Ufficio Politico ed un nuovo Comitato Centrale: i vecchi dirigenti trotskisti napoletani vengono esclusi mentre Romeo Mangano, leader della vecchia Federazione di Puglia, che si scoprirà poi essere stato un confidente dell'OVRA, assume il pieno controllo dell’organizzazione. Il primo congresso del POC che si tiene in dicembre conferma questa svolta così come le divergenze e i contrasti con la Quarta Internazionale che dal canto suo procede nel corso del suo secondo congresso mondiale del giugno 1948 a espellere dai suoi ranghi il partito italiano. Privo ormai di ogni aggancio internazionale, ridotto all’organizzazione pugliese per l’abbandono dei rimanenti militanti trotskisti, il POC, ormai in polemica piena anche con l’area bordighista rappresentata dal PC Internazionalista, si scioglie nel 1956.

L'Internazionale. Aprile 2002

    Da: D. Giachetti, Alle origini dei GCR, Centro Studi P. Tresso

La ripresa del trotskismo in Italia. La nascita dei Gruppi comunisti Rivoluzionari

Negli stessi mesi in cui si consumava la crisi fra Partito Operaio Comunista e Quarta Internazionale nuovi fermenti agitavano la scena italiana, questa volta sul versante del partito socialista. Agli inizi del 1947 un gruppo di giovani dirigenti del neonato Partito Socialista dei Lavoratori inizia a contestare le tante ambiguità del partito di Saragat che, partito da un antistalinismo non privo di confusi accenti libertari, sta rapidamente spostandosi a destra. Nel mese di marzo la Quarta Internazionale invia in Italia un suo rappresentante, il belga Germain (Ernest Mandel), allo scopo di stringere rapporti con il gruppo già contattato nell'ambito dell'organizzazione giovanile dell'Internazionale Socialista. Germain resta in Italia quattordici giorni nel corso dei quali incontra numerosi esponenti dell'organizzazione giovanile socialista fra cui il ventiquatrenne Livio Maitan con cui immediatamente nasce una profonda amicizia.

A novembre il congresso della Federazione Giovanile Socialista, a cui lo stesso Mandel partecipa come invitato, compie una radicale svolta a sinistra ed elegge un nuovo gruppo dirigente e nomina Livio Maitan segretario nazionale. Del gruppo, molto vicino al Segretariato della Quarta Internazionale, fanno parte alcune future promesse della politica italiana come il barese Rino Formica, il romano Giorgio Ruffolo e il napoletano Gaetano Arfè, tutti destinati a un grande avvenire nel campo della politica e del giornalismo. Siamo negli anni iniziali della guerra fredda con il Dipartimento di Stato americano sempre più direttamente impegnato in un'opera di condizionamento e tutela della politica italiana che non disdegna l'utilizzo di spezzoni della sinistra, come il partito di Saragat o i repubblicani di Pacciardi, disposti in nome di un virulento anticomunismo a sostenere la politica moderata di De Gasperi.

Una situazione ambigua che determina il rapido precipitare delle contraddizioni del PSLI, che a parole si definisce un partito operaio riformista nella tradizione delle grandi socialdemocrazie europee, ma nei fatti non perde occasione per attaccare le lotte dei lavoratori come egemonizzate e strumentalizzate dal PCI. Nel giro di pochi mesi la situazione all'interno del PSLI si fa insostenibile per la componente di sinistra che si organizza in modo autonomo attorno a due giornali: Unità socialista a Milano e Riscossa proletaria a Roma.

“Per noi – dichiarano gli esponenti della sinistra – il vero senso della scissione non fu la contrapposizione (…) di un socialismo democratico contro un socialismo autoritario, o di un socialismo occidentale contro uno orientale, fu l'affermazione di un socialismo rivoluzionario internazionalista. Soprattutto la nostra scissione non fu intesa come lo spostamento a sinistra di un gruppo di socialisti, ma come l'intendimento di questi di dare finalmente alla classe lavoratrice italiana uno strumento rivoluzionario che il partito comunista in Italia e in Europa non può più rappresentare per la sua politica legata agli interessi espansionistici di una potenza straniera”.

Una posizione politica che non aveva avvenire né senso all'interno del partito di Saragat che si andava sempre più collocando alla destra della stessa DC nazionale del PSLI, oltre a riconfermare la scelta della collaborazione con la DC, scioglie d'autorità il Comitato Centrale e l'Ufficio Politico dell'organizzazione giovanile entrambi controllati dalla sinistra. Di fatto agli oppositori di Saragat non resta che sottomettersi o uscire la partito. La scelta di gran parte dei giovani sarà la scissione. Il 15 febbraio 1948 nasce il Movimento Socialista di Unità Proletaria (MSUP) che riprende come organo di stampa Unità socialista.

Alla luce di questi sviluppi imprevisti il Segretariato della Quarta Internazionale, ormai in aperta rottura con il Partito Operaio Comunista di Mangano, decide di riorientare radicalmente il proprio intervento in Italia in direzione del nuovo partito. Dal luglio 1948 inizia ad opera del gruppo riunito attorno a Maitan, Formica, Ruffolo un assiduo e capillare lavoro di radicamento all'interno del MSUP finalizzato al reclutamento a livello nazionale di una leva di quadri. Parallelamente inizia la pubblicazione della rivista Quarta Internazionale come supporto teorico-organizzativo al progetto di una sezione italiana dell'internazionale trotskista. E' un momento di grandi entusiasmi e di speranze che si rivelano presto illusorie. Le elezioni politiche del 1948 e la cocente sconfitta del Fronte Popolare segnano la fine del MSUP. Il partito, che non è riuscito a svolgere alcun ruolo significativo nella campagna elettorale, si scioglie. Un piccolo gruppo di militanti attorno a Livio Maitan decide di mantenersi fedele al progetto di costruire un'organizzazione marxista rivoluzionaria indipendente, gli altri, pur definendosi ancora trotskisti, decidono di entrare nel PSI per svolgervi un'azione organizzata finalizzata al reclutamento di militanti. Fra questi il futuro ministro craxiano Rino Formica, secondo la testimonianza un po' maliziosa di Arfè, “deciso come pochi a 'ribaltare' in tempi brevi lo stato borghese”.

Agli inizi del gennaio 1949 si riunisce a Roma la Prima Conferenza Nazionale dei quadri trotskisti per discutere della situazione politica italiana e darsi una più solida struttura organizzativa. Viene eletto un Comitato Centrale ed un Comitato Esecutivo che grazie all'aiuto finanziario della Quarta Internazionale inizia un'opera capillare di riorganizzazione del gruppo sull'intero territorio nazionale. Il movimento è di natura assai eterogenea assemblando militanti provenienti dalle più diverse esperienze quali il Partito Operaio Comunista, il Movimento Socialista di Unità Proletaria, il Movimento Comunista d'Italia (Bandiera Rossa), lo stesso Partito Comunista Italiano e persino il Partito d'Azione. Un piccolo gruppo, del tutto privo di esperienze comuni, unito solo dal richiamo molto astratto alla figura e all'opera di Trosky, a cui ora si deve dare basi solide a livello teorico e politico. Primo passo in questa direzione sarà una scuola quadri centrale, gestita direttamente dall'Internazionale, a cui partecipano come relatori i massimi esponenti trotskisti, dal greco Pablo (Michel Raptis) al francese Pierre Frank, al belga Germain (Ernest Mandel) di fatto coordinatore per conto del S.I. dell'intervento in Italia.

La situazione non è delle più rosee. Il movimento operaio è sulla difensiva, socialisti e comunisti dopo la debacle elettorale messi all'angolo. I trotskisti restano un piccolissimo gruppo di quadri a sinistra della sinistra, lontanissimi da un rapporto anche minimo con le masse.

“La nostra azione e la nostra terminologia – ricorderà anni dopo uno dei protagonisti di quella stagione politica – erano note solo a pochissimi e da pochissimi erano comprese. La nostra analisi dell'URSS (…), la nostra concezione dello stalinismo, le nostre critiche alla burocratizzazione, ecc., quando non venivano accolte come contrabbando dell'avversario, erano considerate come stravaganze intellettuali”.

In particolare, oltre al peso debordante dello stalinismo, i trotskisti italiano dovevano confrontarsi anche con una presenza libertaria, ancora molto radicata in alcune aree del paese e con un'incidenza non piccola fra i giovani lavoratori, e soprattutto fare i conti con la tradizione tutta italiana della sinistra comunista di matrice bordighiana che nel 1949 raccoglie ancora migliaia di sostenitori. Non stupisce dunque che le adesioni all'appello trotskista siano minime, ma nonostante ciò, grazie soprattutto all'aiuto internazionale e all'impegno personale di Livio Maitan, che instancabile gira l'Italia intera in cerca di contatti, il lavoro di riorganizzazione dell'area procede alacremente. Il primo febbraio 1950 nascono così i Gruppi Comunisti Rivoluzionari, Quarta Internazionale, presenti in una decina di città (Roma, Milano, Napoli, Venezia, Palermo, Genova, Trieste, Sassari, Torino, Perugia). Due mesi più tardi, iniziano le pubblicazioni del mensile Bandiera Rossa. Sempre ad aprile il Comitato Esecutivo della Quarta Internazionale riconosce i GCR come Sezione italiana del movimento.

L'Internazionale. Luglio/agosto 2002